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Lo sapevate? La reazione di Audrey Hepburn nella scena di Vacanze Romane alla Bocca della Verità è autentica

Lo sapevate? La reazione di Audrey Hepburn nella scena di Vacanze Romane alla Bocca della Verità è autentica.

La Bocca della Verità è un antico mascherone in marmo pavonazzetto, murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma dal 1632. Il mascherone rappresenta un grande volto maschile barbuto; occhi, naso e bocca sono forati e cavi. La Bocca della Verità raggiunse una grande notorietà grazie alla scena del famoso film Vacanze Romane, con Gregory Peck e Audrey Hepburn. Tanti gli aneddoti su questa scena, scopriamoli insieme.

Nel medioevo si diffuse la leggenda che si fece costruire la Bocca della Verità per sciogliere i dubbi sulla fedeltà di mariti e mogli e punirli (in caso di infedeltà e bugia) con la perdita della mano.

Vacanze Romane è un film del 1953 diretto da William Wyler, interpretato da Gregory Peck e Audrey Hepburn. Il film rese famosa la Hepburn, che vinse l’Oscar per la sua interpretazione.

Nella scena girata alla Bocca della Verità l’attore americano finge di aver perso la mano all’interno della bocca. L’attrice rimase suggestionata dalla leggenda e lo spavento nel film fu reale.

La reazione di Audrey Hepburn alla “mano morsa” di Gregory Peck è autentica, il grido lanciato dall’attrice venne definito successivamente da lei stessa come “un urlo perfetto e appropriato”.
Poco prima dell’inizio delle riprese Peck riferì al regista William Wyler che avrebbe preso in prestito una gag dal celebre comico Red Skelton e che avrebbe tenuto la mano nascosta nella manica tirandola fuori dalla bocca della scultura al fine di spaventare la Hepburn.

Wyler acconsentì e decise di ricreare la gag senza informare Audrey. Quando l’attrice non vide la mano di Peck uscire dalla scultura lanciò un urlo. La scena fu girata una sola volta ed è quella che gli spettatori hanno visto nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

 

 

Il volto che compare nella Bocca della Verità è stato interpretato nel tempo come raffigurazione di vari soggetti: Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un fauno. Il mascherone era un tombino della Cloaca Massima.

Nel periodo della Roma Antica i tombini, nella Roma Antica, riportavano spesso l’effigie di una divinità fluviale che beve l’acqua piovana. La scultura risale al I secolo avanti Cristo, ha un diametro di 1,75 m e pesa circa 1300 Kg.
L’oggetto è citato nei primi Mirabilia Urbis Romae, una antica guida medievale per pellegrini, dove alla bocca venne assegnato il potere di formulare oracoli.

Il nome “Bocca della verità” comparve nel 1485 e la scultura rimase da allora sempre menzionata tra le curiosità romane e fu riprodotta in disegni e stampe. In origine la bocca era collocata all’esterno del portico della chiesa. Fu spostata nel portico con i restauri voluti da papa Urbano VIII Barberini nel 1631.

Ma esistono ulteriori racconti popolari sulla bocca. Nel Medioevo si diffuse la leggenda che fu Virgilio Marone Grammatico, un erudito del VI secolo (omonimo del poeta mantovano Virgilio), che praticava la magia, a costruire la Bocca della Verità, per i mariti e le mogli che avessero dubitato della fedeltà del coniuge.
Nel XV secolo viaggiatori italiani e tedeschi ricordano questa pietra “che si chiama lapida della verità, che anticamente aveva virtù di mostrare quando una donna avessi fatto fallo a suo marito”.

In un’altra leggenda tedesca del XV secolo si parla di una donna infedele che, condotta dal marito molto sospettoso alla Bocca della Verità per essere sottoposta alla prova, riuscì a salvare la sua mano con una astuzia.

 

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