Site icon cagliari.vistanet.it

In mensa il pasto da casa: ad Assemini alcune famiglie cominciano a portarlo, ma le scuole sono pronte?

Nella scuola di via Di Vittorio ad Assemini, due famiglie hanno deciso di non usufruire del servizio mensa, ma di mandare a scuola i loro bambini con il pasto da casa. I due bambini al momento consumano il pasto in una stanza del plesso scolastico, perché la scuola non consente loro l’accesso alla sala mensa. Nel 2017 una circolare del Miur chiarisce che i dirigenti scolastici hanno la possibilità di autorizzare il consumo di questo genere di pasti anche nella stessa sala mensa in cui si consumano i pasti prodotti dall’azienda che offre il servizio mensa, tuttavia raccomanda che le istituzioni scolastiche nell’ambito della loro autonomia e della loro discrezionalità debbano valutare per gli aspetti di competenza, le soluzioni idonee a garantire la fruizione del pasto, assicurando la tutela delle condizioni igienico sanitarie e il diritto alla salute. Per quello che concerne il servizio mensa è la ditta appaltatrice del servizio che garantisce e risponde anche penalmente della salute dei fruitori del servizio, mentre per i pasti portati da casa dovrà essere la scuola ad assumersi tale responsabilità.

Proprio per questo nella stessa circolare il Miur raccomanda agli organi competenti, come le ASL di affiancare le istituzioni scolastiche e di fornire loro ogni possibile supporto per evitare situazioni di criticità, in particolare secondo quanto indicato dal Ministero della Salute si dovrà riservare ogni attenzione nell’attivare procedure atte ad evitare possibilità di scambio di alimenti, nell’ambito dell’organizzazione di tali procedure ed ai fini di controllo delle eventuali fonti di pericolo le istituzioni scolastiche potranno richiedere supporto al Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione attivo presso la ASL competente per territorio. I genitori lamentano la discriminazione dei due bambini che stanno consumando il pasto separati dal resto dei compagni, ma la dirigente del plesso ha spiegato che la scuola è in attesa di questo supporto da parte della ASL, è necessario capire quali sono le misure da adottare per garantire la salute di tutti i bambini, per questo, come indica la circolare del Miur si è chiesta la collaborazione della ASL che però al momento ancora non risponde.

Maria Grazia Sanna dirigente scolastico della scuola rimanda al mittente l’accusa di “bullizzare” i due bambini, mossa alla scuola sui social, «nessuna discriminazione e nessuna sopraffazione, se con il termine bullizzare si intende questo- afferma la Sanna- i due alunni attualmente non possono mangiare in mensa perché oltre a tutti i problemi di carattere igienico sanitario, ci sono vincoli contrattuali, tra il Comune e la Ditta, che impediscono di introdurre cibi non controllati, a tutela della salute di tutti. Si sta cercando di superare tali vincoli. La proposta di un Regolamento è tesa proprio a contemperare i diritti dei due alunni e dei bambini che usufruiscono del servizio di mensa scolastica». Non bisogna dimenticare infatti che altri enti sono coinvolti nella somministrazione del servizio mensa, come il Comune e l’azienda appaltatrice del servizio, che sebbene nella circolare del Miur non vengano citati, hanno la responsabilità della salute dei bambini che usufruiscono del servizio, per il quale rispondono anche penalmente, senza contare che facendo convivere le due modalità di consumo del pasto si possono creare conflitti tra chi paga per la pulizia degli spazi e per il personale addetto, e chi finirebbe per usufruirne pur non pagando.

I genitori dei due bambini hanno evidenziato come se anche ai bambini fosse consentito di pranzare in mensa, non potrebbero usare i bagni annessi, ma dovrebbero andare in quelli della scuola. « Il servizio mensa, come articolato in appalto, oltre a riguardare gli aspetti più strettamente correlati alla preparazione ed alla fornitura dei pasti, – ha dichiarato Cristiana Ruggiu, assessora all’Istruzione-afferisce, inoltre, alla pulizia dei locali, ivi compresi i bagni, tutto a carico del personale della ditta appaltatrice. Tali aspetti, unitamente tra loro, compongono il servizio che i genitori degli alunni fruitori della “mensa scolastica” pagano mensilmente. Scorporare il servizio di pulizia, ad appalto in corso, non è certamente cosa facile; per tale motivo, si è ritenuto di suggerire l’accesso ai servizi della scuola piuttosto che a quelli del refettorio».

Come hanno fatto notare alcuni genitori sui social, ci sono da valutare anche spetti di carattere psicologico relativi al consumo di cibi non omologati da un menù comune. «Quanto alle accuse di “discriminazione e bullismo”, mi sento di rinviarle al mittente- aggiunge l’assessora- per quanto concerne la nostra amministrazione, a più riprese, abbiamo mostrato l’attenzione, anche in passato, che tali fenomeni, nella corretta accezione dei termini, meritano. Con particolare riferimento agli aspetti “discriminatori” della vicenda, sarebbe interessante conoscere il punto di vista degli oltre 200 alunni, e di conseguenza delle loro famiglie, che si potrebbero vedere costretti a guardare alcuni compagni consumare cibi più appetibili, come ad esempio la pizza ai wurstel o la panada, in luogo del minestrone prodotto dal servizio mensa».

Anche l’assessora riconosce che la situazione che si è determinata non è certo positiva per i due bambini, e auspica che si risolva nel più breve tempo possibile: «gli uffici competenti sono impegnati nel risolvere la criticità-conclude la Ruggiu- che seppur, in apparenza, può sembrare di semplice risoluzione, in realtà coinvolge molteplici aspetti, evidentemente sconosciuti ai più, ma ribadisco la volontà, da parte dell’amministrazione, di trovare una soluzione, contemperando le esigenze ed i diritti di tutte le parti coinvolte». Anche Maurizio Melis, dell’azienda IP che fornisce i pasti si è detto disponibile a trovare al più presto una soluzione: «ci troviamo davanti a una situazione nuova- ha spiegato Melis- non ci era mai capitato, quindi dobbiamo capire come muoverci, da parte nostra, non ci sono preclusioni, dobbiamo solo capire come fare in modo che ciascuno si assuma solo le responsabilità che gli competono».

Un invito alla collaborazione infine arriva da Francesco Mattana, il rappresentante per la regione Sardegna di Altroconsumo, da sempre impegnato contro il bullismo e il cyberbullismo:«siamo stati contattati dai genitori che ci chiedevano un parere sulla situazione della scuola di Assemini- dichiara Mattana- secondo noi la dirigente ha la facoltà di autorizzare il pasto in mensa in autonomia e dovrebbe farlo, ma personalmente invito ad abbassare i toni. L’accusa di bullismo è fuori luogo, proprio ad Assemini si sono organizzate le prime iniziative contro il bullismo, insieme con Luca Pisano, Referente Osservatorio Cybercrime Sardegna, alle quali le scuole hanno aderito dimostrando grande sensibilità al problema, bisogna invece che si collabori per risolvere al più presto questa situazione».

Exit mobile version