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Lo sapevate? Cosa imparava una bambina di Cagliari alle elementari durante il Fascismo?

Scopriamo cosa si imparava nella scuola elementare del Ventennio attraverso le pagine di un libro di lettura appartenuto a una bambina di Cagliari nata nel 1928.

Sfogliando un libro di lettura per la quinta elementare femminile dell’anno XV si possono capire molti aspetti del rigido indottrinamento fascista.

L’anno XV corrisponde ad un periodo che va dal 29 ottobre 1936 al 28 ottobre 1937. Infatti durante il regime fascista venne adottato un calendario diverso, quello dell’Era Fascista, che faceva iniziare l’anno primo, dal giorno successivo a quello della marcia su Roma avvenuta il28 ottobre 1922 che rimase poi in vigore fino al 25 luglio del 1943.  L’istruzione prevista per le femminucce era diversa da quella  dei maschietti. E anche la suddivisione per gerarchie in base all’età veniva rigorosamente distinta a partire dagli 8 anni. Prima, a  6 anni erano tutti Figli della Lupa, poi dagli 8 ai 14 i maschi erano Balilla e le femmine Piccole Italiane, dai 14 ai 18 anni i Balilla diventavano Avanguardisti e ricevevano già una prima infarinatura di addestramento militare, mentre le ragazze diventavano Giovani Italiane. Dopo i 18 anni fino ai 22, i ragazzi entravano nei Fasci Giovanili di Combattimento e le ragazze nelle Giovani fasciste. In quinta elementare alla Piccola Italiana veniva insegnato come doveva comportarsi una bambina del Fascio: ecco il decalogo.

  1. Prega a adoperati per la pace: ma prepara il tuo cuore alla guerra.
  2. Ogni sciagura è mitigata dalla forza d’animo, dal lavoro dalla carità.
  3. La patria si serve anche spazzando la propria casa.
  4. La disciplina civile comincia dalla disciplina famigliare
  5. Il cittadino cresce per la difesa e la gloria della Patria accanto alla madre, alle sorelle, alla sposa.
  6. Il soldato sostiene ogni fatica ed ogni vicenda per la difesa delle sue donne e dalla sua casa.
  7. Durante la guerra la disciplina delle truppe riflette la resistenza morale delle famiglie a cui presiede la donna.
  8. La donna è la prima responsabile del destino di un popolo.
  9. Il Duce ha ricostruito la vera famiglia italiana: ricca di figli, parca nei bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede fascista e cristiana.
  10. La donna è mobilitata dal Duce al servizio della Patria.

La Piccola Italiana il primo giorno di scuola prestava questo giuramento: “Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli ordini del Duce e di seguire con tutte le mie forze e, se è necessario, col mio sangue, la Causa della Rivoluzione Fascista”.

E nel corso dell’anno scolastico imparava la vita e il valore del Duce, tutte le importanti opere che il Duce realizzava in Sardegna, come per esempio la diga sul Tirso: cinque anni di lavoro e sedicimila operai che la costruirono “Con l’anima e col sangue”. Il testo scritto per bambine di 10 anni è incredibilmente carico di retorica e forzature fino a rappresentare Dante che fa il saluto fascista. Ma l’aspetto che più impressiona, scorrendo le pagine è il gretto e profondo maschilismo mascherato da riconoscimento del ruolo fondamentale per la donna nel Fascismo. Alle bambine viene rappresentata la sottomissione come un valore. Per l’affermazione dell’uomo, la donna deve versare come giusto contributo la propria libertà e rimanere regalata allo strettissimo confine delle mura domestiche. “I lavori donneschi, coordinati e perfezionati per cura del Fascismo, fanno pensare quanto lavoro e quanta bellezza possono sorridere al cuore delle donne…Tali lavori femminili, intimi e casti, invitano ai durevoli affetti, ai sogni buoni. Tengono accesa la lampada dell’arte nelle case”.

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