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Folklore, Magia e Tradizione: la storia di Malabrigura, donna definita brutta come il peccato, ma contesa tra due mondi

Spesso, soprattutto di questi tempi, si parla della bellezza come di un fattore soggettivo, di decennio in decennio, i cosiddetti canoni di bellezza vengono cambiati, sovvertiti, e, fortunatamente, oggigiorno,   ci si muove sempre di più verso degli standard che in primo luogo pongano il benessere e l’accettazione di sé. Specularmente, si può affermare che anche la bruttezza sia un fattore soggettivo, in quanto, come affermato da  Johann Wolfgang Goethe: «La bellezza (o in questo caso la bruttezza nrd.) sta negli occhi di chi guarda».

La storia di Malabrigura sembra sintetizzare bene questo concetto, infatti, il suo aspetto era considerato dai suoi compaesani così terribile da essere paragonato al «peccato mortale», ma, allo stesso tempo,  era ciò che attirò l’attenzione delle Janas, le fate delle domus,  che vollero a tutti i costi la ragazza nella loro comunità.

La storia di Malabrigura 

Tanto tempo fa, esisteva una ragazza definita da tutti gli abitanti del paese come bruttissima: i capelli erano simili al filo spinato, la faccia arcigna e i piedi enormi. In molti la prendevano in giro dicendole che era brutta come il peccato mortale e la giovane donna ne soffriva. Inoltre, i compaesani, avevano coniato un soprannome e la chiamavano “Malabrigura“, letteralmente “brutta figura” e anche i suoi genitori ormai erano appellarla in questo modo.

Spesso Malabrigura faceva delle lunghe passeggiate per sbollire la rabbia, si addentrava nei boschi e la madre, giorno dopo giorno, notava che le uscite della figlia duravano sempre di più. Una mattina la ragazza sparì per un giorno intero così il padre, spaventato, decise di seguirla per capire dove andasse e perché si assentasse così tanto.

Quatto quatto, il padre vide che Malabrigura si addentrava nella campagna  fino a giungere davanti alle domus de janas, le case delle fate. Qui la ragazza si infilava in una piccola fessura e spariva. Il padre, preoccupato, aspettò tutta la notte, ma della figlia nessuna traccia. Il giorno dopo, entrambi i genitori, attesero il rientro di Malabrigura decisi ad interrogarla non appena quest’ultima fosse rincasata. Contrariamente alle aspettative dei genitori, la ragazza non disse nulla riguardo alle sue sparizioni, così al padre non rimase altra scelta che seguire la figlia fin dentro alle domus de janas. Dato che l’uomo non riuscì ad entrare attese fuori la figlia che stavolta tornò dopo ben tre giorni! Non solo, la ragazza era tutta sporca, aveva i vestiti rovinati, come se si fosse azzuffata con qualcuno.

Domus de janas

Quando il padre chiese spiegazioni, Malabrigura disse che era tutta colpa di Zecchiriola, la fata padrona delle domus de janas, che per nessun motivo al mondo la voleva lasciar andare via. Inoltre, la ragazza aggiunse che la fata per richiamarla a sé usava una specie di conchiglia che emetteva un fischio impossibile da non seguire.  Ad un tratto Malabrigura esclamò: «Eccolo! Senti papà, il fischio» e senza voltarsi indietro si diresse verso le domus. Il padre stavolta la legò con ben tre soghe e la seguì fino ad addentrarsi anche lui nella dimora delle fate dove si trovò faccia a faccia con Zicchiriola. L’uomo non perse occasione di interrogare la fata sul perché cercasse di rapire la ragazza.

La fata rispose: «Malabrigura è mia figlia, per questo ho il diritto di tenerla con me. Guarda il suo aspetto, lei è come me e tutti quelli come lei sono i miei figli! Per questo il suo posto è qui con noi». Il padre della giovane, sconcertato e deciso a riprendersi sua figlia, radunò gli abitanti del paese, alcuni tra i più coraggiosi e vigorosi, ma niente poterono contro l’esercito di Zicchiriola, infatti, la fata poteva contare su un esercito senza eguali, fatto di giganti e nani tenuti in pugno grazie al suo emesso dalla conchiglia.

La guerra fu dura, ma alla fine Zicchiriola e le altre janas ebbero la meglio e Malabrigura restò nelle domus, dove veniva apprezzata per il suo aspetto che la rendeva parte integrante della comunità.

Riferimenti

La storia di Malabrigura compare in diversi testi tra cui: “Le più belle fiabe popolari italiane” di Cecilia Gatto Trocchi edito da I Mamut e “Leggende e racconti popolari della Sardegna” di Dolores Turchi edito da Newton Compton Editori.

 

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