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Lo sapevate? Molti ritengono l’imperatore Nerone il responsabile dell’incendio che distrusse Roma

Lo sapevate? Molti ritengono l’imperatore Nerone il responsabile dell’incendio che distrusse Roma.

La notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 d.C. scoppiò un gigantesco incendio a Roma. Le fiamme divamparono per più di una settimana e bruciarono 10 dei 14 quartieri dell’Urbe di allora, che contava circa due milioni di abitanti. I morti furono migliaia. L’immenso rogo è diventato uno degli incendi più celebri della storia, al pari di quello di Londra del 1666, è ritenuto da molti opera dell’imperatore Nerone. Proviamo a ricostruire i fatti.

Nel Mondo Antico gli incendi erano all’ordine del giorno e anche molto intensi, in quanto le città erano in larga parte costituite di legno e per domare le fiamme ci voleva molto tempo. Al momento dell’incendio, Roma era una delle maggiori metropoli del mondo antico, sebbene non avesse ancora raggiunto il culmine del suo sviluppo.

La città bruciò per 6 giorni ininterrottamente e poi per altri 3 arse solo la zona del Campo Marzio. Lo scoppio dell’incendio partì dal Circo Massimo. In poco tempo le fiamme dilagarono e uno dei colli, il Palatino, prese fuoco. Roma allora aveva una densità abitativa impressionante, perché la plebe viveva ammassata.
L’incendio, iniziato presso il Circo Massimo, sarebbe stato alimentato dal vento e dalle merci delle botteghe, estendendosi rapidamente all’intero edificio. Sarebbe quindi risalito sulle alture circostanti, diffondendosi con grande rapidità senza trovare impedimenti. I soccorsi sarebbero stati ostacolati dal gran numero di abitanti in fuga e dalle vie strette e tortuose.
Il grande incendio di Roma trasformò la città in un agglomerato informe di rovine e di cadaveri disseminati qua e là.

I morti furono migliaia e circa duecentomila i senzatetto. Numerosi edifici pubblici e monumenti andarono distrutti, insieme a circa 4.000 insulae e 132 domus.
Gli scavi condotti nelle aree maggiormente interessate dall’evento hanno spesso incontrato strati di cenere e materiali combusti, quali evidenti tracce dell’incendio. In particolare sono stati rinvenuti, in alcuni casi, frammenti di arredi metallici parzialmente fusi, a riprova della violenza delle fiamme e delle elevatissime temperature raggiunte.

Fu un incendio di proporzioni enormi. Per Gaio Svetonio Tranquillo furono gli schiavi di Nerone ad appiccare il rogo, dopo un suo ordine.
La finalità era quella di allargare le strade e costruire la maestosa Domus Aurea.

Lo storico Cornelio Tacito, vissuto come Svetonio a cavallo tra il I e II secolo d.C, prese in esame anche la possibilità che l’incendio potesse essere scoppiato anche per caso.
Ma anche Tacito, in fondo, ipotizzò che Nerone avesse dato l’ordine di incendiare la città.


Secondo la controversa storiografia contemporanea, tra le ipotesi del rogo, è stata anche considerata la possibilità che venne appiccato dai cristiani, che in quel periodo iniziavano a praticare i loro culti e a riunirsi. Nerone aveva iniziato a perseguitarli sia prima che dopo il grande rogo e diede la colpa ai cristiani che, secondo l’imperatore, avrebbero incendiato la città per rivalersi dei soprusi dell’imperatore bruciando la città. Una teoria questa abbracciata anche da qualche storico contemporaneo ma che ancora non ha trovato una conferma effettiva.

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