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Un attico appartenuto alla Banda della Magliana è diventato sede di una scuola per Magistrati di Roma

 

 

Un attico di uno dei boss della Banda della Magliana con vista su Fontana di Trevi è stato trasformato in una scuola per magistrati.

Per 4 decenni l’appartamento è stato proprietà di Ernesto Diotallevi, uno degli esponenti dell’organizzazione criminale mafiosa di Roma e del Lazio nata nella seconda metà degli anni settanta.

Si tratta di un’importante riappropriazione simbolica della giustizia, in quanto la casa sarà la nuova sede direzionale della Scuola superiore di magistratura intitolata alla memoria del magistrato Mario Amato.

L’appartamento venne confiscato nel 2019 con sentenza della Corte di Cassazione, e vi erano dentro oggetti di ostentazione lussuosa come jacuzzi, sauna, opere d’arte ed un pianoforte a coda ancora presente.

Diotallevi era un faccendiere legato agli ambienti dell’estrema destra: intorno alla metà degli anni settanta era conosciuto per la sua attività di usuraio e sarebbe stato introdotto nella banda dal mafioso Danilo Abbruciati detto anche “er Camaleonte” come suo tramite con la mafia siciliana considerata anche la sua amicizia con il malavitoso Pippo Calò.

Il nome della banda è legato al quartiere Magliana dove avevano casa alcuni dei fondatori e la maggior parte dei membri. È considerata la più potente e violenta organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma.

Le attività criminali prima di allora erano piuttosto dispersive: la banda riuscì ad unificarle con vincoli di esclusività e divisione dei proventi dai crimini in parti uguali (la condizione veniva espressa nella frase in romanesco “stecca para pe’ tutti”).

Si occupavano di sequestri di persona, controllo del gioco d’azzardo, scommesse ippiche, rapine, droga, riciclaggio di denaro sporco. Intrecciò legami con Cosa nostra, la camorra, la massoneria italiana, la destra eversiva e la finanza.

Attualmente Ernesto Diotallevi è un uomo libero: nel corso della sua vita ha ottenuto condanne, ma anche numerose assoluzioni. L’ultima assoluzione risale al 2007 dall’accusa di concorso in omicidio del banchiere e giornalista Roberto Calvi, trovato impiccato in circostanze sospette sul ponte dei frati neri sul Tamigi a Londra.

La banda sembrerebbe aver avuto legami mai del tutto provati con la politica ed istituzioni statali che l’avrebbero vista coinvolta in alcune vicende quali l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, il caso Moro, i depistaggi nella strage di Bologna, i rapporti con l’organizzazione fino alla scomparsa controversa di Emanuela Orlandi ed addirittura qualcuno ha ipotizzato anche all’attentato a Giovanni Paolo II.

 

La scuola di Magistratura che prende posto in un appartamento di proprietà di uno degli esponenti della mala va ben oltre il riutilizzo sociale caratteristico dei beni confiscati: in questo luogo infatti verranno modellate le giovani menti della giustizia italiana e questo ha un importantissimo significato. “La mafia non è invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio ed avrà anche una fine” affermava Giovanni Falcone.

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