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Carnevale in Sardegna: a Mamoiada si accende il fuoco e si risvegliano Mamuthones e Issohadores

Mamuthones e Issohadores pronti per la danza - Foto di Angelo Cucca, Fonte www.beyondthirtynine.com

Un dio che muore al tramonto, per poi rinascere alle prime luci dell’alba, cupe maschere che, invasate, si abbandonano a danze ancestrali. E quel suono di campanacci e sonagli, così grave e severo, che cresce, per scandire un mistico rituale. È con quel suono, così forte e ipnotico, che, qui, a Mamoiada, si annuncia l’arrivo del carnevale. Un suono che riecheggia il 17 gennaio, quando, al calar della sera, il fuoco si accende per celebrare Sant’Antonio Abate e che, al contempo, trascina personaggi antichi, assopiti e intrappolati nelle viscere del passato, e li costringe a ritornare per adempiere ad un sacro cerimoniale. E, così, Mamuthones e Issohadores si risvegliano e cominciano a danzare. Con la prima uscita di Mamuthones e Issohadores di Mamoiada e i tradizionali fuochi per Sant’Antonio Abate, in tutta l’Isola – fatta eccezione per alcuni centri – si respira l’aria del carnevale, un periodo sospeso, dove tutto è capovolto, perché il mondo di sopra e quello di sotto si invertono: ci si ciba di fave e lardo, di dolci sfiziosi, il vino scorre abbondante e l’atmosfera è viva e inebriante. In Sardegna sono tanti i volti del carnevale, una giostra di maschere che quest’anno girerà soprattutto tra l’8 e il 18 febbraio e in cui mille sfumature si mescolano, pur mantenendo una propria identità che varia da zona a zona: si va da quelle solenni e misteriose dell’entroterra, si passa a quelle vibranti e cavalleresche dell’Oristanese e si arriva a quelle più allegre e irriverenti del Campidano e della Gallura. Difficile e azzardato guardarle tutte con un’unica lente. E, allora, saliamo insieme su questa folle giostra per scoprire, di volta in volta, i volti e le sfumature carnevalesche più affascinanti della Sardegna. Si comincia proprio da Mamoiada, dove il carnevale è un evento unico e imperdibile, da vivere più che da descrivere, a cui si assiste con un rispettoso silenzio in onore di un rito millenario, a metà tra sacro e profano.

Mamuthones e Isshoadores, carnevale di Mamoiada – Foto di Angelo Cucca, Fonte www.sardegnainfesta.it

«Se vuoi un carnevale che non ce n’è un altro su tutta la terra, vattene a Mamoiada che lo inaugura il giorno di Sant’Antonio: vedrai l’armento con maschere di legno, muto e prigioniero, i vecchi vinti, i giovani vincitori. Un carnevale triste, un carnevale delle ceneri: storia nostra d’ogni giorno, gioia condita con un po’ di fiele e aceto, miele amaro». Così, il celebre Salvatore Cambosu descriveva questo straordinario evento. E aveva ragione.

Mamoiada, Mamuthones e Issohadores – Foto di Giulio Concu, Fonte www.itenovas.com

Mamoiada, Issohadore – Foto di Giulio Concu, Fonte www.itenovas.com

Sebbene ci sia spazio per momenti di leggerezza e ilarità, quando tutto il paese si riversa in piazza per ballare i tradizionali “su passu torrau” e “su sartiu”, il carnevale mamoiadino traspira passione: un carnevale tragico e luttuoso, lontano dalle allegre sfilate, e vicino, piuttosto, ad un sacro rituale che, inconscio e testardo, ritorna dal passato primordiale, aggrappato a quell’inevitabile passaggio di morte e rinascita. A Mamoiada – così come negli altri centri barbaricini – il carnevale è “su Carrasecare” o “Carrasegare”, letteralmente “carne viva da smembrare”, che, non a caso, qui si afferma come un grave e cupo cerimoniale, ultimo retaggio di un culto mistico che affonda le sue radici nell’arcaico mondo agro-pastorale: una vittima da sacrificare per un dio che ogni anno muore e rinasce nel ciclo naturale dell’eterno ritorno. A inscenarlo sono, appunto, Mamuthones e Issohadores, coinvolti in una sorta di lotta che vedrà i secondi prevalere sui primi e che si combatte danzando. I Mamuthones, tragici e inquietanti, sono dodici, come i mesi dell’anno, e giungono con passo lento, pesante e cadenzato, così forti, eppure incapaci di sottrarsi al giogo di quell’inevitabile destino; gli Issohadores, invece, sono otto e, leggiadri e aggraziati, li scortano, così esili, eppure in grado di controllarli e domarli.

