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No bra, no problem! La nuova tendenza che spopola tra le millennial a dispetto dell’ antica biancheria costrittiva

no bra no problem!

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In principio era il corsetto. Un succinto pezzo di stoffa applicato nella parte superiore del busto che, a causa dei suoi lacci stretti, causava svenimenti e, talvolta decessi, nelle donne costrette in questo indumento. Oggi il nulla. Proprio così, secondo un articolo riportato dal The Post Internazionale, le Millennial, giovani nate tra il 1979 e il 2000, si rifiutano di portare il reggiseno, ritenuto perlopiù scomodo o superfluo.

Dettaglio di un corsetto sardo realizzato a mano

Quasi nei primi anni del Novecento, circa nel 1889, ecco la nascita del reggiseno per opera di Hermine Cadolle, decisamente più sopportabile rispetto al corsetto. Il brevetto del celebre capo, però, arriva solo nel 1914, quando una ricca signora di New York, accortasi che il suo vestito evidenziava il corsetto che aveva indosso in modo inappropriato, fabbrica insieme alla sua cameriera un antenato del reggiseno formato da fazzoletti, nastri e una cordicella.

Precursore del baby-doll, la “camisa”

Dopo di che,  si prosegue con la diffusione dei  push-up, dei balconcini e di tutte le varie declinazioni dell’intimo così come lo si conosce oggigiorno. C’è chi, sulla lingerie, ha fondato un vero e proprio impero multi-milionario come il brand “Victoria’s Secret“. Certo è che il rapporto delle donne con il loro underwear, di cui si hanno le prime tracce fin dall’antico Egitto, non è mai stato semplice, ma si è trattato più di un relazione amore-odio, soprattutto a causa della scomodità di alcuni pezzi cult. Non c’è da stupirsi, quindi, se oltre a definire questo un trend, una moda del momento, portata avanti anche dalle top più gettonate come Kendall Jenner, si indaga se dietro questa scelta non ci siano anche ragioni di tipo etico e di stampo femminista in favore di uno sdoganamento sempre maggiore del corpo femminile e della libertà della donna. Su Twitter sono comuni gli hashtag #nobra o #nobrasunday associati a commenti che parlano di comodità e liberazione.

Vistosi ricami dell’intimo sardo

E in Sardegna? Come si distingue l’intimo sardo, nella sua peculiarità? Sebbene la moda del “No bra” non sia ancora approdata nell’ Isola, in compenso è chiaro che ci sia una forte tradizione sarda della lingerie caratterizzata da importanti ricami, perlopiù realizzati a mano, spesso insieme al corredo, dai colori candidi e dalle linee morbide. Oltre ai corsetti, un elemento che non poteva mancare erano le cosiddette “murandasa“, ovvero le mutande, chiamate anche “braghesse”. Inoltre, non bisogna dimenticare un altro classico della biancheria sarda, ovvero le “camisasa“: considerate un precursore delle moderne baby-doll, si indossavano come sottovesti di giorno oppure come indumento per la notte, anche in questo caso ciò che contraddistingue il capo sardo è il dettaglio: ricami precisi, importanti, rigorosamente handmade e quindi pezzi unici.

Le “murandasa”

La storia dell’intimo rimane comunque una vicissitudine interessante, fatta di fascino, ma anche di sofferenza, per la quale forse è comprensibile un totale disinteresse degli gli indumenti scomodi da parte delle giovanissime. Tuttavia, guardando certi ricami raffinati che esaltano la silhouette è spontaneo chiedersi: esiste un modo che possa conciliare bellezza e comodità? Perché queste due caratteristiche debbono escludersi a vicenda, invece di cooperare? Ad ogni modo, donne, a voi la libera scelta, com’è giusto che sia!

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