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Lo sapevate? Quali sono i luoghi più amati dai romani per la gita fuori porta?

Lo sapevate? Quali sono i luoghi più amati dai romani per la gita fuori porta?

I romani adorano le gite fuori porta. La Capitale è meravigliosa e nasconde tanti angoli fantastici ma ogni tanto il romano ha bisogno di svago. Per pasquetta, carnevale, ferragosto oppure nel fine settimana, intorno alla Città Eterna ci sono decine di posti che meritano. Oggi andremo a visitarne idealmente quattro.

La gita fuori porta, in campagna, al mare, nelle seconde case, non lontano dal centro di riferimento, per i Romani in modo particolare è un momento di goliardia, divertimento e spensieratezza. Scopriamo quali sono le mete e i luoghi preferiti dei Romani. I dintorni di Roma nascondono tantissimi luoghi meravigliosi, perfetti per una gita da fare in giornata: siti storici, borghi suggestivi, giardini, laghi bellissimi e terme per chi è alla ricerca di un po’ di relax e benessere. Ecco quali potrebbero essere dei luoghi ideali da vedere vicino Roma, per Pasquetta: la Cascata dell’Inferno, Isola del Liri, Giardino di Ninfa, Tivoli, Ostia Antica, come detto il Sacro Bosco di Bomarzo, Polledrara di Cecanibbio, Viterbo, Vignanello, Orvieto, gli stracitati Castelli Romani, Cervara di Roma, Civita di Bagnoregio, Calcata, Antuni, le Terme di Saturnia, le Terme libere Piscine Carletti, il Lago di Bolsena, il Lago di Canterno e il Lago di Bracciano.

 

La gita sul litorale o ai Castelli sono solitamente le più gettonate.

 

 

Ma una delle mete più amate dai Romani è il parco dei Mostri di Bomarzo, in provincia di Viterbo.

 

 

Il Parco dei Mostri, denominato anche Sacro Bosco o Villa delle Meraviglie di Bomarzo, in provincia di Viterbo, è un complesso monumentale italiano. Si tratta di un parco naturale ornato da numerose sculture in basalto risalenti al XVI secolo e ritraenti animali mitologici, divinità e mostri.

L’architetto e antiquario Pirro Ligorio su commissione del principe Pier Francesco Orsini (detto Vicino Orsini) progettò e sovrintese alla realizzazione, nel 1547, del parco, elevando a sistema, nelle figure mitologiche ivi rappresentate, il genere del grotesque. Alcuni studiosi, erroneamente, facevano risalire la “regia” a Michelangelo Buonarroti (E. Guidoni), mentre altri, in particolare per il Tempio citavano il nome di Jacopo Barozzi da Vignola. La realizzazione delle opere scultoree fu probabilmente affidata a Simone Moschino. L’Orsini chiamò il parco semplicemente “boschetto” e lo dedicò a sua moglie, Giulia Farnese (da non confondere con l’omonima concubina del papa Alessandro VI).

Le architetture impossibili, come la casa inclinata, o alcune statue enigmatiche rappresenterebbero secondo alcuni le tappe di un itinerario di matrice alchemica.
Il Parco si estende su una superficie di circa 3 ettari, in una foresta di conifere e latifoglie. Al suo interno trovano posto un gran numero di sculture di varia grandezza ritraenti personaggi e animali mitologici, edifici che riprendono il mondo classico ignorando volutamente le regole prospettiche o estetiche, allo scopo di confondere il visitatore.

Le sculture furono realizzate in basalto, materiale disponibile in quantità massicce in zona; molte di esse sono contrassegnate da iscrizioni enigmatiche e misteriose, sopravvissute solo in piccola parte.

 

 

Un altro luogo molto amato dai romani è sicuramente la Villa Adriana, una residenza imperiale extraurbana, fatta realizzare presso Tivoli (in provincia di Roma) dall’imperatore Adriano (117-138).

La struttura appare come un ricco complesso di edifici realizzati gradualmente ed estesi su una vasta area, che doveva coprire circa 120 ettari, in una zona ricca di fonti d’acqua a pochi chilometri dal centro abitato di Tibur e 17 miglia romane dall’Urbs. Nel 1999 Villa Adriana è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

 

Si trova sui Monti Tiburtini, a circa 28 km (17 miglia romane) da Roma, dalla quale era raggiungibile sia per mezzo della via Tiburtina Valeria o della via Prenestina, sia tramite la navigazione sul fiume Aniene.

La Villa si trovava sulla destra della via Tiburtina, poco oltre il ponte Lucano, prolungandosi fin quasi alle pendici del monte Ripoli su cui sorge Tivoli.

L’area prescelta si estendeva tra le valli dei fossi di Risicoli o di Roccabruna ad ovest e dell’Acqua Ferrata ad est, che, riunitisi, si gettano poi nell’Aniene; era una zona ricca di acque e vi passavano quattro degli antichi acquedotti romani che servivano Roma (Anio Vetus, Anio Novus, Aqua Marcia e Aqua Claudia). Nei pressi esiste tuttora la sorgente di acqua sulfurea delle Acque Albule (Bagni di Tivoli), che era conosciuta ed apprezzata dall’imperatore. Nei dintorni inoltre erano presenti numerose cave di materiali da costruzione (travertino, tufo e calcare per la realizzazione della calce).

