Il Cagliari saluta Marco Capuano, ad attenderlo c’è il Frosinone. E Vergara subito all’Olbia
Il Cagliari saluta Marco Capuano, ad attenderlo c’è il Frosinone. E Vergara subito all’Olbia
Il Cagliari saluta Marco Capuano, ad attenderlo c’è il Frosinone. E Vergara subito all’Olbia
Per Marco Capuano sarà un nuovo inizio. Il calciatore ha giocato nel Cagliari e nel Crotone, ma adesso ad attenderlo c'è la neopromossa in A, il Frosinone, a cui il club sardo l'ha ceduto definitivamente.
Ora è ufficiale: Marco Capuano saluta il Cagliari. Il difensore ha giocato tre stagioni e mezzo con la maglia rossoblù, mentre nella seconda parte del campionato scorso è sceso in campo con il Crotone.
Quest’anno ripartirà con il Frosinone, squadra neopromossa in serie A a cui il club sardo ha ceduto definitivamente il calciatore. Il Cagliari Calcio ha reso nota la notizia e non ha perso l’occasione di fare pubblicamente un augurio a Capuano per la sua carriera.
È di poco fa invece l’annuncio ufficiale della cessione, in prestito, all’Olbia del giocatore Jherson Vergara. Il difensore colombiano, classe 1994, era arrivato dal Milan e ha giocato nelle scorse stagioni anche con l’Avellino ed il Livorno, totalizzando 36 presenze in due campionati.
Per gli almanacchi e i tabellini sportivi, che badano al concreto e dimenticano le note di colore, è semplicemente il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia. Da tutti gli appassionati di calcio, sardi e non, però, l’amichevole Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance. Le arance sono quelle che, insieme a una non meglio precisata varietà di altri agrumi e di ortaggi, in quell’ormai lontano sabato il pubblico cagliaritano scaraventò contro il ct Ferruccio Valcareggi e i suoi malcapitati uomini. Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblù tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi con una disonorevole gazzarra.
Reduci dal secondo posto conquistato a Messico ’70, i campioni di Valcareggi scesero in campo al Sant’Elia, appena inaugurato, con la seguente formazione: Zoff, Bet, Facchetti, Bertini, Rosato, Burgnich (dal 46’ Ferrante), Mazzola, Rivera, Bonisegna, De Sisti, Prati. Assente giocoforza Gigi Riva, infortunatosi qualche mese prima al Prater di Vienna per un fallo del mediano austriaco Hof, dall’undici iniziale Valcareggi, a cui evidentemente importava poco della geopolitica, escluse anche gli altri cinque campioni d’Italia rossoblù – Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori – presenti al Mondiale.
Com’era prevedibile, il Sant’Elia non apprezzò e, dall’inizio della partita, sancito dall’arbitro Frauciel alle 14:30 dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero grazie alle reti di Pirri e Uriarte. Il gol di De Sisti al 34’ della ripresa contribuì a fissare il punteggio sul definitivo 1-2, un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance.
Lavata l’”onta” nella più cafona delle maniere, dall’indomani il pubblico del Sant’Elia dovette fare i conti con la comprensibile stizza e il conseguente ostracismo della Figc, che, scottata dalla clamorosa ribellione della tifoseria rossoblù, riportò la Nazionale a Cagliari solo al termine di un “embargo” durato diciotto anni. La pace tra l’Italia del calcio e il capoluogo sardo fu consumata, infatti, il 21 dicembre del 1989, quando al Sant’Elia la squadra di Azeglio Vicini sfidò l’Argentina di Maradona. Fu uno scialbo zero a zero, riportano le cronache: quel giorno, però, oltre ai gol, non fioccarono neppure le arance. Scusate se è poco..
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