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Kirghizistan e Sardegna mai così vicini. Nel cuore di Cagliari la festa dell’indipendenza del paese

Il popolo chirghiso celebra la sua giornata nazionale e lo fa nel cuore di Cagliari. Nella passeggiata della Darsena nel porto cittadino, Kirghizistan e Sardegna fanno festa insieme in occasione del giorno dell’Indipendenza, tra danze, canti, degustazioni e sfilate dei costumi tipici.

Quella del 31 agosto 1991 è infatti una data storica per il popolo dell’Asia centrale, per anni sotto il regime sovietico, e a distanza di 27 anni l’associazione Kirghizistan Unito in Sardegna, con il valido supporto di Cascom, decide di commemorarla, in modo da far conoscere a tutta l’Isola le ricchezze culturali di quella che ormai è una comunità perfettamente radicata nel territorio. Un’associazione, come spiegato dal suo presidente Elmira Nogoeva, che sedici anni fa nasce per offrire un aiuto concreto a chi, da così lontano, arriva in Italia alla ricerca di fortuna. Sono circa settecento i chirghizi presenti in Sardegna e cinquecento solo nel cagliaritano, e moltissimi operano nel  settore dell’assistenza geriatrica.

Ma i costi per arrivare, e magari cambiare la propria vita, sono tanti e allora l’associazione di Elmira dà una mano: «Circa sedici anni fa sono arrivati i primi chirghizi in Italia, ma molti non hanno dove andare e non sono capaci di affrontare i mille problemi burocratici che si presentano a un cittadino straniero. Noi ci offriamo di guidarli in attesa che si sistemino». In tanti da Bishkek fanno le valigie e decidono di volare in Occidente, ma il prezzo è alto e allora le persone sono costrette a fare sacrifici, spesso ricorrendo ai prestiti: «Qualcuno è costretto a indebitarsi per trovare i soldi per il biglietto aereo – spiega Nogoeva  – e allora qui noi lo aiutiamo anche per le comuni necessità, anche per fare la spesa. Noi per chi ha bisogno siamo una mamma, almeno per i primi mesi di assestamento». Anche Stefano Lai della Cascom Sardegna, fondamentale supporto per l’associazione di Nogoeva, non ha dubbi: «È giusto dare una mano a chi ha bisogno. Un popolo integrato è più produttivo ed è un vantaggio per tuti. Ognuno però deve rispettare le regole del paese in cui arriva».

Dal nord Italia al sud, dall’Europa all’Asia, tutto il popolo del Khirghizistan ha approfittato della bella domenica di settembre per fare gli auguri di buon compleanno al suo Paese. C’è Giulia che viene da Milano e da tanti anni ha trovato la tranquillità nello Stivale: «Nel nostro Paese non c’è la fame, ma i salari sono modesti. Io insegnavo russo, ma lo stipendio era troppo basso: circa trecento euro al mese. Allora sono venuta qui e ora lavoro in un’azienda». Tra i tanti, anche Carlo, napoletano d’adozione e appassionato di calcio: «Questo sport da noi non è molto praticato, ma a me piace e credo che sia un veicolo di integrazione in Italia».

Un’integrazione, di certo, già dato di fatto a Cagliari; in tanti lavorano come assistenti agli anziani, badanti e colf. E nessun episodio di delinquenza, violenza o razzismo ha mai visto coinvolto uno di loro. Anzi, in tanti decidono di mettere su famiglia proprio con qualcuno nostrano e i bambini sono perfettamente integrati nella società.

Dal porto un lungo corteo ha sfilato nelle vie del centro, con bandiere, stendardi, intonando l’inno nazionale: un modo gioioso per presentarsi ai cagliaritani che, a volte, tendono a scambiare i chirghisi per “cinesi”. Tra i presenti, sul palco della Darsena, anche personalità della politica comunale e regionale, insieme all’ambasciatore Daniiar Mukashev, che da Genova non ha potuto mancare all’appuntamento: «Questa festa mi fa emozionare. Grazie Kirghizistan e Sardegna che oggi condivide con noi questa festa. Ne sono orgoglioso».

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