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Lo sapevate? A Roma esiste un luogo dove sino al 1923 venivano abbandonati i neonati indesiderati

Lo sapevate? A Roma esiste un luogo dove sino al 1923 venivano abbandonati i neonati indesiderati.

Purtroppo esistono, fortunatamente sempre più raramente, casi di abbandoni di neonati. Una prassi, questa, che prima era molto più diffusa (quando non venivano uccisi). In molte città esisteva la cosiddetta Ruota degli Esposti, dove i bambini indesiderati che nascevano (il più delle volte da prostitute, o illegittimi, o in famiglie poverissime o disastrate) venivano abbandonati in una sorta di bussola di legno che girava, in attesa di essere adottati dalla Chiesa. Scoprite dove si trova ancora oggi questa ruota a Roma.

Nella Città Eterna la Ruota degli Esposti si trovava (e si trova ma fortunatamente non è più utilizzata) di fronte all’Ospedale di Santo Spirito in Saxia (o Sassia), a due passi da Piazza San Pietro, alla sinistra dell’ingresso al porticato esterno. Nascosta dietro una grata, è possibile scorgere una ruota girevole di forma cilindrica.

Una struttura che evoca ricordi angoscianti. L’usanza affonda le sue radici nel lontano Medioevo, all’interno di questa nicchia, negli spazi della ruota, venivano deposti in anonimato neonati indesiderati, illegittimi o che comunque non si era in grado di poter mantenere. Era un modo per non renderli “figli di nessuno” bensì “figli della Chiesa“.

L’Arcispedale di Santo Spirito in Saxia è un antico ospedale (ora centro congressi) nel rione di Borgo, a Roma. Situato nei pressi di Città del Vaticano, è adiacente al moderno Ospedale di Santo Spirito, che ne prosegue la tradizione. L’edificio originario fu eretto nel VII secolo.

La ruota degli esposti, o rota degli esposti, era una bussola girevole di forma cilindrica, di solito costruita in legno, divisa in due parti chiuse per protezione da uno sportello: una verso l’interno ed un’altra verso l’esterno che, combaciando con un’apertura su un muro, permettesse di collocare, senza essere visti dall’interno, gli esposti, i neonati abbandonati. Facendo girare la ruota, la parte con l’infante veniva immessa nell’interno dove, aperto lo sportello si poteva prendere il neonato per dargli le prime cure.

Spesso vicino alla ruota vi era una campanella, per avvertire chi di dovere di raccogliere il neonato, ed anche una feritoia nel muro, una specie di buca delle lettere, dove mettere offerte per sostenere chi si prendeva cura degli esposti. Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l’aveva abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota assieme al neonato monili, documenti o altri segni distintivi.

La tradizione vuole che la sua istituzione risalga agli ultimi anni del XII secolo, quando Papa Innocenzo III assistette alla “pesca” nel Tevere dei corpi di tre neonati annegati. Il Pontefice, inorridito da tale evento, stabilì che un apposito reparto dell’Ospedale di Santo Spirito fosse dedicato ai bambini abbandonati.

 

L’abbandono (quando non venivano buttati nel Tevere) era una pratica assai diffusa, soprattutto fra le prostitute che andavano incontro ad una gravidanza indesiderata.

La “ruota degli esposti”, disattivata da più di un secolo è ancora lì, accanto al civico 2, portone dell’ospedale. Sulla cassetta per le offerte, incassata nel muro, è ancora visibile la scritta, pur se ormai consumata dal tempo: “Elemosine per li poveri proietti dell’hospidale”.

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