Processione in mare, sagre, bancarelle di ogni tipo, una fiumana di gente che si raccoglie festosa tra la torre di San Miguel e il porto di Arbatax. Di sicuro questo piccolo elenco ha portato la vostra mente ad un preciso concetto: la Festa di Stella Maris. E non potrebbe essere altrimenti, considerato il fatto che da decenni questa suggestiva festività mobilita migliaia di persone nella piccola cittadina costiera. Il Comitato di Stella Maris, lavora nei mesi invernali per garantire ogni estate il ripetersi della magia, sia dal punto di vista religioso che da quello civile.
Per tutti coloro che vorranno partecipare alla festa, ecco il calendario:

 VENERDI’ 20 LUGLIO

Sagra delle cozze presso il Centro Pesca arbataxino

Balli con il noto maestro Hansel Melgares.

SABATO 21 LUGLIO

Sagra del pesce fritto

Esibizioni di musica, ballo e cabaret, con gli ospiti: Manuela Dessì, i Tenorenis, il Duo Barritas, Vasco al Massimo e i Foots Clan Crew.

DOMENICA 22 LUGLIO

18.30 Processione per le vie del paese

19.00 Santa Messa officiata presso il Molo di Levante

20.00 Processione in mare, con lancio della corona di fiori in memoria di tutte le persone che nelle acque hanno perso la vita. Rientro in Chiesa e benedizione generale.

Esibizione dei gruppi folk al Centro Pesca

00.00 Spettacolo pirotecnico

Secondo la tradizione sarda ( ma non solo) il pane messo al contrario sul tavolo da imbandire è portatore di disgrazia e comunica mancanza di rispetto nei confronti degli altri commensali. Sicuramente i vostri nonni, almeno una volta, vi avranno sgridati nel vedervelo fare, ma forse non vi hanno mai spiegato il perchè tenevano al fatto che il pane venisse messo in tavola nel verso giusto.

Le spiegazioni sono varie e affondano le radici nell’antichità.

La prima, quella che tutti probabilmente conoscono, è legata alla religione. Il pane da sempre simboleggia il corpo di Cristo e chiaramente non è cosa bella e gradita che lo si presenti capovolto.

Ma esiste un’altra spiegazione, storica, che affonda le radici nel Medio Evo e che dalla Francia, di bocca in bocca, potrebbe essere arrivata in Italia e poi in Sardegna.  Nel Quattrocento, infatti, quando purtroppo era molto in voga la pena di morte, i fornai del regno avevano una sorta di “codice” tra loro.

Il pane è sempre stato visto, come dicevamo, alla stregua di un alimento sacro e quando i fornai erano costretti a venderlo ai boia che tanto disprezzavano, lo facevano preparandolo di bassissima qualità e porgendolo capovolto agli aguzzini. Si dice che fu per questo che il monarca Carlo VII escogitò la soluzione di far lavorare i boia incappucciati, così da non essere riconosciuti.