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Lo sapevate? Perché il Colosseo ha questo nome?

Lo sapevate? Perché il Colosseo ha questo nome?

Il Colosseo, originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium (Anfiteatro Flavio) o semplicemente come Amphitheatrum, situato nel centro di Roma, è il più grande anfiteatro del mondo. Si tratta del più imponente monumento dell’antica Roma che sia giunto fino a noi. Ma perché si chiama così? Le interpretazioni sono diverse. Andiamo a scoprirle.

L’Anfiteatro Flavio, più conosciuto come il Colosseo (ma questo nome arrivò solo durante il periodo medievale) costruito in appena 2 anni e 9 mesi, fu inaugurato nell’anno 80 d.C. con ben cento giorni di spettacoli. Nella cerimonia di apertura vennero uccise oltre 5000 belve in un’unica giornata.

 

L’anfiteatro è stato edificato in epoca Flavia su un’area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 70 d.C. e inaugurato da Tito nell’80, con ulteriori modifiche apportate durante l’impero di Domiziano nel 90. L’altezza attuale raggiunge 48,5 m, ma originariamente arrivava a 52 m.

Perché il Colosseo si chiama così? Nel Medioevo, il popolo di Roma volgarizzò il termine latino ‘colosseum’, che vuol dire ‘colossale’. Molti ritengono che venisse chiamato così per via della sua magnificenza, capace di svettare in cima alle abitazioni e ai palazzi della città capitolina, che al confronto apparivano minuscoli.

Altri ritengono invece che il nome sia legato ad un’enorme statua in bronzo di Nerone (detta ‘il colosso’) poi abbattuta in epoca imperiale. Presente nelle sue vicinanze, la statua ha finito per legare indissolubilmente il suo nome a quello dell’Anfiteatro Flavio.

Ma c’è chi ha proposto ipotesi meno rassicuranti, come lo storico quattrocentesco Armannino Giudice, secondo cui la parola “Colosseo” deriverebbe dalla domanda: “Colis Eum?” (Adori lui?), che veniva posta ai nuovi adepti dei culti demoniaci praticati proprio fra le mura del monumento.

Nel Medioevo si riteneva che sotto al Colosseo ci fosse nascosto l’accesso per l’inferno e, si pensava che al suo interno vagassero le anime dei gladiatori e degli schiavi assassinati nell’arena e che vagassero nella notte, inquiete, alla ricerca del riposo eterno.

Si pensava anche che l’anfiteatro fosse una sorta di tempio diabolico, in cui si compivano terribili cerimonie, durante le quali, dopo la comparsa di alcuni spiriti maligni, gli stregoni rivolgevano agli adepti la domanda: “Colis Eum?” che vuole dire “Adori Lui?”, alludendo al diavolo. Da qui il nome Colosseo. Alla domanda bisognava rispondere “Ego Colo”.

Un’altra leggenda ancora dice che il nome è stato scelto dal luogo in cui sorge la grandiosa costruzione: Collis isei, da un tempio di Iside che era sul Colle Oppio.

La costruzione iniziò nel 72 d.C. sotto l’imperatore Vespasiano, della dinastia flavia. I lavori furono finanziati, come altre opere pubbliche del periodo, con il provento delle tasse provinciali e il bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme (70 d.C.).

Per l’inaugurazione dell’edificio, l’imperatore Tito diede dei giochi che durarono tre mesi, durante i quali morirono circa 2000 gladiatori e 9000 animali. Per celebrare il trionfo di Traiano sui Daci vi combatterono 10000 gladiatori.

Il Colosseo ospitava i giochi dell’anfiteatro, che comprendevano: lotte tra animali (venationes), l’uccisione di condannati da parte di animali feroci o altri tipi di esecuzioni (noxii) e i combattimenti tra gladiatori (munera). Le attività seguivano un programma codificato: la mattina c’erano i combattimenti fra gli animali o fra un gladiatore e un animale, all’ora di pranzo si eseguivano le condanne a morte e solo nel pomeriggio si svolgevano i combattimenti fra gladiatori.

Gli ultimi combattimenti tra gladiatori sono testimoniati nel 437, ma l’anfiteatro fu ancora utilizzato per le venationes (uccisione di animali) fino al regno di Teodorico il Grande: le ultime vennero organizzate nel 519, in occasione del consolato di Eutarico (genero di Teodorico), e nel 523, per il consolato di Anicio Massimo.

Gli scavi dei collettori fognari del Colosseo hanno restituito resti di scheletri di numerosi animali domestici e selvatici, tra cui orsi, leoni, cavalli, struzzi.

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