roma.vistanet.it

Lo sapevate? l romani chiamano il Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur “Palazzo Groviera”

Lo sapevate? l romani chiamano il Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur “Palazzo Groviera”.

Uno dei monumenti simboli del quartiere Eur è sicuramente il Palazzo della Civiltà Italiana, chiamato affettuosamente dai Romani (per loro natura, vocazione ed esperienza scettici dinanzi a qualsiasi altisonante retorica) non solo “Colosseo Quadrato” ma anche “Palazzo Groviera”, per via dei “buchi” nelle sue facciate.

L’edificio, costruito durante il periodo Fascista,  è un grande parallelepipedo composto da 54 archi per lato, con decorazioni esterne di statue ispirate alla mitologia classica e alle allegorie delle virtù del popolo italiano.

 

L’Eur fa parte di un progetto nato per celebrare i 20 anni del regime fascista durante l’Esposizione Universale del 1942: da qui il nome EUR, acronimo di Esposizione Universale Roma. Fu ideato dai più famosi architetti del tempo, tra i quali Marcello Piacentini, e divenne già allora il nuovo centro di potere di Roma, esempio di modernità e progresso.

Il palazzo della Civiltà Italiana, noto anche come palazzo della Civiltà del Lavoro fu concepito nel 1936 e progettato nel 1937, la sua costruzione iniziò nel luglio 1938 e fu inaugurato, benché incompleto, nel 1940; i lavori si interruppero nel 1943 per poi essere ultimati nel dopoguerra.

L’edificio è a pianta quadrata e si presenta come un parallelepipedo a quattro facce uguali, con struttura in cemento armato e copertura interamente in travertino; presenta 54 archi per facciata (9 in linea e 6 in colonna) e per questo motivo ricevette il soprannome di Colosseo quadrato.

È dichiarato dal MIBAC edificio di interesse culturale ed è quindi vincolato a usi espositivi e museali; da luglio 2013 e fino a tutto il 2028 è concesso in affitto al gruppo di alta moda Fendi.

La commissione esaminatrice — presieduta da Marcello Piacentini — promosse il progetto di Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano. Sulle quattro testate riporta, scolpita sul travertino che lo ricopre, la dicitura su tre righe in caratteri capitali monumentali romani «un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori», citazione da un discorso di Mussolini. Il palazzo è alto 60 metri, con una base di 53 metri, poggia su un basamento a gradini.
Negli archi del piano terreno si trovano 28 statue, ciascuna di esse allegorica delle virtù del popolo italiano. Ai quattro angoli del basamento si trovano altrettanti monumenti equestri raffiguranti i Dioscuri, opera di Publio Morbiducci e Alberto Felci.
Con il tempo l’edificio si guadagnò anche il soprannome ironico di Palazzo groviera dai romani, per via della forma delle sue facciate.

Per la sua particolare architettura e il suo richiamo alle forme monumentali della Roma antica, il Palazzo della Civiltà Italiana è stato spesso l’ambientazione, oppure lo sfondo, di produzioni cinematografiche Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini, L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni, Le tentazioni del dottor Antonio in Boccaccio ’70 (1962) di Federico Fellini, 8½ (1963) di Federico Fellini, Notte prima degli esami (2006) di Fausto Brizzi, Smetto quando voglio – Masterclass (2017) di Sydney Sibilia, e tanti altri.

 

Due curiosità: per diversi anni fu lasciato in totale abbandono, servì dapprima come accampamento per le truppe tedesche, che utilizzarono il piano basso come officina per gli automezzi. Poi fu occupato dagli Alleati.
Ogni romano sa che il numero dei fornici in orizzontale e verticale corrisponde al numero delle lettere del nome e del cognome di Benito Mussolini.

 

 

Exit mobile version