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“Articolo 639, reato di espressione”, il murale di Manu Invisible a un anno dalla sua assoluzione

Il processo che lo vide imputato per aver realizzato nel 2011 una delle sue opere su un muro di proprietà delle Ferrovie dello Stato a Milano, è diventato un vero e proprio caso giuridico. Un anno fa, dopo essere stato assolto sia in primo grado che in appello, anche la Corte di Cassazione gli diede ragione. Il muro su cui stava lavorando era già pieno di scritte e la sua opera non poteva considerarsi un reato. A un anno di distanza il writer mascherato di San Sperate Manu Invisible, insieme al suo avvocato e amico Domenico Melillo in arte Frode, ha voluto realizzare un gigantesco nuovo murale a Trezzano sul Naviglio per contestare l’esistenza di una legge considerata troppo restrittiva, l’articolo 639 del codice penale che descrive il reato di “Deturpamento e imbrattamento di cose altrui”. Questa legge, come si evince dall’opera, viene vista come un limite alla libertà di espressione.

Manu Invisible – “Articolo 639: reato di espressione”

«”Articolo 639 reato di espressione” – si legge nella pagina Facebook dell’artista – è un opera-manifesto che, modifica concettualmente il reato di imbrattamento: Art. 639 del codice penale, trasformandolo in reato di espressione, attraverso una tagliente denuncia sociale legata alla libera espressione in ambito artistico. A un anno dall’assoluzione in formula piena da parte della Suprema Corte Di Cassazione, nei confronti di Manu Invisible, i due artisti celebrano la realizzazione di un “Graffito-manifesto”, facenti parte di un’avanguardia appartenente al mondo intero, che è il movimento della Street art. L’opera è stata realizzata in 5 giorni di lavoro, supportata dal festival internazionale di graffiti: Meeting of Styles Italy».

Anche il quotidiano online Repubblica.it si è occupato dell’opera dando ampio risalto all’artista sardo sulla home page della sezione milanese con un articolo di Claudia Zanella. «A un anno di distanza da quella sentenza e in occasione della convention internazionale di writing e street art ‘Meeting of styles’ a Trezzano sul Naviglio – si legge su Repubblica.it – Manu invisible e Frode (nome d’arte dell’avvocato e street artist Domenico Melillo) hanno deciso di dedicare a questa sentenza e all’articolo 639 del codice penale un murale. Un lavoro di quasi una settimana, bombolette alla mano e con uno studio di prospettive complesso. Ma accanto al “639”, al posto di “reato di imbrattamento”, si legge “reato di espressione” con uno sfondo urbano, che è “il luogo dove di solito viene consumato questo reato”, spiega Melillo».

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