Bed and Bunker: riqualificare i fortini militari sardi in strutture turistiche
“B&Bunker” : questo il nome del progetto all’interno della proposta di legge dei Riformatori per riqualificare le ex postazioni militari presenti nel territorio sardo e promuovere il patrimonio isolano, incrementando un turismo di tipo naturalistico e sostenibile. Dopo la riqualificazione
“B&Bunker” : questo il nome del progetto all’interno della proposta di legge dei Riformatori per riqualificare le ex postazioni militari presenti nel territorio sardo e promuovere il patrimonio isolano, incrementando un turismo di tipo naturalistico e sostenibile.
Dopo la riqualificazione dei fari, adesso tocca ai bunker militari che potranno essere trasformati in Bed&Breakfast, Bar, Bike sharing center o Beauty center a seconda del complesso architettonico scelto. Un’iniziativa interessante, di cui l’ assessore agli Enti locali Cristiano Erriu si è detto assai favorevole, anche perché mira a fornire una soluzione per la disoccupazione, soprattutto giovanile, che in Sardegna presenta un tasso del 56,3% .
Nell’ isola gli ex fortini militari sono più di 500, per quanto riguarda la loro distribuzione, essi sono presenti, in modo capillare, soprattutto nelle coste del Sud, dell’ Ovest e Nord dell’isola. Un esempio sono le fortificazioni del Golfo di Oristano, eredità della Seconda guerra mondiale, risalenti agli anni tra il 1942 e il 1943, di forma prevalentemente circolare, somiglianti ad una cupola, dove poteva essere presente anche un ricovero di piccole dimensioni. Questo tipo di struttura era conosciuta come pillbox.
Ingenti saranno i fondi messi a disposizione per il rifacimento delle strutture: si parla di un finanziamento regionale pari a 5 milioni di euro nell’arco due anni, con un massimo di 50 mila euro per ciascuna postazione.
Il consigliere regionale Luigi Crisponi, primo firmatario della proposta, crede fortemente nel progetto e, infatti, afferma: « E’ un potenziale enorme, se recuperati, infatti, questi bunker potrebbero rispondere alla riduzione della disoccupazione giovanile, all’aumento dell’imprenditoria e all’incremento del patrimonio culturale» e continua il collega Michele Cossa: « È possibile coniugare due aspetti: la riscoperta di un patrimonio un po’ sconosciuto e il forte richiamo turistico». Del medesimo parere anche il capogruppo Attilio Dedoni, per cui la sfida vera e propria sarebbe quella di promuovere la conoscenza di tale patrimonio riqualificato e, allo stesso tempo, di metterlo strategicamente a disposizione di un disegno turistico.
Le strutture di certo non mancano, alcune situate in caratteristici paesaggi naturali, bisognerà attendere e vedere se arriveranno anche le proposte.
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