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Lo sapevate? Nel giorno del compleanno di Roma il sole illumina con i suoi raggi l’oculus della cupola del Pantheon

Lo sapevate? Nel giorno del compleanno di Roma il sole illumina con i suoi raggi l’oculus della cupola del Pantheon.

Il periodo migliore per visitare il Pantheon è intorno al 21 aprile, giorno in cui si festeggia la fondazione di Roma e in cui il sole, perfettamente verticale a mezzogiorno, illumina con i suoi raggi l’oculus della cupola.

Nel giorno in cui Roma festeggia il suo compleanno, i raggi di luce penetrano nel Pantheon e, alle 12 precise, illuminano perfettamente la porta di bronzo d’ingresso, quella da cui oggi entrano i visitatori ma da cui, tanti anni fa, accedeva l’imperatore.

 

Ogni 21 aprile, a mezzogiorno, il sole entra nell’oculus del Pantheon con un’inclinazione tale da creare un fascio di luce che centra perfettamente il portale d’ingresso. A quell’ora esatta, quando l’Imperatore varcava la soglia del tempio tutto il suo corpo era immerso nella luce.

La luce del sole che entra dall’occhio proietta all’interno un’ellisse luminosa in punti variabili a seconda dell’epoca dell’anno e dell’ora del giorno. A mezzogiorno l’asse verticale dell’ellisse luminosa proiettata sulla parete del tempio coincide con l’asse del portale d’ingresso, ma si sposta in senso verticale al variare delle stagioni, indicando con precisione la data degli equinozi e dei solstizi.

Probabilmente il gioco di luce complessivo serviva ad individuare un calendario della ripartizione dell’anno.

 

Nel passato gli imperatori sceglievano questa data per fare la loro entrata trionfale nell’edificio, come se fossero stati invitati direttamente da Apollo, dio del Sole per gli antichi Romani.

 

Il Pantheon è uno degli edifici più belli della città.

Lo incontrate all’improvviso, tra le vie del centro di Roma: si tratta di uno dei monumenti più belli e grandiosi mai costruiti dall’uomo. Una struttura imponente, spettacolare, il sito italiano più visitato nel 2019: il Pantheon compirà duemila anni nel 2027, un edificio straordinario, costruito in epoca imperiale, che si è perfettamente conservato ed è uno dei simboli più ammirati della Capitale.

 

Il Pantheon, situato nel rione Pigna, in pieno centro storico, è un edificio della Roma antica costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Fu fondato nel 27 a.C. dall’arpinate Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto. Fu fatto ricostruire dall’imperatore Adriano tra il 120 e il 124 d.C., dopo che gli incendi dell’80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea.

È composto da una struttura circolare unita a un portico in colonne corinzie (otto frontali e due gruppi di quattro in seconda e terza fila) che sorreggono un frontone. La grande cella circolare, detta rotonda, è cinta da spesse pareti in muratura e da otto grandi piloni su cui è ripartito il peso della caratteristica cupola emisferica in calcestruzzo che ospita al suo apice un’apertura circolare detta oculo, che permette l’illuminazione dell’ambiente interno. L’altezza dell’edificio calcolata all’oculo è pari al diametro della rotonda, caratteristica che rispecchia i criteri classici di architettura equilibrata e armoniosa. A quasi due millenni dalla sua costruzione, la cupola intradossata del Pantheon è ancora oggi una delle cupole più grandi di tutto il mondo, e nello specifico la più grande costruita in calcestruzzo romano.

All’inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana chiamata Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni inflitte dai papi agli edifici della Roma classica. Gode del rango di basilica minore ed è l’unica basilica di Roma oltre a quelle patriarcali ad avere ancora un capitolo. Gli abitanti di Roma lo chiamavano popolarmente la Rotonna (“la Rotonda”), da cui derivano anche il nome della piazza e della via antistanti.

