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Cosplayers: sono colorati, originali e stravaganti, ma non chiamateli maschere (PHOTOGALLERY)

Cosplayers: sono colorati, originali e stravaganti, ma per favore non chiamateli maschere, essere cosplayers è tutta un’altra cosa.

È sempre più numerosa a Cagliari la comunità di cospleyers, e a breve in occasione del Giocomix, in giro ne vedremo tanti, ma chi sono? Cos- sta per costume e play, attenzione non sta per gioco, ma per interpretazione. I cosplayers sono persone che indossano il costume di un personaggio conosciuto, prevalentemente dei manga o anime giapponesi, di videogiochi, film, telefilm o giochi di ruolo.

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Non bisogna assolutamente confonderlo con un travestimento, il cosplay è un fenomeno ben definito e praticarlo significa seguire delle regole precise. Posto che alla base c’è sempre e comunque lo spirito ludico e la libertà di scegliere fino a che punto voler essere simili al personaggio scelto, il segreto del cosplay è l’interpretazione. Non basta vestirsi come un personaggio dei fumetti, bisogna soprattutto interpretarlo fingersi lui, assumerne postura, linguaggio, comportamento e carattere. I veri cosplayers sono dei creativi, molto attenti al costume che spesso realizzano con le proprie mani, in una ricostruzione filologica fin nei minimi dettagli, incluse lenti a contatto colorate e parrucche. Tuttavia il costume potrebbe anche essere perfetto, ma se chi lo indossa non interpreta il personaggio, non si può definire cosplayer. Questa pratica nasce in America, ma è in Giappone che si diffonde maggiormente, in un ambiente legato alla sottocultura nerd, anche se non tutti i nerd sono cosplayer e viceversa non tutti i cosplayer sono nerd.

Termini come Nerd, Geek e Otaku, un tempo avevano un’accezione decisamente negativa, poichè definivano a grandi linee giovani sociopatici con un ossessivo interesse verso hobbies come fumetti, cartoni animati e nuove tecnologie. Attualmente si è persa la connotazione negativa, la sottocultura Otaku è stata sdoganata e abbraccia una parte di cultura pop in costante crescita, ormai di grande interesse mediatico. Si parla di Cosplay in televisione, si fanno film che sbancano i botteghini e che parlano di supereroi, fantascienza, fantasy, tutte cose che prima venivano considerate da “sfigati”.

A Cagliari tra poco si svolgerà l’edizione autunnale di Giocomix, evento che raduna i cosplayers dalla Sardegna, Eleonora Guggeri è il presidente dell’associazione Mondi Sospesi che si occupa di organizzare l’evento. Cosplayer dal 2004, quando il fenomeno in Italia era appena sbarcato, Eleonora ci racconta la sua esperienza.

Quanti sono i cosplayer in Sardegna?

Con precisione non si sa, però nella pagina Facebook “Cosplayer Sardegna” ci sono 1500 iscritti e all’edizione primaverile Giocomix sono saliti sul palco 140 cosplayers. Nella pagina nazionale gli iscritti sono 29000, segno che, se non tutti indossano i costumi, comunque il fenomeno è seguito.

Che genere di personaggi interpreti?

Prima prediligevo interpretare personaggi dei cartoni animati della mia infanzia, attualmente l’aspetto che mi piace di più nella creazione di un cosplay è la difficoltà del progetto. Quindi ultimamente tendo a scegliere pochi personaggi, sufficientemente complessi, e curarli nei minimi dettagli. Molto spesso inoltre la scelta del personaggio da interpretare rimane fortemente legata ad un aspetto prettamente fisico.

Realizzi da sola i tuoi costumi?

Sì, non c’è per me maggiore soddisfazione nel vedere un abito venire alla luce da un semplice pezzo di stoffa. Negli anni ho imparato tantissime altre tecniche, perché non sempre quelle sartoriali si adattano per la creazione di abiti così “strani” come alcuni che puoi trovare disegnati sui fumetti. Ho imparato a creare props teatrali, maschere in lattice, ad utilizzare strumenti per il bricolage, a creare mini circuiti per abbellire una scenografia con led. Il cosplay spinge la creatività al massimo.

Ciò che distingue un semplice travestimento dal cosplay è l’interpretazione. Come ti prepari per interpretare il personaggio al meglio?

Ci sono tanti cosplayers che entrano appieno nel personaggio nel momento stesso in cui indossano quegli abiti, io interpreto il personaggio esclusivamente nel momento in cui metto piede sul palco e devo rivolgermi al pubblico con la mia esibizione, infatti non sono solita girare le fiere del gioco e del fumetto in cosplay. Cerco informazioni, studio le movenze, creo le esibizioni ad hoc cercando di rendere credibile l’esibizione sul palco. 

Qual è il personaggio nel quale ti sei sentita più a tuo agio?

Credo di non aver mai scelto di interpretare dei personaggi nei quali non mi sentissi a mio agio. Il cosplay è un passatempo piacevole, se non lo vivessi serenamente ci sarebbe qualcosa di profondamente sbagliato.

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