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Totò a Cagliari, 1938: conquista tutti i cagliaritani con il suo “T’appu frigau, oh balossu!”

Totò e Peppino De Filippo in costume sardo

Totò e Peppino De Filippo in costume sardo

Articolo di Mario Fadda.

«Sono un uomo di mondo…ho fatto tre anni di militare a Cuneo». Sono tante le perifrasi-tormentone di Totò entrate nel linguaggio comune, ma particolarmente cara ai cagliaritani è senz’altro quella nata nel contesto delle vessazioni militari vissute in prima persona nel periodo del secondo ante guerra, durante il quale l’attore si chiede: «Siamo uomini o caporali?».

Con un perfetto controllo dell’arte dei guitti, con la caratteristica comicità surreale e irriverente, è pronto a sbeffeggiare i potenti quanto a esaltare i bisogni umani primari: la fame, la sessualità, la salute mentale ma soprattutto a manifestare la propria intolleranza grave verso parvenue di ogni risma, nel preciso intento di menar gramo a tutti i Balanzoni del Belpaese.

Totò negli anni ’30

È il 1938 e a Cagliari e l’avvento del secondo conflitto mondiale non ha ancora rovinato lo spirito sarcastico che si appresta a nutrirsi della satira pungente del re dei giullari italiani. Il beniamino di cinema e teatri, nobile lo è per davvero, è il principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Giusto durante le date dello spettacolo di Totò a Cagliari le luminarie in piazza Deffenu, la gimcana motociclistica al Campo Dux e le acrobazie nei cieli della squadriglia aerea di Elmas sono da settimane messe a punto per salutare l’incontro nell’Urbe di Hitler e Mussolini: Totò è ancora lo scugnizzo napoletano del rione Sanità, da qualche mese appena legittimato dalla paternità del principe Giuseppe De Curtis.

Notoria è l’avversità del comico nei confronti di Mussolini, quando arriva a Cagliari ha già all’attivo il film per il cinema: “Fermo con le mani!”, in cui sbeffeggia il Duce senza timore delle conseguenze anche se le ritorsioni ci saranno eccome.  È da poco rientrato da una tournée a Massaua e in altre città africane quando arriva a Cagliari con la sua “Compagnia di fantasie comiche”. Intanto Hitler e Mussolini si sono appena incontrati a Roma per “suggellare il patto di collaborazione tra due razze create per intendersi”.

Inaugurando l’Arena Odeon di via Garibaldi con un copione gustosamente ironico: “Dei due, chi sarà?”, il comico napoletano disegna un personaggio soltanto in apparenza ossequiente alle mode diffuse. Oltre lo spettacolo in sé, sono gli atteggiamenti di intensa umanità del comico già celebre, a colpire il cuore dei cagliaritani ed a fissarsi per sempre nella loro memoria. De Curtis empatizza da subito con il popolo, quello vero dei mercati rionali, dopo le prove trascorre lunghe ore a passeggiare per le vie del capoluogo sardo fino a captare con prodigiosa immediatezza gli arguti insulti nel colorito idioma locale.

È così che il pubblico si accende in applausi fragorosi al suo: “T’appu frigau, oh balossu!”, appresa in is prazzas durante il suo rituale giro per dare cibo a cani e gatti randagi. Cagliaritani e napoletani per una sera sembrano viaggiare sulla sintonia della stessa insofferenza verso il malgoverno che presto raderà al suolo quei luoghi di festa sotto l’implacabile falce degli ordigni di guerra.

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