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GALLERY Inaugurata a Cagliari, al Palazzo di Città la mostra di Giovanni Nonnis, “La matrice e il segno”: esposte anche opere inedite

A Palazzo di Città esposte più di 80 opere di Giovanni Nonnis, in mostra per la prima volta anche le matrici in polistirolo che l’artista utilizzava per realizzare i suoi lavori, esse stesse opere d’arte. In esposizione anche un importante bronzetto, in prestito dal Museo Archeologico di Cagliari, fonte inesauribile di ispirazione per il pittore nuorese.

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 Mostra Giovanni Nonnis 21  

La mostra, la seconda a Cagliari, la prima fu nel ’94, presenta circa 80 opere di Giovanni Nonnis, provenienti dalla Collezione Civica degli Artisti Sardi del ‘900 e dalla collezione privata degli eredi Nonnis. La breve vita dell’artista nato nel 1929 a Nuoro e scomparso a soli 45 anni, nel 1975 in un incidente stradale, viene raccontata attraverso la proiezione di un video diretto da Giovanni Columbu e curato dalla figlia del pittore, Cecilia. Insito già nel titolo “La matrice e il segno”, il tema della mostra. Sono infatti esposte per la prima volta le matrici in polistirolo che l’artista utilizzava per realizzare le sue opere con la tecnica del basso rilievo. Nonnis incideva con un un bulino riscaldato i pannelli di polistirolo, ne spalmava la superficie con il colore per poi stampare l’immagine in rilievo prevalentemente su lastre di masonite, talvolta su tela.

Nella sala d’ingresso a introdurre i visitatori al percorso espositivo, campeggia una riproduzione di grandi dimensioni di una delle matrici. La gran parte delle opere esposte è caratterizzata dai richiami all’arte sarda, non solo i bronzetti che dominano la fase della maturità artistica, ma anche le influenze dell’arte bizantina in Sardegna con l’uso dell’oro negli sfondi e la pittura rupestre. Come ha spiegato Paola Mura direttrice dei Musei Civici e curatrice della mostra:«Giovanni Nonnis è stato influenzato dall’archeologia, perché il periodo in cui ha iniziato a produrre e a formarsi ha coinciso con l’epoca dei più importanti rinvenimenti archeologici, in tutto il mondo, come le pitture rupestri di Altamira o di Lascaux». Non a caso il focus espositivo della mostra è rappresentato dal bronzetto sardo “Quattro occhi, due scudi e quattro braccia” proveniente da Teti in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

I guerrieri rappresentati dai bronzetti sardi sono stati per il pittore nuorese una importante fonte di ispirazione e si trovano raffigurate in numerose sue opere realizzate con varie tecniche, in particolare con il basso rilievo, e con scelte cromatiche sempre diverse. Suggestivo anche il cromatismo delle crocifissioni realizzate nel 1959 a tempera su foglia d’oro. E l’allestimento dell’intera mostra ha tenuto conto in particolare dell’aspetto cromatico delle opere esposte, come ha raccontato la curatrice della mostra Paola Mura. La scelta dei colori utilizzati come sfondo per le pareti delle diverse sale espositive sono il frutto di prove e accostamenti fatti per valorizzare al meglio le opere. Sicuramente di grande effetto il nero scelto per la sala delle matrici e per quella delle crocifissioni, nella quale sono esposte oltre alla “Crocifissione” di Nonnis anche un’opera di Maria Lai e una di Pinuccio Sciola con lo stesso tema.

In una piccola sala dedicata è possibile assistere alla proiezione di un video in cui Giorgio Pellegrini, curatore delle mostra del ’94, racconta il percorso artistico dell’autore. Nonostante la scomparsa prematura Nonnis era già un pittore affermato. La figlia Cecilia che ha collaborato attivamente con i curatori della mostra, racconta che dopo la morte, suo padre, per oltre 20 anni è stato messo da parte dalla critica: «La critica militante del tempo lo definiva inattuale e decorativista. All’epoca rappresentare opere evocative dell’arte o dell’iconografia sarda era considerato da provinciali». Nonnis non trovava spazio nel contesto artistico di quel periodo fortemente orientato all’astrattismo. «Nell’organizzazione della prima mostra, nel ’94» afferma rammaricata Cecilia Nonnis,« è stato difficile trovare uno spazio per Nonnis, questa volta invece è stato tutto molto più semplice».

Segno che i tempi sono maturi per riscoprire un artista la cui  arte, nella sua originalità, è ricca di richiami all’Isola riconoscibili anche agli occhi dei meno esperti. La significativa affluenza di visitatori dimostra il tempismo perfetto di questo evento culturale che si inquadra nel contesto attualissimo di una forte spinta identitaria, sempre più diffusa in Sardegna che invoglia a un sentimento di orgogliosa appartenenza.

Articolo di Dalila.

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