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La sosta arriva al momento giusto: ora Rastelli deve risollevare il Cagliari dopo le ultime tre sconfitte

Tre sconfitte, morale basso, zero permessi: il Cagliari affronta la sosta per le nazionali con una negatività impensabile fino a dieci giorni fa. Infatti è passato da due vittorie consecutive che avevano acceso l’entusiasmo dei tifosi a tre sconfitte che hanno riacceso un astio mai sopito nei confronti di Massimo Rastelli e della società. Il mantra dell’esonero nei confronti del tecnico di Torre del Greco è tornato a farsi vivo e più rumorso di prima, coadiuvato dalla pessima prestazione offerta al San Paolo contro il Napoli. Il 3-0 incassato nel lunch match di ieri racconta solo una piccola parte della disfatta che i rossoblù hanno dovuto affrontare.

Il tracollo di Napoli però non può essere spiegato solo dalla partita in sé, visto che i rossoblù sono andati in mancanza di fiducia dagli scivoloni in casa e si erano avvicinati a questa sfida con l’intento di opporre solo una strenua resistenza. I ragazzi di Sarri non giocano come quelli di Allegri o di Montella, come ha spiegato il giornalista napoletano e mio amico Gennaro Donnarumma: gli azzurri sono una solida realtà non solo per quanto esprimono in campo ma nella loro totalità. Sono ad un punto topico del loro percorso, iniziato con Benitez e proseguito con l’ex tecnico dell’Empoli, in grado di consentire ai suoi di macinare gioco e devastare avversari. La consapevolezza della propria forza poi, dopo anni di rincorsa e una scorsa stagione spettacolare quanto infruttuosa, risulta maggiore rispetto al passato come se la squadra sia entrata in una maturità definitiva che la porti dritta verso lo scudetto. Il gruppo è la vera forza, come fosse un fiore che sboccia e lasci liberi i petali, si chiamino essi Mertens, Insigne, Callejon o Hamsik. La serenità si vede tutta, tanto che si divertono e divertono il pubblico, hanno dimostrato le loro giocate sia in occasione del gol di Hamsik e sia in numerose manovre che hanno costretto Andreolli e, soprattutto, Romagna a fare gli straordinari per evitare le imbarcate (poco) care della scorsa stagione.

Paradossalmente, la sosta arriva al momento giusto. Con due settimane a disposizione, Rastelli e i suoi collaboratori potranno lavorare a pieno ritmo per recuperare gli infortunati Van Der Wiel e Rafael, e ragionare nuovamente su tutte le trame offensive e difensive studiate e messe in pratica nelle prime giornate. A Napoli è mancata soprattutto la fase offensiva: a parte qualche intuizione di Barella per l’isolato Pavoletti nel primo tempo, il Cagliari non ha offerto altri spunti, soffocato com’era dalla difesa alta degli azzurri. In questo frangente avrebbe fatto comodo un po’ di vitalità vista l’evanescenza di Joao Pedro, poco utile in entrambe le fasi: l’ingresso di Farìas ha saputo spostare in avanti il baricentro rossoblù, pur mandandolo a sbattere contro un muro per mancanza di idee e lucidità. Forse una scelta del genere avrebbe fruttato qualche occasione in più nel primo tempo, e invece il cambio Dessena-Sau ha dato un preciso segnale ad entrambe le squadre, gettando i suoi giocatori in pasto alla dinamicità del Napoli in nome di una ricerca difensiva più ordinata sulle fasce. Imperativo non prenderle, almeno non come in passato.

La sfida col Genoa sa già di dentro-fuori per lo staff tecnico, impegnato come sarà a riportare in alto il Cagliari e spazzare via la paura del giocare nella Sardegna Arena. Tra due settimane il peggio dovrà esser passato e il ritorno dei nazionali garantirà quel tasso di esperienza e maturità in più che serve a tutta la rosa. Solo con una vittoria questi dieci giorni appena trascorsi appariranno come un penoso incubo. Anche perché i rossoblù rimangono tra i più attrezzati a cogliere gli obiettivi di stagione davanti ad una serie A livellata verso il basso, e davanti non ci sarà ancora il miglior Napoli degli ultimi trent’anni.

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