Mamoiada, Mamuthones e Issohadores – Fonte www.mamoiada.it

Mamuthones e Issohadores, momenti della danza – Fonte www.mamoiada.it

La danza dei Mamuthones e degli Issohadores, durante i fuochi di Sant’Antonio – Fonte www.mamoiada.it

Disposti su due file parallele da sei, i Mamuthones compiono “su passu”, il passo, complesso e di difficile esecuzione, caratterizzato da uno scatto in avanti del ginocchio. A intervalli regolari scrollano le spalle e un fragore intenso e forte lacera il silenzio circostante, segue, poi, “sa doppia”, tre saltelli in serie, eseguiti al comando degli Issohadores, che li guidano e li accompagnano in sincronia. Quest’ultimi si muovono agili, con balzi più leggeri e sciolti, poi, all’improvviso, lanciano un lazzo tra la folla e catturano uno spettatore: pegno per la liberazione sarà un bacio o un bicchiere di vino.

Mamuthones e Isshoadores, scorci del carnevale mamoiadino – Fonte www.mamoiada.it

Il significato di questa danza non è stato ancora del tutto chiarito e tante sono le ipotesi avanzate a riguardo: avrebbe dei legami con l’antichità nuragica, sarebbe un rito apotropaico per scacciare gli spiriti maligni o, ancora, un rito propiziatorio dedicato al culto di Dioniso, il dio bambino che deve morire e rinascere con la natura. I Mamuthones sarebbero, quindi, le vittime nelle quali il dio si incarna ed eseguono la danza per raggiungere uno stato di folle divinizzazione, avviandosi, alla fine, al sacrificio. Gli Issohadores, invece, assumono l’arduo compito di condurli verso quel triste e doveroso cammino.
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 Carnevale in Sardegna: Mamuthones e Issohadores 13  

Il fascino del carnevale mamoiadino è dovuto non solo alla particolarità di questa danza rituale, ma anche al peculiare abbigliamento delle maschere e, soprattutto, al suggestivo rito che la precede, la vestizione: un evento vissuto con frenesia, ma anche con solennità e serietà, ed eseguito secondo un rigido protocollo. Un rito che rappresenta la “metamorfosi” degli uomini che perdono identità e parola e si trasformano in questi esseri misteriosi. Vestire da Mamuthone o Issohadore è una vocazione, non un gioco e, una volta indossata quella veste, la si terrà per sempre: chi veste da Mamuthone non può vestire da Issohadore, e viceversa.

Mamuthones e Issohadores, la vestizione – Fonte www.pecoranera.eu

Sa carriga dei Mamuthones, Foto di Giulio Concu, Fonte www.itenovas.com

Issohadore e sa soha – Fonte www.myitaly.com

I Mamuthones – il cui nome rimanda a “su Maimone”, ossia il diavolo per la tradizione popolare – portano “sa visera”, una maschera lignea di fogge antropomorfe e dall’espressione sofferente, indossano “sas peddhes”, una mastruca di pelli ovine, e sulle spalle sopportano il peso de “sa carriga”, circa trenta chili di campanacci, mentre un grappolo di campanelle più piccole, legate da cinghie di cuoio, è appeso al collo. Completa l’abbigliamento, “su bonnette”, un copricapo maschile, coperto da “su mucadore”, un fazzoletto femminile marrone o granata. Al contrario, la maschera lignea degli Issohadores,sa visera ‘e santu”, è bianca, ha un’espressione severa e un ghigno enigmatico: indossano, al rovescio, un corpetto di panno rosso, uno scialle femminile legato sui fianchi e “sa berritta”, il tradizionale copricapo maschile, sostenuto da un fazzoletto colorato legato al collo. Tratto distintivo è, però, “sa soha”, il famoso lazzo di giunco con cui catturano le persone e da cui prendono il nome. La vestizione dei Mamuthones è compiuta da due persone: una sistema “sa carriga”, l’altra “sas hampaneddas”, le campanelle attorno al collo. Per gli Issohadores, invece, non occorre l’ausilio di nessuno: inumidiscono “sa soha” e la fanno roteare più volte per conferirle la giusta forma. Durante questo suggestivo rito comunitario, che in passato avveniva alla sola presenza dei protagonisti e che oggi avviene sotto lo sguardo incantato della comunità, Mamuthones e Issohadores sono digiuni e mangeranno e berranno poco anche nel corso del lungo cerimoniale danzante, perché l’esibizione richiede molto sforzo.

Mamuthones durante il rito della vestizione – Foto di Giulio Concu, Fonte www.itenovas.com

Mamuthones durante la vestizione – Foto di Giulio Concu, Fonte www.itenovas.com

Una volta indossate le maschere, la vestizione è conclusa. Da quel momento gli uomini davvero non sono più uomini, perdono l’identità, dimenticano la parola, e la memoria, distratta, si riappropria di gesti e movenze millenari. È solo allora che quei misteriosi personaggi ritornano. È solo allora che il mondo di sopra e quello di sotto, alla fine, si invertono. È solo allora che Mamuthones e Issohadores si risvegliano e cominciano a danzare.

Per un assaggio del suggestivo carnevale mamoiadino e della spettacolare danza di Mamuthones e Issohadores, ecco il video pubblicato sul canale youtube da Allways Sardinia.

Se, invece, volete assistere al magnifico rito della vestizione e alla prima uscita di Mamuthones e Issohadores, l’appuntamento è per il pomeriggio del 17 gennaio, dalle ore 14.30, presso la sede Pro Loco di Mamoiada.

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