(VIDEO) Cagliari, parla Giulini: “Salvezza il prima possibile e stadio da 30mila posti”
«Avrà una capienza di 25.200 spettatori spiega il patron rossoblù sullo stadio futuro - ma vogliamo sia ampliabile a 30mila così da poter ospitare una grande manifestazione».
Oggi nel ritiro del Cagliari a Pejo in Trentino, a parlare è il presidente rossoblù Tommaso Giulini che si è concentrato su obiettivi, prime impressioni e stadio.
«Sono molto contento dell’allenatore e del lavoro che sta svolgendo – ha detto il patron rossoblù – sta creando tutte le premesse per fare un bel lavoro ed è attento a tutte le esigenze, dei calciatori e dello staff».
«Cerri è uno degli attaccanti con maggiore prospettiva in Italia – ha detto il presidente soffermandosi sui nuovo acquisti -. È già stato con noi in passato e ora può darci una grossa mano sia come alternativa di lusso a Pavoletti, sia come seconda punta ruolo già svolto a Perugia. Castro non ha bisogno di presentazioni è uno dei migliori calciatori del Chievo degli ultimi anni e il mister lo ha voluto fortemente. Srna è un giocatore di livello internazionale, ha scambiato gli scudetti con i migliori calciatori del mondo, è stato capitano della sua nazionale per quasi 10 anni. Ci darà tantissimo».
Grande entusiasmo anche per le amichevoli in vista: «Ringrazio i collaboratori, stiamo crescendo gradualmente con la difficoltà delle partite, tra poco Cremonese, poi Fenerbahce e Trabzonspor e infine la grande sfida in casa con l’Atletico Madrid, ed è un grande orgoglio portarli a Cagliari. Spero di trovare lo stadio pienissimo».
Proprio lo stadio è l’argomento che al momento scalda più il cuore dei tifosi: «Stiamo lavorando con Sportium, la capienza sarà 25.200 posti con possibile ampliamento a 30mila, così da poter partecipare come stadio ospitante a una grande manifestazione. Sono passaggi che ci hanno fatto “perdere” un po’ di tempo, ma faremo l’opera più importante costruita in Sardegna da qui a 10 anni ed è bene fare tutto con cura».
Obiettivi? «Dobbiamo cercare di fare partite migliori dell’anno scorso ed evitare le goleade – spiega il presidente rossoblù – cercare di arrivare alla quota salvezza il più veloce possibile e mantenere l’ambiente coeso e unito. Siamo l’unica squadra che rappresenta un popolo intero».
? LIVE con il Presidente Tommaso Giulini ?
Posted by Cagliari Calcio on Monday, 23 July 2018
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Italia-Spagna, 20 febbraio 1971: quella volta che al Sant’Elia volarono le arance
Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance.
Articolo di Giacomo Perra
Per gli almanacchi e i tabellini sportivi, che badano al concreto e dimenticano le note di colore, è semplicemente il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia. Da tutti gli appassionati di calcio, sardi e non, però, l’amichevole Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance. Le arance sono quelle che, insieme a una non meglio precisata varietà di altri agrumi e di ortaggi, in quell’ormai lontano sabato il pubblico cagliaritano scaraventò contro il ct Ferruccio Valcareggi e i suoi malcapitati uomini. Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblù tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi con una disonorevole gazzarra.
Reduci dal secondo posto conquistato a Messico ’70, i campioni di Valcareggi scesero in campo al Sant’Elia, appena inaugurato, con la seguente formazione: Zoff, Bet, Facchetti, Bertini, Rosato, Burgnich (dal 46’ Ferrante), Mazzola, Rivera, Bonisegna, De Sisti, Prati. Assente giocoforza Gigi Riva, infortunatosi qualche mese prima al Prater di Vienna per un fallo del mediano austriaco Hof, dall’undici iniziale Valcareggi, a cui evidentemente importava poco della geopolitica, escluse anche gli altri cinque campioni d’Italia rossoblù – Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori – presenti al Mondiale.
Com’era prevedibile, il Sant’Elia non apprezzò e, dall’inizio della partita, sancito dall’arbitro Frauciel alle 14:30 dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero grazie alle reti di Pirri e Uriarte. Il gol di De Sisti al 34’ della ripresa contribuì a fissare il punteggio sul definitivo 1-2, un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance.
Lavata l’”onta” nella più cafona delle maniere, dall’indomani il pubblico del Sant’Elia dovette fare i conti con la comprensibile stizza e il conseguente ostracismo della Figc, che, scottata dalla clamorosa ribellione della tifoseria rossoblù, riportò la Nazionale a Cagliari solo al termine di un “embargo” durato diciotto anni. La pace tra l’Italia del calcio e il capoluogo sardo fu consumata, infatti, il 21 dicembre del 1989, quando al Sant’Elia la squadra di Azeglio Vicini sfidò l’Argentina di Maradona. Fu uno scialbo zero a zero, riportano le cronache: quel giorno, però, oltre ai gol, non fioccarono neppure le arance. Scusate se è poco..
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