Uranio impoverito, addio all’ex militare Antonio Cancedda: denunciò anomalie nei poligoni sardi
Se n’è andato ieri dopo oltre 40 anni di malattia, Antonio Cancedda, ex militare tra i primi a denunciare anomalie nell’utilizzo di armi all’interno dei poligoni militari dell’isola, unici luoghi in cui lavorò. Cancedda era affetto da morbo di Hodgkin.
Se n’è andato ieri dopo oltre 40 anni di malattia, Antonio Cancedda, ex militare tra i primi a denunciare anomalie nell’utilizzo di armi all’interno dei poligoni militari dell’isola, unici luoghi in cui lavorò. Cancedda era affetto da morbo di Hodgkin. Secondo la tesi dei suoi legali ci sarebbero delle correlazioni tra quanto l’ex militare denunciò su ciò che accadeva all’interno dei poligoni in cui lavorava. Secondo un suo racconto lui e altri militari raccoglievano a mani nude i resti delle esercitazioni.
A dare la notizia è Angelo Fiore Tartaglia, suo avvocato: «Ci ha lasciati, proprio oggi, il mio amico Antonio Cancedda. Antonio era un galantuomo, un uomo forte, generoso e di grande garbo. Era informato su ogni cosa ed aveva una cultura notevolmente superiore alla media. Da tempo combatteva contro il male che lo aveva colpito dopo che da militare aveva prestato servizio nei poligoni sardi. Verso di me nutriva sentimenti di profonda e sincera stima. È stato uno dei pochi miei assistiti che dalla Sardegna è venuto fino a Roma al funerale di mio padre. Come me Antonio era devoto della Madonna che certamente lo accoglierà nella Sua luce. Caro Antonio ti rinnovo la promessa: il tuo grande sacrificio non resterà vano».
«Oggi è il momento di parlare di un uomo che per ben 45 lunghi, lunghissimi, faticosissimi anni ha subito un destino crudele: vivere costantemente nella malattia. La causa di tutti i suoi mali ha un nome: Uranio impoverito». Così l’Osservatorio militare inizia a raccontare la sua storia.
Poi uno stralcio della relazione che Cancedda portà in parlamento nel maggio 2016:
«Già nel 1971 inizio ad accusare segni di stanchezza, difficoltà agli sforzi, sudorazione intensa e graduale deperimento. Il lavoro è troppo importante per la famiglia che va ingrandendosi infatti è in arrivo un altro figlio un maschietto stringo i denti alterno le giornate di lavoro ad assenze per malattia cerco di non mollare, la gioia per l’attesa del secondo figlio un maschio si mischia presto al dolore. Purtroppo soccombo alla malattia. Prima a casa con sudorazione intensa e la febbre altissima poi il ricovero in Ospedale Sanatoriale dove viene diagnosticata forse a dire dei medici una forma tubercolare […]. Passano i mesi la situazione peggiora, anzi precipita le terapie non sortiscono nessun effetto la macchia presente sul mediastino nel RX Torace e nelle Strattografie non si riduce. Mio padre interviene in modo decisivo e tramite la Prefettura si organizza un viaggio della speranza a Roma all’Ospedale Forlanini. Le condizioni sono disperate il mio peso è di soli 40 kg ho superato fortunatamente una crisi cardiaca i giorni prima della partenza. Parto accompagnato da un medico del reparto ospedaliero e da mio Padre. Vengo sicuramente “dopato” per affrontare il viaggio tant’è che al’arrivo in ospedale perdo conoscenza e mi risveglio l’indomani: Un piccolo intervento in anestesia locale per l’asportazione di un linfonodo dal collo , da essere analizzato. Analisi effettuate in anamopatologia al Forlanini di Roma e successivamente a Bologna confermano la diagnosi tremenda MORBO DI HODGKING, mi prevedono al massimo qualche mese di vita. Gettando nello sconforto la mia giovane moglie mio padre mia madre sorelle e fratello anch’esso militare, Sergente del genio Pontieri a Piacenza se familiari tutti increduli per la cattiva sorte del loro congiunto. Temporaneamente mi viene tenuta nascosta la nuova diagnosi. Dopo anni di cure appropriate una prima remissione una ricaduta altri anni di cure (chemioterapia cobaltoterapia asportazione della milza) con dosi non certamente mirate come avviene oggi quindi in quantità massicce come si usava 30 ani fa quando non si conosceva a fondo la reale efficacia della terapia sul soggetto e quali effetti collaterali comportasse si cercava di ottenere il massimo dell’efficacia da esse. Tutto ciò se da un lato ha dato buoni risultati dall’altro ha minato il fisico nella sua integrità lasciando segni molto evidenti negli altri organi (sterilità precoce, fibrosi, enfisema polmonare ispessimento delle pareti vascolari, blocco delle coronarie, cardiopatia ischemica, tre bypass coronarici, plurinfartuato, inserimento di pace-maker; asportazione dentaria fin dalle prime cure chemioterapiche, per prevenire infezioni e il formarsi di granulomi, asportazione linfonodi dalla parotid, accentuata predisposizione alle bronchiti e alle infesioni). Dal 1971 con i primi sintomi ad oggi un calvario che continua senza sosta alcuna, da 45 anni con la paura costante che da un giorno all’altro si debba ricominciare tutto da capo. Per la sopravvivenza ancora oggi devo assumere terapia di contenimento e cura che consiste in una pluralità di farmaci come da allegato. L’aspetto psicologico lo lascio alla riflessione di tutti i commissari presenti allego comunque la relazione Scientifica del medico specialista».
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