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Lo sapevate? Gli spettacoli del Colosseo duravano intere giornate

Lo sapevate? Il Colosseo venne inaugurato con una cerimonia che durò 100 giorni.

 

Gli spettacoli duravano ben più di novanta minuti. Per poter star comodi nei duri sedili di pietra, gli spettatori erano costretti a portare morbidi cuscini da casa.

Come riporta un vecchio articolo di Focus, il programma dei giochi era a base di sangue e violenza, e durava una giornata intera, dall’alba al tramonto. I piatti forti erano tre: le venationes (cacce e lotte tra animali o tra uomini e bestie), la messa a morte dei condannati e, nel pomeriggio, la gara dei gladiatori. Il tutto era preceduto da un gran clamore, fin da diversi giorni prima. L’arrivo in città dei gladiatori era annunciato dal battage pubblicitario e l’organizzatore dei giochi (l’imperatore o un magistrato), la sera prima dell’esibizione nell’arena, offriva una cena aperta a tutti: era l’occasione per vedere i combattenti da vicino, valutarne la prestanza fisica e farsi un’idea in vista delle scommesse.

Il giorno dopo i cittadini si recavano sugli spalti. All’ingresso ognuno riceveva un contrassegno in legno, osso o piombo con l’indicazione del proprio posto. L’ingresso era gratuito: i senatori stavano nelle prime file insieme alle vestali (sacerdotesse consacrate a Vesta, dea del focolare domestico), dietro di loro i cavalieri (gli equites) e poi tutti gli altri, fino ad arrivare alle piccionaie riservate agli schiavi e ai non cittadini.

Gli spettacoli nell’antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà.

I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime.

 

Il popolo in epoca imperiale adorava il panem et circenses, il pane e gli spettacoli.

La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.

 

 

Entrati gli spettatori iniziava la processione solenne: l’organizzatore dei giochi avanzava preceduto dai littori (i portatori delle insegne del potere). Lo accompagnavano suonatori, inservienti che leggevano al pubblico il programma dello spettacolo e aiutanti che portavano le armi dei gladiatori, elmi e scudi.

Seguiva la probatio armorum, la verifica della funzionalità delle armi. Infine entravano i protagonisti: prima i gladiatori professionisti, poi i condannati a morte. Solo quando l’organizzatore prendeva posto nel pulpito i giochi potevano avere inizio.

 

La mattina era dedicata alle venationes: la caccia e l’uccisione di animali selvatici e la lotta all’ultimo sangue tra loro e gli uomini. Era un momento molto partecipato dal pubblico, che amava l’esposizione di animali rari, la ricostruzione di paesaggi esotici sullo sfondo e la perizia dei cacciatori che a piedi o a cavallo affrontavano tigri e leoni.

Non è chiaro però dove fossero tenute le bestie prima di uscire nell’arena. I sotterranei del Colosseo non erano sufficienti a contenere le centinaia di animali coinvolti nelle venationes. Secondo un’ipotesi erano radunati in una caserma poco distante dal Colosseo: da lì raggiungevano l’anfiteatro passando per un apposito corridoio.

Conclusa la grande caccia, la temperatura saliva. Dopo che gli addetti avevano rimosso carcasse ed eventuali cadaveri della venatio e spruzzato acqua e zafferano nell’aria per depurare l’ambiente, si passava infatti alla fase più cruenta: le esecuzioni, intervallate da gare di atletica e intermezzi comici.

 

A venire uccisi erano sia cittadini romani, sia stranieri o schiavi. Per i primi la fine era veloce e avveniva con un colpo di spada. Gli altri invece potevano essere condannati al supplizio della croce (crucifixio), essere bruciati vivi (ad flammas) o gettati in pasto alle fiere (ad bestias).

Sugli spalti, intanto, c’era chi iniziava a prepararsi per il pranzo: qualcuno faceva una puntatina nelle taverne vicine, ma la maggior parte degli spettatori preferiva approfittare del cibo offerto dagli organizzatori, improvvisando una grigliata sulle gradinate.

Il momento più atteso della giornata però erano i combattimenti tra gladiatori. I duelli si svolgevano di norma in un unico tempo e proseguivano finché un atleta non si arrendeva o moriva.

Il pubblico svolgeva un ruolo fondamentale: si schierava per questo o quel gladiatore e l’organizzatore dei giochi – che decideva la sorte dello sconfitto – doveva tenerne conto.

L’eventuale morte del gladiatore, incideva sul costo dei giochi: in quel caso l’organizzatore doveva infatti versare al lanista (il proprietario del gladiatore) il valore intero del combattente, non solo l’ingaggio. Sul finire del II secolo l’ingaggio di un gladiatore alle prime armi costava circa mille sesterzi, ma se si voleva un nome che attirasse le folle bisognava essere pronti a sborsarne fino a 15 mila per ogni esibizione, che si stimano equivalenti a quasi 24.000 euro).

 

Le sfide si concludevano con le premiazioni: i vincitori ricevevano una foglia di palma e denaro. Oppure una ghirlanda o una corona d’oro, o pietre preziose: premi alla mano, il gladiatore faceva un giro d’onore nell’arena. Agli spettatori non restava che ritirare il souvenir offerto dallo sponsor: monete, generi alimentari o tessere che davano diritto al ritiro di altri beni. Pronti a ricominciare tutto daccapo alla prima occasione.

 

L’Anfiteatro Flavio, più conosciuto come il Colosseo (ma questo nome arrivò solo durante il periodo medievale) costruito in appena 2 anni e 9 mesi, fu inaugurato nell’anno 80 d.C. con ben cento giorni di spettacoli. Nella cerimonia di apertura vennero uccise oltre 5000 belve in un’unica giornata.

Il Colosseo, originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium (Anfiteatro Flavio) o semplicemente come Amphitheatrum, situato nel centro di Roma, è il più grande anfiteatro del mondo. La struttura è in grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50 000 e 87 000 unità, è il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell’antica Roma che sia giunto fino a noi. 

 

L’anfiteatro è stato edificato in epoca Flavia su un’area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 70 d.C. e inaugurato da Tito nell’80, con ulteriori modifiche apportate durante l’impero di Domiziano nel 90. L’altezza attuale raggiunge 48,5 m, ma originariamente arrivava a 52 m.

La costruzione iniziò nel 72 d.C. sotto l’imperatore Vespasiano, della dinastia flavia. I lavori furono finanziati, come altre opere pubbliche del periodo, con il provento delle tasse provinciali e il bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme (70 d.C.).

Per l’inaugurazione dell’edificio, l’imperatore Tito diede dei giochi che durarono tre mesi, durante i quali morirono circa 2000 gladiatori e 9000 animali. Per celebrare il trionfo di Traiano sui Daci vi combatterono 10000 gladiatori.

Gli ultimi combattimenti tra gladiatori sono testimoniati nel 437, ma l’anfiteatro fu ancora utilizzato per le venationes (uccisione di animali) fino al regno di Teodorico il Grande: le ultime vennero organizzate nel 519, in occasione del consolato di Eutarico (genero di Teodorico), e nel 523, per il consolato di Anicio Massimo.

Gli scavi dei collettori fognari del Colosseo hanno restituito resti di scheletri di numerosi animali domestici e selvatici, tra cui orsi, leoni, cavalli, struzzi.

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