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Lo sapevate? Il latino era la lingua più parlata in antichità

Lo sapevate? Il latino era la lingua più parlata in antichità.

Se consideriamo i continenti conosciuti e più vicini a noi, sino al medioevo il latino era sicuramente la lingua più diffusa. Grazie naturalmente all’egemonia di Roma, che diffuse il latino, un po’ come è accaduto oggi per l’inglese, divenuto l’idioma non ufficiale di tutto il Mondo.

La lingua latina è stata la prima tra tutte le lingue europee a godere di un’aura internazionale e dello status di lingua universale. Oggi dichiarato estinto, il latino era la lingua ufficiale dell’antica Roma, quindi dell’intero Impero Romano Occidentale fino alla sua caduta (avvenuta nel 476 d.C.), uno dei più potenti imperi – e uno dei più affascinanti – della storia.

Un’influenza straordinaria, tanto che di tutte le lingue cosiddette “morte” il latino è senza dubbio ancora oggi quella più “viva”, studiata da milioni di persone in tutto il mondo e considerata addirittura idioma ufficiale dalla Chiesa cattolica. Ovunque è ritenuta la lingua effettiva dell’antichità romana, simbolo stesso della sua storia e cultura fin dall’età più antica.

Il latino e il greco erano le due lingue ufficiali dell’Impero Romano, ma altre lingue erano importanti a livello regionale. Il latino era la lingua nativa dei Romani e rimase la lingua dell’amministrazione imperiale, della legislazione e dell’esercito per tutto il periodo classico.

Il latino è una lingua indo-europea del gruppo latino-falisco. Era parlata originariamente nel Latium vetus, una piccola regione a sinistra del Tevere ed era la lingua dei Romani fin dal primo periodo conosciuto. Scrivendo sotto il primo imperatore romano Augusto, Virgilio indicava nell’Eneide il latino come una fonte di unità e tradizione romana. Gli imperatori della dinastia giulio-claudia, che sostenevano di discendere dall’eroe virgiliano Enea, incoraggiarono un uso elevato e corretto del latino (latinitas), un movimento linguistico identificato in termini moderni come latino classico, e favorirono il latino per condurre affari ufficiali.

Va sottolineato che il latino divenne la lingua delle zone conquistate perché la popolazione locale iniziò a parlarlo e non perché la popolazione locale venne deportata. Il latino non fu imposto ufficialmente ai popoli sottoposti al dominio romano. Il latino non era un requisito per la cittadinanza romana e non esisteva una scuola statale che lo privilegiasse come mezzo per l’istruzione: la conoscenza e l’uso fluente erano auspicabili semplicemente per il suo prestigio socio-culturale e per motivazioni pratiche. Il latino era infatti necessario per il servizio e l’avanzamento imperiali ed era la lingua utilizzata per il funzionamento interno del governo. Gli editti e le comunicazioni ufficiali dell’imperatore erano in latino, comprese le decisioni sulle leggi locali che potevano essere in un’altra lingua.

Il latino cessa di essere una lingua vivente: nel XVI secolo, il Rinascimento valorizza l’umanità, l’arte, la razionalità, l’individualismo e la logica, ma il latino cessa di essere una lingua vivente perché non viene più utilizzata da nessuno in alcuna attività.

Ancora oggi, comunque, il latino è una delle lingue ufficiali del Vaticano. Gli Stati pontifici e la Chiesa Cattolica non hanno infatti mai abbandonato il loro linguaggio storico e l’universalità che questo permette di raggiungere: in questo contesto il latino è ancora una lingua parlata.

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