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Accadde oggi. 40 anni fa moriva lo scrittore Giuseppe Dessì, nelle sue opere raccontò la Sardegna più autentica attraverso la coscienza dei protagonisti

giuseppe dessì

Sono trascorsi 40 anni dalla morte di Giuseppe Dessì. Il calendario scandisce oggi l’anniversario della scomparsa di uno degli scrittori sardi più conosciuti e apprezzati a livello nazionale ed europeo, dedicatosi a numerosi generi quali il romanzo, il racconto, la poesia ed il teatro, ma anche la saggistica.

Nato a Cagliari il 7 agosto 1909, dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza nel paese di Villacidro, di cui era originaria la sua famiglia, Dessì si appassionò alla letteratura e alla filosofia e decise, all’età di venti anni, di proseguire il percorso di studi classici fino ad allora discontinuo e di iscriversi al liceo classico cagliaritano Dettori. Grazie anche agli incoraggiamenti ricevuti da professori e amici, la destinazione successiva fu la Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa, dove Giuseppe Dessì si laureò nel 1936. Nel 1939 arrivò il suo esordio come scrittore, sancito dai racconti Sposa in città e dal romanzo San Silvano, opere immediatamente accolte positivamente dalla critica. Dopo aver trascorso due anni come provveditore agli studi a Ferrara, l’autore venne poi trasferito a Sassari dove rimase per tutto il periodo della Seconda Guerra Mondiale, per poi tornare nel Continente e assestarsi definitivamente a Roma nel 1954.

Un’immagine del lavatoio di Villacidro, tratta dal documentario sulla Sardegna realizzato da Giuseppe Dessì nel 1963 e trasmesso dalla Rai

Come spesso accadde durante e dopo la guerra, anche per Dessì il mestiere di insegnante e l’attività di scrittore si incrociarono con la passione e l’impegno politici: inizialmente vicino al Partito Socialista, trascorse gli anni successivi al conflitto al di fuori dei partiti ma sempre interessandosi alla vita civile, fino ad approdare nelle liste del PCI prima come indipendente e poi iscrivendosi al partito nel 1974. Nonostante ciò, Giuseppe Dessì si tenne sempre lontano dall’ortodossia del neorealismo che in quell’epoca si andava diffondendo, considerando come unica realtà rappresentabile non quella storica e oggettiva ma quella che si forma nella coscienza di ogni individuo, e che sta quindi al confine tra soggetto ed oggetto.

I suoi numerosi scritti costituiscono una limpida testimonianza di un legame indissolubile con la Sardegna, fatto di dedizione e di attenzione che andavano al di là della lontananza fisica dall’isola, riscontrabili nelle opere teatrali come La Trincea e Eleonora D’Arborea, nei racconti presenti nella raccolta Come un tiepido vento, nei brevi saggi riuniti nel volume Un pezzo di luna, e in tutti gli appassionati romanzi: da San Silvano a Michele Boschino, da I passeri a Il disertore, fino ad arrivare al più celebre Paese d’Ombre (che gli valse il Premio Strega nel 1972) e al suo seguito La Scelta, pubblicato postumo nel 1978.

Colpito da emiplegia nel 1964, Giuseppe Dessì continuò quindi a produrre per più di un decennio e fino alla sua morte, sopraggiunta a Roma il 6 luglio del 1977. Quello che lo scrittore ha sempre considerato il suo paese d’origine, Villacidro, lo celebra annualmente attraverso uno dei premi letterari più affermati della nostra regione e a lui intitolato, organizzato dalla Fondazione Giuseppe Dessì e giunto quest’anno alla sua trentaduesima edizione.

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