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Apocalypse Mum: Donne sull’orlo di una crisi di germi

 

Se non si fosse capito, oggi si parla della sindrome dell’orsetto lavatore, quando le madri sono malate di pulito, ovvero: il TSO è dietro l’angolo. Sono un esercito di soldatesse della precisione, le teste di cuoio della disinfezione, più inflessibili dei N.A.S. Trovano tracce organiche anche senza il luminol di C.S.I., hanno il bagno più sterile di una camera operatoria e le provviste nella dispensa sistemate in ordine di scadenza. I loro bambini hanno i mattoncini lego divisi per dimensione e colore e i vestiti di Barbie stirati con Stiraeammira. E sono la dannazione di chi della pulizia francamente se ne infischia. Ti accolgono alla porta (con la maniglia in ottone sbarlucicante) con un paio di pattine in mano. Entrando, devi indossare gli occhiali da sole per difenderti dal riverbero della lucentezza dei pavimenti e pensi che in casa tua sul pavimento ci sono talmente tante impronte che gli ospiti possono stabilire quanto calzano i tuoi figli.

Percepisci subito un intenso profumo di pulito derivante dall’uso smodato di svariate decine di detergenti, ognuno dei quali con una specifica funzione, dal liquido per sgrassare i forellini dei fornelli alla crema per lucidare le parti cromate dei flessibili del bidet, dallo spray per detergere le guarnizioni del frigo al gel per sbiancare le fughe. Già te la vedi inginocchiata sul pavimento come Mustaffà per la preghiera del mattino, che con una siringa da insulina distribuisce la candegginagel sulle fughe e poi con un vecchio spazzolino da denti va a stanare lo sporco come ad Alba i tartufi. E ti viene una fitta al cuore pensando che lei i detergenti li conserva nell’armadietto dei detersivi in ordine alfabetico, mentre tu ne usi uno solo per tutto e se lo finisci usi bagnoschiuma, in compenso nell’armadietto dei detersivi hai medicine con il prezzo ancora in lire.

In soggiorno tre strati di copridivano proteggono un divano che ospita tre bambini composti e silenziosi, seduti in ordine decrescente che guardano documentari. E tu dissimuli l’invidia, visto che i tuoi figli sul divano ci fanno i safari e si picchiano come fabbri per il dominio del telecomando per vedere solo programmi con bollino rosso. Ti fa accomodare in cucina il luogo in cui la malata di pulito da il meglio di sé, perché deve ostentare la perfezione. Tu la segui ma declini l’offerta di un caffè, hai la certezza che non sarebbe buono. Si sa che la moca per fare un buon caffè si lava solo con l’acqua, mentre lei la lava col Brillacciaio. Oddio ogni tanto una bella pulita non farebbe male neanche alla tua, ha talmente tanti strati di mamma di caffè depositati che prima o poi esploderà e arriverà su Marte al posto della sonda Schiaparelli. Favorisci il tè che lei ti servirà col servizio buono, incluso il cucchiaino d’argento lucidissimo. E mentre pucci una ciambellina alla cannella fatta in casa , ti ricordi che anche tu da qualche parte devi avere dei cucchiaini d’argento ma saranno così bruniti da sembrare d’oro.

E intanto noti che in cucina tutto brilla anche la frutta e la verdura, perché lei dopo che ha fatto la spesa settimanale direttamente dall’ortolano di Coldiretti, (mica sei kiwi imbustati del discount, come quelli che prendi tu), la dispone a piramide di Cheope nelle fruttiere. Non prima di averla messa a bagno mezza giornata nel bicarbonato. Con tutta questa igiene ti senti sporca e avverti la necessità di lavarti le mani e vai in bagno, luogo generalmente a rischio batteri ma non in quella casa. Asciugamani perfettamente stirati, sanitari che sembrano appena usciti dal negozio, rubinetti luccicanti, zero calcare, specchio senza una gocciolina, così pulito che mortifica il tuo, talmente coperto di schizzi, che sembra la TV con l’effetto neve. Ti lavi le mani con timore reverenziale, ma improvvisamente mentre ti specchi la tua attenzione è attratta da qualcosa di inquietante alle tue spalle: attraverso la finestra dai vetri talmente puliti che sembra non ci siano, noti ( mentre in sottofondo senti la musica di Psyco, quando Norman si avvicina alla doccia) che i panni stesi sono fermati da mollette abbinate in maniera non casuale. Sono di tutti colori dell’arcobaleno, ma disposte in ordine: rosso arancio giallo verde blu indaco e poi ancora la sequenza si ripete lungo tutti i fili da stendere. A te viene da urlare come la tipa della doccia dopo che Norman sposta la tenda.

E rifletti sul fatto che nel tuo lavandino i batteri ci fanno i rave party, anzi a pensarci bene l’altro giorno hai notato un flash mob di escherichia coli sul bordo del water, ma la cosa non ti allarma: meglio un po’ di germi che le mollette scelte in sequenza. Anzi, tutto sommato il disordine e un po’ di sano sporco sono rassicuranti. Se non è per solidarietà alle famiglie arcobaleno, quale altra ragione spingerebbe una madre a scegliere le mollette una per una per rispettare l’ordine dell’iride mentre stende montagne di bucato, se non per una sopraggiunta insanità mentale?

P.S. : quelle delle mollette esistono, le abbinano a coppie, alternate una sì e una no, a seconda dei colori disponibili, ne conosco una che per compiacere il marito tifoso le mette una rossa e una blu, e un’ altra che per non cedere alla tentazione di sceglierle le ha comprate tutte uguali. Giuro.

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