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Lo sapevate? Come si gestiva la vaccinazioni in Sardegna due secoli fa? Sicuramente meglio di oggi

Ancora non si conosce con precisione con quale criterio verranno trattati i casi dei bambini iscritti nelle scuole italiane e con le vaccinazioni non in regola. Da luglio 2017 in Italia si discute se sia giusto o meno rendere i vaccini obbligatori, si legifera, ma si deroga, e a colpi di emendamenti si arriva a settembre 2018 senza avere ancora la certezza di come sarà regolamentata la materia. Pensando alla situazione attuale verrebbe spontaneo pensare: figuriamoci come doveva essere stato complicato gestire la prima campagna di vaccinazione in Sardegna. E invece si organizzò in maniera strutturata e capillare.

Nel 1798 Edward Jenner scoprì che l’inoculazione del vaiolo bovino nell’essere umano, rendeva quest’ultimo immune dalla malattia. Dopo anni di sperimentazione, appurata l’efficacia di questa scoperta che cambiò il mondo, si cominciò a vaccinare sistematicamente tutta la popolazione. Naturalmente questo avvenne anche in Sardegna. Era il 1828, regnava Carlo Felice, e l’isola non era certo al primo posto tra le regioni più sviluppate. Eppure come si legge nella Effemeride sarda di Pietro Meloni Satta, l’8 febbraio 1828, con regio editto: “Si ordina il regolare e universale innesto del vaccino; e si stabiliscono all’uopo nelle province posti fissi di medici e di chirurghi”. L’intera Sardegna, escluse le città, fu divisa in 21 distretti a ciascuno dei quali venne assegnato un capoluogo nel quale doveva essere sempre presente un medico e un chirurgo come commissari per le vaccinazioni.

Mentre i centri più grandi, come Oristano Iglesias, Isili, Lanusei, Cuglieri, Alghero, Nuoro, Ozieri e Tempio che costituivano distretto unico, venivano dotati di una giunta incaricata di vigilare sulla condotta dei sanitari d’ufficio. Cagliari fu divisa in tre distretti e Sassari in due. Sassari fu dotata anche di una giunta superiore con il compito di sorvegliare tutte le giunte provinciali. Nel Capoluogo invece fu istituita la giunta primaria alla quale facevano capo tutte le altre. Inoltre a Cagliari fu nominato un direttore generale e un “Conservatore del vaccino”. Ogni città o villaggio avrebbe contribuito a sostenere i costi del servizio in proporzione al numero di abitanti. Sono passati 190 anni, dalla prima campagna di vaccinazione in Sardegna, ma assistere a scene come quelle riportate da tutti i media nel corso dell’anno, di file chilometriche negli uffici vaccinazioni, risse tra genitori e autocertificazioni false, ci si chiede di quanto siamo veramente progrediti.

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