Chiude la mostra Rotod. Rosa Todde: “Entusiasta dei risultati”
Chiuderà questo fine settimana la mostra di arte contemporanea “Rotod, Flusso metamorfico Atto I”, che l’artista tortoliese Rosa Todde ha tenuto aperta al pubblico a partire dal mese di giugno in Corso Umberto, a Tortolì. E per lei è tempo di
Chiuderà questo fine settimana la mostra di arte contemporanea “Rotod, Flusso metamorfico Atto I”, che l’artista tortoliese Rosa Todde ha tenuto aperta al pubblico a partire dal mese di giugno in Corso Umberto, a Tortolì. E per lei è tempo di bilanci.
La giovane artista, pensando ai mesi trascorsi, spiega: “E’ stata una meravigliosa estate, ricca di soddisfazioni e costellata di preziosi incontri. E’ stato un autentico piacere aver avuto l’occasione di raccontare il mio mondo e la mia arte proprio nella città che mi ha vista crescere. Spero di aver avvicinato le persone all’arte e di aver colpito gli addetti ai lavori. Per me era fondamentale far conoscere le mie opere e allo stesso tempo comunicare il mio personale messaggio: la vita non è il passato o il futuro, ma è il presente. Dobbiamo essere felici adesso, abbiamo tutto per esserlo. Spero e credo che in tanti lo abbiano recepito, entrando in sintonia con le mie opere. Spero di poter esporre ancora a Tortolì e di poter portare avanti tutti i progetti che ho in mente, anche in collaborazione con altri giovani interessati all’arte”.
Lo sapevate? Nelle acque della Sardegna antica nuotavano le “tartarughe dal guscio molle”
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Qual è la caratteristica principale delle tartarughe e delle testuggini? Be’, senza ombra di dubbio il loro duro carapace. E se vi dicessimo che in Sardegna erano diffusissime, però, le cosiddette “tartarughe dal guscio molle”?
«Tartarughe e testuggini sono rettili molti antichi e particolari, quando pensiamo ad esse la prima cosa che ci viene in mente è probabilmente il loro duro carapace, sistema difensivo che in molti casi le rende una “pietanza complicata” per molti predatori.»
Il dottor Daniel Zoboli, paleontologo dell’Università di Cagliari, ci conduce per mano in un viaggio all’indietro del tempo, quando animali che fatichiamo anche a immaginare erano molto diffusi.
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Frammenti ossei di tartaruga dal guscio molle dell’Eocene di Nuraxi Figus (Museo PAS-Martel di Carbonia)
«Quello che forse molte persone non sanno è l’esistenza di un particolare gruppo di questi animali che è sprovvisto del caratteristico guscio rigido e ricoperto di placche cornee. Questo è il gruppo delle cosiddette “tartarughe dal guscio molle”.»
Niente placche cornee – su dorso e ventre – per quelli che, come chiarisce il dottore, erano voraci predatori, sebbene dall’aspetto (per noi) bizzarro.
«Attualmente sono diffuse nei fiumi e nei laghi africani, asiatici e americani ma un tempo erano presenti anche in Europa. I loro fossili sono infatti relativamente comuni in molti depositi sedimentari cenozoici tra cui quelli che oggi affiorano in Sardegna. I primi fossili sardi di queste particolari tartarughe sono stati raccolti dal paleontologo Domenico Lovisato nell’area di Cagliari tra la fine dell’800 e i primi del 900 ma altri interessanti reperti sono venuti alla luce nella seconda metà del secolo scorso e sono stati studiati dalla paleontologa sarda Ida Comaschi Caria.»
«In un recente lavoro pubblicato assieme ad altri colleghi di diversi istituti, abbiamo fatto un sunto sulle conoscenze riguardanti le tartarughe fossili della Sardegna ed è emerso che le “tartarughe dal guscio molle” sono tra le più antiche e numerose nella nostra isola» chiarisce lo studioso. «I fossili più antichi risalgono infatti all’epoca chiamata Eocene (circa 50 milioni di anni) e sono stati ritrovati nella miniera di carbone di Nuraxi Figus (Gonnesa). Quelli più recenti, si fa per dire, risalgono invece ad appena 7-10 milioni di anni fa e provengono dall’area di Cagliari.»
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