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È nato Telefonu Ruju: un servizio contro le ingiustizie del lavoro stagionale

Sempre più spesso capita di leggere nei siti specializzati, annunci che propongono tirocini che poi si rivelano lavori stagionali. Basta leggere gli annunci delle offerte di lavoro, camerieri di sala, lava piatti, bagnini, tutte mansioni richiestissime in questo periodo: «L’offerta è per un tirocinio da cameriere di sala – spiega Alessia Etzi, portavoce di Caminera Noa– ma al candidato viene poi affidata la mansione di lavapiatti. Un lavoro che in questo periodo è molto richiesto e che di solito viene svolto dai lavoratori stagionali». Il problema è che già gli stagionali sono pagati pochissimo, e davvero poco tutelati, se il loro lavoro viene poi mascherato da tirocinio, sarà retribuito ancora meno, inoltre uno dei requisiti richiesti per il tirocinio è che il candidato non abbia svolto quella mansione per almeno due anni, già questo basta a tagliare fuori dal mercato del lavoro stagionale chi ha lavorato l’anno precedente.

«Il rischio è quello di scatenare tensioni sociali- denuncia ancora la Etzi- e lo scopo di Telefono Ruju è proprio quello di far emergere questo fenomeno sempre più diffuso. Vogliamo offrire sostegno insieme a USB, l’Unione Sindacale di Base, a chi decide coraggiosamente di non farsi più sfruttare». Caminera Noa, è un movimento che sta portando avanti un progetto politico antifascista e antirazzista, profondamente legato a principi quali l’autodeterminazione e il diritto a decidere dei sardi, sostenibilità e il superamento del modello economico capitalista. In quest’ottica si inquadra la grande attenzione al mondo del lavoro e in particolare allo sfruttamento dei lavoratori precari.

«Il tirocinio è pagato per 300 euro dalla Regione e per 150 euro dal datore di lavoro – spiega ancora la porta voce del movimento- praticamente non ci sono limiti e qualsiasi azienda può accedere ai fondi regionali, ma il tirocinio è utile solo se applicato correttamente. In realtà questo non avviene sempre. Se qualcuno viene assunto con un tirocinio, ma poi viene sfruttato con orari di lavoro superiori rispetto a quelli del contratto, o se gli vengono affidate mansioni che esulano da quelle previste dal tirocinio, noi interveniamo con gli organi competenti, ovviamente cercando di tutelare l’anonimato, perché non vogliamo che il lavoratore possa poi subire delle rappresaglie o addirittura perdere il lavoro. Vogliamo, con le nostre segnalazioni,  incentivare la vigilanza da parte delle istituzioni». Recentemente poi la situazione degli stagionali si è ulteriormente complicata: «adesso poi c’è una nuova categoria di sfruttati- aggiunge la Etzi- i ragazzi dell’alternanza scuola lavoro.

I ragazzi degli ultimi tre anni delle superiori devono obbligatoriamente prestare un certo numero di ore di lavoro gratuitamente. Spesso però non vengono inseriti in strutture dove imparano un mestiere, ma vengono assegnati a mansioni come lavapiatti, camerieri e addetti alle pulizie, in pratica a ricoprire quegli incarichi che di solito svolgono gli stagionali, ma devono farlo gratuitamente, sottraendo ulteriori possibilità ai lavoratori stagionali e questo, va detto, a vantaggio anche di aziende dal marchio importante e multinazionali, e il fatto che il limite temporale entro il quale gli studenti devono svolgere le ore di lavoro, sia il 31 agosto li espone ad un ulteriore rischio di sfruttamento, visto l’aumento della richiesta nella stagione turistica».

Va chiarito per correttezza, che nella maggior parte dei casi i progetti di alternanza scuola lavoro si rivelano proficui per i ragazzi e forieri di importanti esperienze di crescita personale e professionale. Tuttavia gli studenti e le loro famiglie in più occasioni, anche sui social hanno lamentato situazioni in cui si sono sentiti vittime di sfruttamento. Anche per loro è a disposizione Telefonu Ruju, un servizio gratuito di sostegno ai lavoratori, utile soprattutto per far emergere sistemi di sfruttamento sempre nuovi in una terra in cui il problema della carenza di lavoro dovrebbe essere la priorità e la vigilanza delle istituzioni rigidissima.

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