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Cannabis, il Cile dice sì a quella casalinga. Si potrà coltivare con ricetta medica. E voi sareste favorevoli alla liberalizzazione in Italia?

Padre e figlio ritratti mentre fumano uno spinello a casa. Roma, Italia 2017.

Cannabis, il Cile dice sì a quella casalinga. Si potrà coltivare con ricetta medica. Esultano le associazioni, critici gli esperti. E voi sareste favorevoli alla liberalizzazione in Italia?

La Camera dei deputati approva il progetto di legge che modifica il Codice sanitario e permette la fabbricazione di prodotti derivati della cannabis a fini terapeutici in forma di pomata, compresse o soluzioni liquide. Lo spinello resta vietato. Le associazioni delle madri con bimbi affetti da patologie da alleviare plaudono, ma medici e pediatri restano contrari al fai-da-te che può provocare danni ai piccoli.

 

Come afferma Il Fatto Quotidiano per poter tenere e coltivare a casa piante di marijuana a fini terapeutici in Cile presto potrà essere sufficiente una ricetta del medico che specifichi la diagnosi, la terapia, le dosi, la durata del trattamento e le modalità di somministrazione. Questo prevede il progetto di legge approvato dalla Camera dei deputati, che ha avuto tra i suoi firmatari Karol Cariola, deputata del Partito comunista e una dei leader delle proteste studentesche del 2010-2011. Grazie a questo progetto, si modifica il Codice sanitario nella parte relativa alla fabbricazione di prodotti derivati della cannabis a fini terapeutici. Si potranno coltivare le piante di marijuana, senza rischiare di essere arrestati per narcotraffico, se si soffre di quelle malattie per cui la cannabis risulta efficace. In nessun caso però la somministrazione potrà essere per inalazione o combustione(cioè con uno spinello), ma solo sotto forma di pomata, compresse o soluzioni liquide.

“Le famiglie che coltivano la cannabis a fini terapeutici vengono spesso criminalizzate e trattate come dei narcotrafficanti dalla polizia, che gli sequestra tutto senza prima verificare la situazione”, ha commentato Cariola. In Cile capita spesso di parlare con persone comuni, dall’impiegato al manager di un’azienda, fino alla tata o l’addetta alle pulizie, che hanno una o due piantine di marijuana a casa, che usano per calmarsi i dolori alle ginocchia o quelli alle ossa provocati ad esempio dalle metastasi di un tumore, dalla sclerosi multipla, la fibromialgia o l’epilessia refrattaria nei bambini. E’ il caso di Paulina Bobadilla, fondatrice dell’associazione Mamà Cultiva, che spiega che lei e altre madri coltivano la cannabis “per alleviare il dolore dei nostri figli, che non hanno avuto alcun miglioramento con la medicina tradizionale e sì invece con una pianta”. Il progetto infatti, come ha sottolineato la deputata radicale Marcela Hernando, “vuole proteggere le madri dei bambini con epilessia refrattaria e altre malattie, i cui figli rispondono solo a tale trattamento”.

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