Proprietà demaniale dello Stato Italiano, dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo ha gestito tramite il Polo museale del Lazio, e dal dicembre 2019 attraverso la Direzione Musei statali di Roma. Nel 2019 ha fatto registrare 8.955.569 visitatori, risultando il sito museale statale italiano più visitato.

 

 

Il cosiddetto “Natale di Roma” si celebra ogni anno il 21 aprile: la città rievoca questa data con manifestazioni e sfilate in costume. È in questa data che si fa iniziare la storia della città. L’individuazione di questa data si deve al letterato romano vissuto tra il II e il I secolo a.C Marco Terenzio Varrone, che si basò sui calcoli del suo amico Lucio Taruzio Firmano sugli annali repubblicani.

Il Natale di Roma, anticamente detto Dies Romana e conosciuto anche con il nome di Romaia, è una festività legata alla fondazione della città, festeggiata proprio oggi. Secondo la leggenda, narrata anche da Varrone. La fissazione al 21 aprile, riportata da Varrone, si deve ai calcoli astrologici del suo amico Lucio Taruzio.

Da questa data in poi derivava la cronologia romana, definita infatti con la locuzione latina Ab Urbe condita, ovvero “dalla fondazione della Città”, che contava gli anni a partire da tale presunta fondazione.

Romolo e Remo erano due fratelli gemelli, uno dei quali, Romolo, fu il fondatore della città di Roma e suo primo re. La data di fondazione è indicata per tradizione al 21 aprile 753 a.C.. Secondo la leggenda erano figli di Rea Silvia (Rhea Silvia), discendente di Enea, e di Marte.

Come si racconta nell’Eneide, Enea, figlio della dea Venere, fugge da Troia, ormai occupata dagli Achei, con il padre Anchise e il figlio Ascanio.

Dopo varie peregrinazioni nel Mediterraneo, Enea approda nell’odierno Lazio.

Il figlio di Enea, Ascanio, fondò una nuova città di nome Alba Longa sulla quale regnarono i suoi discendenti per numerose generazioni fino a quando si arrivò al regno di Amulio, che aveva usurpato il trono al fratello Numitore.

Amulio costrinse, infine, l’unica figlia femmina del fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e a fare quindi voto di castità, togliendole la speranza di diventare madre. Ma il dio Marte s’invaghì della fanciulla e dopo averla posseduta con la forza in un bosco sacro, dove era andata ad prendere acqua, la rese madre dei gemelli Romolo e Remo.

Il re Amulio affidò i bambini a due schiavi con l’ordine di metterli in una cesta e affidarli alla corrente del fiume.

La cesta nella quale i gemelli erano stati adagiati si arenò in una pozza d’acqua sulla riva. Quando le acque del fiume si ritirarono, la cesta rimase all’asciutto ai piedi di un albero di fico.

Una lupa, scesa dai monti al fiume per abbeverarsi, fu attirata dai vagiti dei due bambini, li raggiunse e si mise ad allattarli.

In seguito furono trovati da un pastore di nome Faustolo, il quale insieme alla moglie Acca Larenzia decide di crescerli come suoi figli.

Divenuti adulti diventarono guerrieri per proteggere la comunità locale. Remo venne però rapito da bande di razziatori e fu condannato a morte dalla zio Amulio. Romolo riuscì però a liberare il fratello e a uccidere il re Amulio. La comunità di Romolo e Remo divenne la più potente, a discapito dei villaggi circostanti.

Romolo e Remo vollero quindi trasformare la propria comunità di pastori in una vera e propria città. Purtroppo la scelta del colle su cui fondare la città e un diverbio tra i due si concluse con un violento litigio e con l’uccisione di Remo per mano del fratello Romolo.

La città di Roma viene così fondata sul colle Palatino. Romolo tracciò il solco secondo le comuni usanze, per poi definire i confini alle pendici del colle. Lo stesso Romolo assume il governo della nuova città come primo re di Roma.

 

 

 

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