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Emiliano Melis, il rimpianto e l’orgoglio: “Avrei voluto giocarci di più ma che onore i miei anni col Cagliari”

Emiliano Melis

Il rimpianto e l’orgoglio. Ruota intorno a questi due sentimenti il bilancio della vita sportiva di Emiliano Melis, ex promessa del calcio sardo. Il rimpianto è quello di un sogno finito troppo presto, un sogno tutto a tinte rossoblù, i colori vestiti da Melis con la maglia del Cagliari indosso prima nelle giovanili e, poi, tra il 1999 e il 2003, in Serie A e B. L’orgoglio, invece, è legato al piacere di aver potuto vivere quegli anni e, nonostante i mille infortuni, a una carriera onorevolissima. Una carriera che, dopo la parentesi rossoblù e le esperienze nei campionati professionistici nazionali con le casacche di Alessandria, Torres, Pistoiese, Grosseto, Benevento e Vibonese e, successivamente, in quelli dilettantistici isolani, per il fantasista di Selargius, trentotto anni, si è chiusa (per il momento) la stagione scorsa a Samassi.

«Magari, però, – racconta Melis -. potrei decidere di continuare, ci sto pensando».

E alle sue stagioni al Cagliari ci pensa mai? Ha qualche rimpianto?
«Beh, è ovviamente innegabile che avrei desiderato rimanere più a lungo nel Cagliari. Però, è andata bene lo stesso: ho avuto l’onore di indossare la maglia rossoblù, che, per me, è il massimo, di segnarci qualche gol e di giocare in stadi come San Siro e contro campioni del calibro di Roberto Baggio, Del Piero, Totti e Nesta. Sono soddisfazioni bellissime e ricordi indelebili che mi fanno sentire fortunato».

Perché non è riuscito a prolungare il suo sogno rossoblù? Fu colpa sua o della società?
«Non lo so, non esiste una verità assoluta. È andata così».

Il suo ricordo più bello degli anni di Cagliari?
«Due su tutti: l’esordio a Bologna nel 2000 in Serie A e la doppietta al Crotone al Sant’Elia nella stagione di B 2000-2001. Quelle due furono le mie prime reti con la maglia rossoblù».

Dopo Cagliari, cominciò il suo peregrinare nei campi di C…
«Sono state quasi tutte belle esperienze di cui vado orgoglioso. Il campionato di Serie C è stato sempre molto competitivo, ho imparato molto».

In quegli anni fu anche a Grosseto, dove incappò in un gravissimo infortunio
«Sì, mi feci male alla caviglia e subii varie operazioni che mi fecero perdere praticamente due anni di calcio e un secondo treno: nel 2007, infatti, la squadra toscana venne promossa in B e, magari, senza quell’incidente, avrei potuto dare il mio contributo».
Invece andò a Benevento in C2 e poi tornò in Sardegna, dove ha calcato i campi dei vari tornei dilettantistici
«Ricordo con orgoglio pure quelle esperienze, anche perché ripartire dopo un infortunio così grave non era facile. Quella di tornare in Sardegna, comunque, è stata una scelta soprattutto di vita: volevo stare vicino a casa e alla famiglia e, contemporaneamente, continuare a coltivare la mia passione per il pallone».

Una passione che coltiva ancora da allenatore…
«Sì, a Selargius gestisco la scuola calcio Asd Futura Calcio Sales insieme a, tra gli altri, Pierluigi Porcu e Bernardo Mereu. È bellissimo vedere l’entusiasmo di bambini e ragazzini. Io cerco di trasmettergli la mia esperienza e l’amore per questo sport».

 

 

 

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