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Emanuele Gattelli, il Cagliari degli anni d’oro e quella rovesciata indimenticabile

La spettacolare rovesciata contro la Sampdoria, 1979.

Cagliari è una città speciale: baciata dal sole tutto l’anno, abbastanza grande dal definirsi città ma piccola al punto giusto per essere perfettamente a misura d’uomo. Capoluogo della nostra Isola è terra di sportivi e grandi appassionati e fedeli del pallone, con un unico credo, quello verso la maglia rossoblù. Ma ciò che ha di unico Cagliari è che, dopo aver nutrito, fatto crescere e reso immortali campioni del calibro di Gigi Riva, Pino Bellini, Emanuele Gattelli e Giuseppe Tomasini, è diventata la loro patria adottiva. Campioni che hanno deciso di stabilirsi definitivamente in città e far continuare, per noi tifosi, il sogno rossoblù. Non è difficile infatti imbattersi in Rombo di Tuono che passeggia per via Dante o che cena al suo ristorante preferito di via Sardegna, ma neanche incontrare le altre tre vecchie glorie impegnate in una sana chiacchierata durante un caffè mattutino a Quartucciu, dove peraltro, abbiamo già avuto il piacere di conoscerle (leggi articolo).

Campioni figli senza dubbio di un’altra epoca calcistica, dove quello che contava, più che i successi e il denaro, erano i rapporti umani, la fedeltà alla maglia, l’onore e il rispetto anche nei confronti degli avversari: gli stessi valori che Emanuele Gattelli oggi insegna ai suoi ragazzi. Gattelli, classe ’53, centravanti della squadra rossoblù tornata in Serie A nel 1978-79, con Mario Tiddia in panchina, è nato a Roma ma si è innamorato della Sardegna al punto di stabilirsi qui dopo la fine della carriera. Il nostro emerge dalle serie inferiori grazie al passaggio all’Atalanta, con cui esordisce in serie B e disputa due stagioni. Passa quindi alla Pistoiese, in serie C, ottenendo una promozione nel campionato cadetto. Si trasferisce quindi al Cagliari, con il quale ottiene la promozione in serie A, categoria poi mantenuta per altre tre stagioni, concludendo la carriera nelle categorie inferiori con squadre sarde.

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo come professionista Gattelli però non ha mai pensato di abbandonare la passione della vita: ancora oggi e con successo, educa alla sana passione per il pallone i giovani calciatori della San Paolo. «I tempi sono senza dubbio cambiati. Il calcio, giocato, vissuto e guardato allo stadio, non è più lo stesso, sia per i giocatori che per i tifosi. Ma io continuo con orgoglio e costanza nella mia missione di allenatore cercando di insegnare ai giovani sportivi gli stessi valori coi quali sono cresciuto e con cui ho giocato e sono arrivato in serie A».

Emanuele Gattelli oggi.

Di Emanuele Gattelli si potrebbero enumerare le gesta ma, tra le più spettacolari, c’è senza dubbio la rovesciata durante la partita Cagliari – Sampdoria, nel 1979. Fece registrare il record di spettatori al Sant’Elia (si parla di 70mila presenze) e al team rossoblù valse la serie A: «Il risultato fu 3 a 0. Il primo gol lo segnai io stesso di testa e il secondo su rovesciata (il terzo fu di Bellini). C’erano tifosi da tutta le parti della Sardegna, una vera festa e io andai ad esultare con loro sotto la curva!

Indimenticabile…ancora trovo persone che mi chiedono di ricordare questo momento!». E oggi, ormai sardo di adozione e da 35 anni in quel di Cagliari, tira le somme della sua vita: «Farei nuovamente e senza dubbio le scelte fatte a suo tempo. La Sardegna è una terra meravigliosa, con qualche problema certo, ma si vive benissimo. Quelli della serie A e B sono stati periodi magici. Ma ora che, da giocatore, ho appeso le scarpette al chiodo, è giusto che tramandi quello che so, con passione e convinzione, ai giovani». Queste le parole e i ricordi di un calciatore e vero sportivo che, con le sue reti e il suo gioco pulito, ha fatto grande la squadra rossoblù e oggi, col suo lavoro di allenatore dei ragazzi, riesce tutti i giorni a trasmettere la propria esperienza e umanità in campo nel rispetto dei veri valori del calcio.

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