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“Naviga Italiano”, lo slogan pubblicitario di Tirrenia e Moby scatena polemiche e l’indignazione di Michela Murgia

“Naviga Italiano”, lo slogan pubblicitario di Tirrenia e Moby scatena polemiche e l’indignazione di Michela Murgia. 

La campagna, firmata dalla prestigiosa agenzia Armando Testa, pubblicizza le compagnie di navigazione della Onorato Armatori ed è stata rilanciata in questi giorni su alcuni quotidiani e nei canali sociali. Lo slogan mette in evidenza “l’italianità” dell’azienda e dei suoi dipendenti e ha scatenato moltissimi commenti negativi sul web.


 
Tra i primi a scandalizzarsi è stato Marco Faccio, tra l’altro ex dipendente dell’agenzia Testa: «In quanto pubblicitario, mi sarei rifiutato di dare questo messaggio», e aggiunge l’hashtag #piuttostoanuoto. Su Twitter il parere della scrittrice Michela Murgia: «La spudorata e discriminatoria campagna pubblicitaria di @TirreniaIT. Gli altri aggettivi trovateli voi».

La scritta che ha creato indignazione su un paginone con una foto di una dipendente con tanto di nome e cognome: “Il nostro personale? E’ tutto italiano”, “Scegli solo chi naviga italiano”. Poi la spiegazione: “Navigare italiano non è uno slogan, è un impegno: significa avere 5.000 lavoratori italiani altamente qualificati, per offrirvi un servizio sempre impeccabile. Significa riconoscere il valore e la professionalità dei nostri connazionali e portare lavoro e fiducia nei nostri porti. Significa darvi solo il meglio per trasformare il vostro viaggio in una vacanza”.

Vincenzo Onorato ha rigettato l’accusa di xenofobia. Secondo il presidente del Gruppo Onorato Armatori, come riporta l’Ansa: «Chi ci ha accusato di questo orrendo crimine, ha evidentemente perso le puntate precedenti: le compagnie italiane godono, con una vecchia legge del 1998, della quasi totale defiscalizzazione e in più hanno l’esenzione al pagamento di contributi per i propri dipendenti.A tanta generosità da parte dello Stato sarebbe dovuto corrispondere soltanto l’impegno di impiegare marittimi italiani o comunitari. Gli armatori, con la loro associazione, la Confitarma, hanno disatteso questo impegno imbarcando al posto di marittimi italiani, marittimi extracomunitari a stipendio da fame, nel silenzio colpevole della Triplice che ha firmato con Confitarma accordi liberatori».

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