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Lo sapevate? Nel Portico d’Ottavia nel Medioevo si teneva il mercato romano del pesce

Lo sapevate? Nel Portico d’Ottavia nel Medioevo si teneva il mercato romano del pesce.

Il Portico d’Ottavia a Roma si trova nel cuore di Roma ed è il simbolo del quartiere ebraico: è una struttura a pianta rettangolare con doppio colonnato a cui si poteva accedere attraverso due aperture ad arco. Fu costruito sotto l’imperatore Ottaviano al posto di un edificio simile preesistente e intitolato alla sorella Ottavia. Nel Medioevo diventò il punto di riferimento per la vendita del pesce. Ecco che cosa è stato scoperto.

Situato nel rione di Sant’Angelo, ha ospitato il mercato del pesce (Forum piscium o di “Pescheria Vecchia” da cui Sant’Angelo in Pescheria). È ancora visibile una lapide di questo periodo con l’iscrizione “CAPITA PISCIUM HOC MARMOREO SCHEMATE LONGITUDINE MAJORUM USQUE AD PRIMAS PINNAS INCLUSIVE CONSERVATORIBUS DANTO” (le teste dei pesci più lunghi di questa lapide, pinne comprese, devono essere date ai Conservatori [cioè agli amministratori civici]). Il mercato del pesce fu spostato dal Portico d’Ottavia a piazza San Teodoro nel 1885, dopo l’unità d’Italia. 

Durante lo scavo archeologico del complesso monumentale sono stati ritrovati i resti di una bottega in cui erano presenti in gran quantità gusci di telline e ostriche a testimonianza dell’esistenza del commercio del pesce sin dall’epoca alto medievale.
Nel XII secolo, venne trasferito qui il mercato del pesce, all’interno del quartiere ebraico.
Il mercato veniva allestito nella piazza che fronteggia la Chiesa di Sant’Angelo, che proprio per questo motivo prenderà l’appellativo “in Pescheria”, meglio nota all’epoca come “Santo Agnolo pescivendolo”.
La vendita era favorita dalla vicinanza del Tevere e dalla possibilità di sfruttare ampie zone coperte. Il pesce arrivava con le barche nella notte e veniva scaricato alla Renella, dal lato di Trastevere.


La vendita all’ingrosso del pesce – il “cottìo”, dal latino medioevale ‘coctigium’ – iniziava all’alba e si svolgeva in forma di asta, per fissare il listino della giornata. Per le contrattazioni venivano usati termini in gergo comprensibili solo ai “cottiatori” e agli acquirenti: dettaglianti, gestori di trattorie, cuochi. Un vero e proprio spettacolo, frequentato da popolani e nobili che vi si recavano in abito da sera, dopo aver partecipato alle feste nei palazzi.
I pesci venivano esposti su grandi tavole di marmo – le “prete” ricavate dai resti del portico, di proprietà di importanti famiglie che guadagnavano sull’affitto. Una famiglia poteva possedere un unico bancone, ma un bancone poteva essere di proprietà di più famiglie.
A seguito di restauri della Chiesa nella seconda metà dell’800, il mercato venne trasferito in via di San Teodoro.

Il quartiere ebraico fu il secondo ghetto istituito al mondo, successivo di pochi decenni solo a quello di Venezia. Si trova nel rione Sant’Angelo, di fronte all’isola Tiberina, e nel corso dei secoli ha caratterizzato la sua fisionomia integrando elementi culturali e architettonici di tradizione ebraica con i monumenti risalenti al glorioso periodo romano antico. 

Il portico di Ottavia sostituì il portico di Metello ed era costituito da un recinto porticato che circondava i templi di Giunone Regina e di Giove Statore. I resti attualmente visibili appartengono ad una radicale ricostruzione dell’epoca di Settimio Severo.

Si tratta probabilmente del primo esempio di templi racchiusi da lussuosi portici successivamente ripreso a scala maggiore nei Fori Imperiali.

Tra il 27 e il 23 a.C. ci fu una radicale ricostruzione del complesso, finanziata con il bottino della vittoria sulla Dalmazia da Ottaviano, che lo dedicò a nome della sorella Ottavia (porticus Octaviae).

I templi furono rimaneggiati e dedicati di nuovo. Fu costruita una biblioteca con due sezioni, una per i libri greci, l’altra per quelli latini, dedicata nel 23 alla memoria di Marcello. A questa fase dovrebbe appartenere un’esedra, visibile alle spalle dei due templi. Nella ricostruzione il portico venne ampliato verso sud-ovest e vi furono aggiunti l’ingresso monumentale sporgente al centro del lato verso il Circo Flaminio e forse il portico esterno.

Nell’80 il complesso subì danni in seguito ad un incendio e venne probabilmente restaurato da Domiziano. Nel 203 il portico e probabilmente anche i templi, vennero ricostruiti, probabilmente con la stessa pianta, e nuovamente dedicati da Settimio Severo e Caracalla, dopo le distruzioni dovute a un incendio. Nel 442 subì i danni di un terremoto: due delle colonne del propileo di ingresso vennero sostituite dall’arcata tuttora esistente. Intorno al 770 a partire dal propileo di ingresso venne edificata la chiesa di San Paolo, poi Sant’Angelo in Pescheria, tuttora esistente.

Dalla sua istituzione (1555) entrò a far parte del ghetto di Roma.

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