 

Altro luogo molto amato dai romani sono i Castelli,

 

Con la denominazione di Castelli Romani si indica un insieme di paesi o cittadine dei Colli Albani posti a breve distanza da Roma, in parte del territorio del Latium Vetus. La denominazione risale al XIV secolo quando molti abitanti di Roma, per sfuggire alle difficoltà economiche e politiche derivanti dalla Cattività avignonese, si rifugiarono nei castelli delle famiglie feudali romane dei Savelli (Albano e Castel Savello, Ariccia, Castel Gandolfo, Rocca Priora), degli Annibaldi (Molara, Monte Compatri, Rocca di Papa), degli Orsini (Marino) e dei Colonna (Monte Porzio Catone, Nemi, Colonna, Genzano e Civita Lavinia).

Il territorio dei Castelli Romani è un’area di natura vulcanica, originata dal crollo del Vulcano Laziale alcune centinaia di migliaia di anni fa. La bocca principale del Vulcano Laziale occupava l’intera aerea della cintura interna dei Castelli: in seguito collassò dando origine a varie bocche secondarie, di cui la più importante era l’attuale Monte Cavo (949 m s.l.m.). Le altre bocche minori del Vulcano sono divenute dei bacini lacustri tra i 100 000 e i 20 000 anni or sono, e in gran parte sono stati prosciugati nel corso dei secoli.

I Castelli possono essere suddivisi in diverse sottozone: l’area tuscolana (Colonna, Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Rocca di Papa, Rocca Priora) facente perno su Frascati, l’area appia o albana (Albano Laziale, Ariccia e Castel Gandolfo) facente perno su Albano Laziale e l’area lanuvina (Lanuvio, Genzano di Roma, Nemi) facente perno nominalmente su Lanuvio ma effettivamente su Genzano di Roma. Velletri e Lariano, che potremmo chiamare area artemisia, sono un’area a sé stante, così come Marino, che rappresenta l’anello di raccordo tra area tuscolana e albana.

Situata a sud-est di Roma, l’area geograficamente indicata come Colli Albani è caratterizzata da numerosi insediamenti urbani detti Castelli Romani poiché, nella loro storia, hanno tutti attraversato un periodo di assoggettamento al signore del luogo. Già dall’antichità, e proseguendo durante il Rinascimento, la zona era molto amata per il clima salubre e ventilato. Imperatori, pontefici e dignitari ecclesiastici fecero costruire, tra i laghi e gli antichi crateri vulcanici che li caratterizzano, lussuose residenze ancora in parte conservate.

Il magnifico ambiente naturale che connota la zona è oggi Parco Regionale dei Castelli Romani e offre molteplici itinerari, non solo storico-artistici, ma anche escursionistici e paesaggistici alla portata di tutti.

La zona comprende 17 comuni e diversi itinerari da percorrere a piedi o in bicicletta per scoprire le bellezze architettoniche e naturalistiche e le eccellenze eno-gastronomiche. Da non perdere: il pane di Genzano e Lariano, il vino DOP del territorio, l’uva di Colonna, le “coppiette” di Ariccia, strisce piccanti di carne essiccata, le pesche di Castel Gandolfo e la “pupazza” di Frascati, un biscotto di frolla aromatizzata con il miele.

 

 

Sul litorale laziale, una delle località più amate è il meraviglioso promontorio del Circeo. Un monte di circa 540 metriche si affaccia su un mare cristallino, immerso in uno spettacolare parco naturale e circondato da caratteristici paesini. Un luogo magnifico che da sempre è incontro tra natura, storia e mito.

 

Istituito nel 1934, il Parco nazionale del Circeo, dista soli 100 Km da Roma e sorge nel tratto di litorale compreso tra Anzio e Terracina.

Durante i secoli il Circeo è stato prima una colonia romana, nel Medioevo, possedimento dei Templari, poi un feudo dei nobili Caetani e infine una roccaforte pontificia. Oltre ai resti dei vari periodi, a cominciare dai ritrovamenti preistorici presenti in diverse grotte, senza dubbio i tesori da vedere da queste parti sono quelli naturali. A cominciare dalle meraviglie del Parco, nato per tutelare un insieme di ambienti ed ecosistemi.

 

La Duna Litoranea del Parco Nazionale del Circeo, con la sua caratteristica forma a mezzaluna si estende lungo tutta la costa, da Sabaudia per 25 Km verso nord, fino a Capo Portiere. Si tratta di un ambiente unico in Italia e per questo è tutelato dall’Unione Europea. La spiaggia è formata da sabbie sottili e alle sue spalle si innalzano dune a tratti molto alte.

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Una curiosità riguardo la gita di Ferragosto dei romani. La gita fuori porta di Ferragosto ha origini molto più recenti e sorprendenti. Il “merito” è infatti del regime fascista, visto che a partire dalla seconda metà degli anni Venti, il Fascismo organizzava i “Treni popolari di Ferragosto”, convogli a prezzi stracciati che portavano gli italiani in giro per il Belpaese. Un’offerta valida solo per il 13, il 14 e il 15 agosto in due varianti: “Gita di un sol giorno” (raggio di 50-100 km) e “Gita dei tre giorni” (100-200 km).

Il Ferragosto è una festività esclusivamente italiana, visto che in giro per il mondo il 15 agosto è un giorno come tutti gli altri.

 

 

 

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