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Lo sapevate? Michelangelo e la leggenda della statua “cornuta” di Mosè di San Pietro in Vincoli

Lo sapevate? Michelangelo e la leggenda della statua “cornuta” di Mosè di San Pietro in Vincoli.

Nella Basilica di San Pietro in Vincoli, nel rione Monti, sul colle Oppio, si trova una meravigliosa e famosissima statua di Mosè, scolpita da Michelangelo. Capolavoro dell’arte rinascimentale, la statua (che presenta delle strane corna, probabilmente risultato di un errore di interpretazione) è famosa anche per una leggenda, che ha come protagonista proprio il grande artista toscano, il quale contemplando la statua, al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, esclamò la frase «Perché non parli?», colpendo il ginocchio con il martello che impugnava. Questa statua presenta una serie di curiosità molto interessanti. Andiamo a scoprirle.

Commissionato da papa Giulio II nel 1505, il Mosè doveva far parte del grandioso complesso statuario su tre livelli e adornato con circa 40 statue, concepito come mausoleo del Papa, che doveva occupare un posto centrale nella nuova Basilica di San Pietro. Poi a seguito della morte del Papa il progetto subì notevoli cambiamenti e ridimensionamenti e l’ultimo progetto fu terminato solo nel 1545.

La scultura marmorea è alta 235 cm. Il profeta viene rappresentato in posizione seduta, con la testa barbuta rivolta a sinistra, il piede destro posato per terra e la gamba sinistra sollevata con la sola punta del piede posata sulla base. Il braccio sinistro è abbandonato sul grembo, invece quello destro regge le tavole della Legge, mentre la mano arriccia la lunga barba. Curiosamente le tavole della legge risultano rovesciate, come se fossero scivolate dalle braccia del Mosè. La statua, nella sua composizione, esprime la solennità e la maestosità del personaggio biblico. Celebre lo sguardo del Mosè definito come “terribile”: esso è stato interpretato come espressione del carattere di Michelangelo, irascibile, orgoglioso e severo.
Le corna sul capo del Mosè, tipiche della sua iconografia, sono probabilmente dovute ad un errore di traduzione del Libro dell’Esodo (34-29), nel quale si narra che Mosè, scendendo dal monte Sinai, avesse due raggi sulla fronte. L’ebraico “karan” o “karnaim” – “raggi” – potrebbe essere stato confuso con “keren” – “corna”. All’errore può aver contribuito anche il fatto che nel Medioevo si riteneva che solo Gesù potesse avere il volto pieno di luce.

Veniamo alla leggenda. È legato a questa scultura un aneddoto: Michelangelo, contemplando la statua, al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, esclamò la frase «Perché non parli?», colpendo il ginocchio con il martello che impugnava. Il ginocchio della statua presenta in effetti una impercettibile venatura.

In realtà, sia cercando nei documenti storici del periodo che studiando il ginocchio in questione a distanza ravvicinata, non si è potuto comprovare al momento in alcun modo la veridicità di questa leggenda.
Il ginocchio che Michelangelo avrebbe colpito, infatti, presenta solo una venatura naturale del marmo che lo attraversa.

 

 

Secondo un’altra diceria della fantasia popolare, nella barba del Mosè (che il Vasari definì perfetta tale da sembrare più “opera di pennello che di scalpello”), sotto il labbro inferiore, leggermente a destra, Michelangelo avrebbe scolpito il profilo di papa Giulio II e una testa di donna sua amante.

Riguardo la statua si dice anche che il gonfaloniere di Firenze, Pier Soderini, si permise di criticare le proporzioni del naso; il furbo Michelangelo fece allora finta di aggiustarlo e ottenne la soddisfazione del politico, che affermò “Ora va benissimo!”.

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