Fail fast, succeed faster – Fallire velocemente per ottenere più velocemente successo. Questo è il motto della Lean Startup Machine, un workshop di tre giorni rivolto a futuri imprenditori, che alterna momenti operativi e formativi basati sulla metodologia Lean Startup per imparare a progettare business sostenibili attraverso attività di analisi e scoperta del mercato. Il laboratorio, promosso da Hub/Spoke e Sardegna Ricerche, e supportato dai partner operativi Avanzi, Make a Cube, The Net Value, Open Campus e The Doers, si terrà a Cagliari presso i locali dell’Ex Manifattura Tabacchi da venerdì 19 maggio fino a domenica 21 maggio 2017.

L’evento si rivolge a tutti gli aspiranti imprenditori e a tutti coloro che hanno un particolare interesse per il mondo delle startup. Non sono richieste conoscenze specifiche, in quanto la LSM è adatta sia a persone senza esperienza imprenditoriale che a chi ha già un’impresa, perché grazie al confronto e test continuo permette di validare velocemente i nuovi assunti imprenditoriali, per capirne la fattibilità e potenzialità con il minor spreco di tempo e risorse. Un’idea. Questa è l’unica cosa che serve per poter far parte della LSM Cagliari. Una squadra di professionisti, partendo dalle idee e dalle esigenze dei partecipanti, li aiuterà ad affrontare i molteplici concetti di business, a partire dal problema individuato, fino ad arrivare alla soluzione proposta.

Evento Lean Startup Machine

«La particolarità del nostro evento – spiega l’organizzatore Giulio Lai fondatore di Apply consulting – è quello di partire non dall’idea di impresa, ma dal problema. Noi vogliamo insegnare a chi ha un’idea non a promuoverla, ma a rimuovere i problemi che ci sono alla base».

Il workshop inizia con una serie di pitch, il che aiuterà i partecipanti a distribuirsi in squadre. Una volta organizzati i team, questi, per tre  giorni svilupperanno delle ipotesi che cercheranno di validare sul mercato andando direttamente dai clienti reali. Pertanto ci sarà poca analisi su internet ma molta verifica sul campo. Durante le giornate, i partecipanti verranno supportati da una squadra di professionisti nell’affrontare diverse sfide inerenti la costruzione del business, dalla comprensione del problema fino alla proposta di una soluzione. Grazie ad una precisa metodologia di training intensivo, una costante attività di mentoring e attività di ricerca sul campo e apsull’apprendere le strategie migliori per strutturare un business vincente in ogni campo, a partire dalla comprensione degli aspetti fondamentali e delle metodologie per analizzarli.sull’apprendere le strategie migliori per strutturare un business vincente in ogni campo, a partire dalla comprensione degli aspetti fondamentali e delle metodologie perprendere le strategie migliori per strutturare un business vincente in ogni campo.

La Lean Startup Machine rappresenta un’occasione imperdibile per chiunque abbia un sogno imprenditoriale nel cassetto, e che voglia capire come poter iniziare a metterlo in pratica. L’evento vede il contributo in qualità di sponsor di Abinsula, Amazon Web Services, Apply Consulting, BeeToBit, BYOA, Grafiche Ghiani, Lacerba.io, Panificio Porta 1918 e Playcar Car Sharing.

Donne sarde, donne di carattere. Lo si dice spesso e a volte la storia interviene a corroborare questa tesi. Un primato in rosa molto particolare spetta infatti a una donna sarda, Grazia Pinna, cagliaritana residente in Toscana. Nel febbraio del 1979 passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.

Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.

Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.

Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.