Site icon cagliari.vistanet.it

Il Retablo di Tuili ritorna in Sardegna: giovedì l’opera restaurata del Maestro di Castelsardo sarà risistemata nella chiesa di San Pietro

Il Retablo di Tuili ritorna in Sardegna. Giovedì l’opera restaurata del Maestro di Castelsardo sarà risistemata nella chiesa di San Pietro.

La Sardegna si riprende uno dei suoi capolavori: ieri in Pinacoteca, la Soprintendenza, il Comune di Tuili, la diocesi e alcuni studiosi hanno presentato i lavori di restauro che hanno permesso di recuperare il retablo, sicuramente una delle opere più elevate dell’arte di ambito isolano.

Giovedì quindi il Retablo ritornerà nella sua casa d’origine, la chiesa di San Pietro, la parrocchiale del piccolo paese della Marmilla dove solitamente fa bella mostra di sé. Il restauro e l’esposizione di Torino, alla Venaria Reale, sono durati un anno: i lavori hanno soddisfatto tutti e la mostra ha incantato le migliaia di appassionati che hanno ammirato il capolavoro, inserito nel catalogo della

diciottesima edizione di “Restituzioni”, il programma di conservazione e valorizzazione dei beni artistici promosso da Intesa Sanpaolo, l’istituto di credito che ha finanziato il processo di ripristino.

La mostra, intitolata “La fragilità della bellezza” presentava opere di Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati. Uno dei più apprezzati è stato proprio il magnifico retablo del maestro di Castelsardo.

L’opera, capolavoro cinquecentesco dell’arte sarda, fu voluta dai coniugi di Santa Cruz, Giovanni e sua moglie Violante, feudatari del paese di Tuili.

Il grande dipinto era minato dai tarli che stavano rovinando le cornici del dipinto, con il rischio che parti della struttura imponente e pesante (il retablo è lungo cinque metri e mezzo di altezza per tre e mezzo di larghezza) potessero crollare. Ai tarli nel tempo si erano aggiunte anche le cadute di colore dovute a escursioni termiche e umidità: le tavole lignee dipinte a olio a tempera (separate dalle cornici dorate), in alcune porzioni avevano perso intensità, tanto che i restauratori erano stati costretti a inserire delle pezzette di protezione.

Il comitato scientifico composto tra gli altri dai professori Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti aveva selezionato per il restauro di Intesa San Paolo l’opera proveniente dalla Sardegna. Del restauro si è occupata la ditta sarda “Annalisa Deidda restauro opere d’arte”, con la direzione scientifica della Soprintendenza.

 Guarda la gallery
 Retablo di Tuili 14  

Dopo l’introduzione dello storico dell’arte e grande esperto del Maestro di Castelsardo, Marco Antonio Scanu, che ha ipotizzato nuovi probabili importanti scenari sulla centralità della pittura sarda del periodo e sull’origine del Maestro (figura misteriosa e affascinante che probabilmente era aragonese e arrivava da Saragozza), la storica dell’arte della Soprintendenza Maria Passeroni ha parlato del restauro, descrivendo le varie fasi dei lavori.

“Si è operato con la logica del minimo intervento”, ha affermato la Passeroni, “con un budget di 38mila euro, che per un lavoro del genere, non sono tanto”.

Tecnicamente si è intervenuto per neutralizzare i tarli, che stavano distruggendo l’abete rosso, molto morbido, dei supporti del dipinto. Si è utilizzata una camera a gas poi l’opera, divisa in 24 pannelli, è stata messa sotto vuoto e sigillata, per uccidere i tarli, che vengono debellati con l’assenza d’aria. Poi si è passati alla pulitura e alle zone di colore sollevate e degradate. L’utilizzo di tecniche quali la fluorescenza fotografica UV hanno facilitato i compiti: le parti messe peggio erano i polvaroli (piccoli dipinti laterali che proteggevano l’opera dalla polvere) . I retabli, opere pittoriche sistemate dietro gli altari delle chiese per far conoscere le vite dei santi, della Madonna e di Cristo ai fedeli per lo più analfabeti, erano divisi in più parti, quelle centrali e laterali, la predella e i polvaroli.

Le zone colorate di verde sono state quelle che hanno creato maggiori problemi ai restauratori, che sono intervenuti con solventi, collanti, bisturi e minime reintegrazioni cromatiche (che in alcuni punti sono state poi rimosse perché avevano coperto alcuni particolari dell’originale). Le indagini diagnostiche si sono rivelate fondamentali per lo studio e il restauro: sono comparse numerose scritte in catalano nel retro (il Maestro era quindi catalano?) con indicazioni di colore per gli interventi nelle varie parti ai collaboratori di bottega. Determinanti anche la radiografia digitale, gli infrarossi, e la fluorescenza a raggi X, tutti accorgimenti che non erano stati utilizzati nei precedenti restauri. Il Retablo quindi è stato sistemato in casse climatizzate, preparate da professionisti di Firenze per facilitarne il trasporto. Adesso ritornerà finalmente in Sardegna, a Tuili, dove chiunque, tramite il parroco o la guida ambientale Roberto Sanna (Jara Escursioni), potrà ammirarne la rinnovata bellezza.

Exit mobile version