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Antonello Cuccureddu, da Alghero alla gloria juventina: “Vi racconto il mio sogno divenuto realtà”

Antonello Cuccureddu

Ha rappresentato l’anima grintosa e tenace della Juventus anni Settanta e Ottanta, con cui ha vinto scudetti e coppe e guadagnato una fama imperitura. Oltre ad essere una leggenda bianconera, però, Antonello Cuccureddu è soprattutto un sardo doc. Sessantotto anni compiuti lo scorso quattro ottobre, il mitico “Cuccu” è infatti nato e cresciuto ad Alghero, la città da cui ha spiccato il volo verso la gloria pallonara. Un volo che, prima di arrivare a destinazione, alla corte della Vecchia Signora e in Nazionale, nelle cui fila l’ex difensore-mediano juventino ha disputato tredici partite e i Mondiali argentini del ‘78, ha fatto tappa alla Rinascita, formazione amatoriale presieduta da papà Pino, al Fertilia, alla Torres e al Brescia.

«La mia – racconta Cuccureddu – è stata una escalation velocissima: nel giro di tre anni sono passato dalla Seconda Categoria alla Juventus, la squadra per cui tifavo fin da piccolo».

Le costò, almeno un po’, andare via giovanissimo dalla Sardegna?

«Se intende chiedermi se ho avvertito qualcosa di simile alla saudade, la risposta è facile: no. D’altronde, a neanche diciannove anni, lasciavo la Sardegna e la mia famiglia per andare a Brescia, dove avevo la possibilità giocare in Serie B e realizzare il  sogno di diventare un calciatore importante».

Un sogno che poi sarebbe diventato ancora più bello con la cessione alla Juventus…

«Sì. I bianconeri mi seguivano da tempo e, all’inizio della stagione 1969-70, quando col Brescia ero appena salito in A, seppi di dovermi trasferire a Torino: in quel momento toccai il cielo con un dito».

Cuccureddu con la maglia della Juve

Arriva alla Juve e, guarda tu un po’ il destino, esordisce (con gol) a Cagliari.

«Segnai ad Albertosi il gol dell’1-1 finale. Quell’anno noi arrivammo terzi, mentre i rossoblù vinsero meritatamente lo scudetto».

Quella del 1969-70 fu la prima di dodici stagioni in bianconero.

 «Sono stati anni meravigliosi che mi hanno lasciato ricordi stupendi».

Immagino, tra gli altri, anche quello legato alla rete-scudetto dell’Olimpico…

«Ovviamente. Era il ’73 e grazie a quel gol segnato alla Roma facemmo nostro il campionato».

La sua storia con la Juve si chiuse nel 1981 col suo passaggio alla Fiorentina: come mai?

«Mah…fui infilato in una trattativa e i viola spinsero per il mio acquisto. A Firenze mi trovai molto bene, anche se, forse, avrei preferito restare in bianconero».

A Torino, però, è tornato da allenatore…

«Sì, ho guidato la squadra Primavera vincendo scudetto, coppa Italia e torneo di Viareggio».

Era la squadra di un giovane Del Piero…

«Esatto… Già allora Alessandro aveva qualcosa in più degli altri ».

Dopo quell’esperienza in bianconero, ha guidato tante altre formazioni togliendosi belle soddisfazioni…
«Con Crotone e Grosseto ho vinto il campionato di C1. Poi ho fatto bene ad Avellino, alla Torres, a Perugia, a Pescara…diciamo che me la son sempre cavata».
Come mai, allora, è fermo da qualche anno?
«Guardi, meglio non parlare. Purtroppo la mia personalità ha spesso dato fastidio».
Senza panchina, che fa, adesso, Antonello Cuccureddu?

«Qui ad Alghero ho deciso di dedicarmi al lancio di una scuola calcio. Sarei l’uomo più felice al mondo se potessi aiutare qualche bambino a vivere il sogno che ho vissuto io».

 

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