roma.vistanet.it

Lo sapevate? Le osterie ricavate nei grottini della collina del Testaccio furono allestite nel Seicento

Lo sapevate? Le osterie ricavate nei grottini della collina del Testaccio furono allestite nel Seicento.

 

Ancora adesso le osterie dei grottini al Testaccio attirano turisti e avventori e sono uno degli aspetti più tipici della città. Ma come nacquero questi ritrovi poi trasformati in ristoranti e perché furono costruiti?

 

 

Il Monte Testaccio (Mons Testaceus, in latino) è quindi una collina artificiale formata dai cocci (testae, in latino) e detriti vari, accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al vicino porto di Ripa grande (Emporium). La collina sui cui si adagia il quartiere è formata dai frammenti delle anfore scartate dal vicino porto che si trovava sul fiume Tevere, in età imperiale.

Il Monte Testaccio ha un perimetro di 700 metri circa, un’altezza massima di 45 metri ed una superficie di circa 22.000 metri quadrati, con milioni di cocci di anfore accatastati. La zona veniva quindi utilizzata come una vera e propria discarica per lo smaltimento delle anfore. Dopo il viaggio in mare, sulle antiche navi romane, le anfore arrivavano al porto di Fiumicino e attraverso il Tevere giungevano fino al porto di Ripa Grande, nei pressi del ponte Sublicio.

 

I contenitori di terracotta poi venivano accatastati nell’area compresa tra la riva sinistra del Tevere e le mura aureliane, e nel tempo hanno formato il Monte dei Cocci.

 

Adesso Testaccio è uno dei cuori pulsanti della Capitale. Un famoso quartiere alla moda della Capitale, laboratorio di sviluppo urbano, all’avanguardia nella produzione culturale di Roma e centro della movida. Le grotte adibite anticamente a magazzini ospitano infatti bar e locali notturni affollati e trattorie tradizionali ma anche innovative.

 

Nel 1670, due signori romani, Domenico Coppitelli e Pietro Ottini, acquistarono circa duecento canne di terra, per motivi commerciali. Crearono dei grottini dentro al monte, per adibirli a cantine e osterie.
La pratica prese piede e in tanti aprirono locande dove la gente poteva bere e mangiare.

 

Nel tempo queste osterie aumentarono di numero. Fu attuata una prima forma di speculazione edilizia e cominciarono a proliferare le attività commerciali: gran parte del colle fu trasformato in un deposito di vivande. Poco prima del Settecento comparvero le prime testimonianze di interessamento da parte delle autorità cittadine e del pontefice Benedetto XIV per salvaguardare l’integrità del monte come prezioso reperto archeologico, vietando e punendo l’asportazione di terra e cocci, il pascolo ed ogni tipo di degrado.

Le proprietà isolanti dell’argilla sono state sfruttate per secoli inducendo i romani a scavare alle pendici del colle artificiale numerose grotte al cui interno la temperatura si attesta tutto l’anno intorno ai 10°. I locali scavati tra i cocci vennero adibiti a cantine, dispense e stalle e successivamente, come detto, furono anche trasformati in osterie. Solo in epoca più moderna i grottini furono adibiti a ristoranti e locali notturni.

Oggi quei grottini ospitano ristoranti, anche molto eleganti, in cui è possibile assaggiare le specialità testaccine.


Nel corso del XX secolo, e precisamente durante il secondo conflitto mondiale, sul Monte dei Cocci venne allestita una batteria antiaerea dotata di cannoni, che in seguito fu smantellata. Passeggiando sulla collina potrete riconoscerne i resti ancora visibili.
Se arrivate fino alla cima del Monte dei Cocci vi imbatterete in una croce. Qui terminava la via Crucis che partita da un edificio ormai scomparso nei pressi della Bocca della Verità.

(Foto Roma Sparita).

Adesso Testaccio è un quartiere verace, dall’anima popolare e conosciuto come il quartiere operaio della capitale.


Ultimamente è stato riscoperto anche per l’archeologia industriale ed è il quartiere che rappresenta al meglio l’unione tra le antiche tradizioni romane e le nuove tendenze.
Nonostante la continua evoluzione, infatti il Testaccio è riuscito sempre a mantenere inalterato il suo spirito genuino, semplice e familiare, simbolo di cultura e romanità per eccellenza.


Ultimamente viene scelto per importanti set cinematografici ed è diventato laboratorio di sviluppo urbano, all’avanguardia nella produzione culturale di Roma.

Exit mobile version