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Lo sapevate? Durante la Guerra la meravigliosa Casina delle Civette fu occupata dalle truppe anglo-americane

Lo sapevate? Durante la Guerra la meravigliosa Casina delle Civette fu occupata dalle truppe anglo-americane.

 

La casa era la villa e abitazione del principe Giovanni Torlonia jr. Fu ideata nel 1840. Durante la seconda guerra mondiale la Casina fu occupata dalle truppe anglo-americane e venne semidistrutta; seguì un periodo buio fino a dopo l’acquisto di Villa Torlonia da parte del comune di Roma avvenuto nel 1978: nel 1991, infatti, la casina fu interessata da un disastroso incendio a cui seguirono furti e vandalismi. Dal 1992 al 1997 la Casina fu oggetto di restauro che l’ha portata all’incantevole aspetto attuale.

 

A Roma, all’interno di Villa Torlonia sulla Nomentana si trova la Casina delle Civette, una costruzione incredibile, che sembra uscita da un libro delle fiabe. Un luogo straordinario, che trasuda magia ed esoterismo (il padrone era un appassionato). Presenta orpelli artistici e architettonici fantastici ed è sempre stata una struttura misteriosa. Nonostante la sua bellezza durante la Seconda Guerra Mondiale fu semidistrutta e successivamente ulteriormente vandalizzata.

 

Nel tempo la casa ricevette diverse aggiunte e modifiche in stile Liberty fino al primo decennio del 1900.

 

Il primo nucleo della Casina delle Civette fu progettato nel 1840 dall’architetto Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia. Si trattava di uno chalet appartato, una rustica capanna isolata, collocata in mezzo a un bosco che doveva ricreare l’ambiente della foresta.
Quando, nel 1901, la Villla fu ereditata da Giovanni Torlonia la capanna fu trasformata per diventare la residenza del nuovo principe. Tra il 1908 e il 1914 l’edificio fu ampliato e arricchito di architetture medievaleggianti che le portarono il nome di Villaggio medioevale.

La Casina delle Civette fu occupata, come tutta la Villa dalle truppe anglo americane dal 1944 al 1947.

 

Tutta la struttura ha un aspetto incredibile e fantasioso ricca di torrette, di porticati, di torri, bow-window, maioliche, stucchi e di vetrate policrome che ricordano appunto quelle delle case delle fiabe.

 

La Casina delle Civette adesso è una ex residenza ed è stata trasformata in museo.

Il nome deriva dal tema ricorrente delle civette all’interno e all’esterno della struttura. Nell’Ottocento era conosciuta come Capanna Svizzera per l’aspetto rustico simile a quello di uno chalet svizzero.

L’edificio è stato ideato nel 1840 da Giuseppe Jappelli su incarico di Alessandro Torlonia. Si presentava come una costruzione rustica con un rivestimento esterno bugnato in tufo e con l’interno dipinto a tempera ad imitazione di rocce e tavolati di legno.

Nel 1908 fu trasformata in “Villaggio medievale” su commissione di Giovanni Torlonia junior, nipote di Alessandro, che affidò i lavori a Enrico Gennari.
In questo periodo vennero aggiunti finestre, loggette, porticati, torrette con decorazioni a maioliche e vetrate colorate.

La prima citazione come “Casina delle Civette” risale al 1916 per via dell’inserimento di 2 vetrate con raffigurazioni di civette stilizzate e, poi, nell’inserimento di decorazioni a forma di civetta un po’ in tutta l’abitazione.

La civetta rappresenta uno dei tanti simboli esoterici scelti dal principe Giovanni. C’è addirittura un’intera Stanza delle civette, impreziosita da bellissime vetrate istoriate con questo animale appollaiato su tralci d’edera. Le vetrate sono del 1916, opera di Duilio Cambellotti, uno dei maestri del tempo in quest’arte.

La civetta è sempre stato un animale controverso. Le sue abitudini notturne, i suoi occhi che le danno un’espressione quasi umana e vagamente inquietante, il suo verso un po’ lugubre, ne hanno fatto il bersaglio perfetto di tutta una serie di superstizioni. La credenza diffusa è che questo animale e che il suo verso presagisca morte e sventure.

Per i greci e i romani simboleggiava la morte ma era anche espressione della saggezza, dell’intuizione e della sapienza. Tanto che la dea Atena/Minerva è spesso rappresentata con una civetta o un gufo su una spalla.

Anche gli egizi credevano che presagisse la morte, mentre per i giapponesi portava fame e malattie.

Dal Medioevo in poi le civette furono legate a doppio filo con la stregoneria, sia perché si credeva che le streghe ne assumessero le sembianze per girare indisturbate.

Nella casa, del 1917 sono gli inserimenti, tra cui le tegole in cotto smaltato dei tetti, nella zona meridionale della casina ad opera di Vincenzo Fasolo in stile liberty. Giovanni Torlonia Junior vi abitò fino al 1938, anno della sua morte.

Le vetrate sono in parte realizzate su disegno di importanti artisti dell’inizio del Novecento: vi sono raffigurate civette, migratori, cigni, pavoni, rose, nastri, farfalle, ali e fiamme e un idolo. Pregevoli sono anche le maioliche che ricoprono i tetti del bovindo e delle loggette, la pavimentazione della sala, il pavimento con il nido di civette sopra l’ingresso.

L’ingresso al Museo – nella cui architrave si legge Sapienza e Solitudine – immette nell’ala novecentesca della Casina. La parte originaria della Capanna Svizzera è il muro con bugnato rustico finto che si vede entrando dal portico d’ingresso. Questa nuova ala presenta decorazioni vegetali, foglie, fiori e festoni di frutta, realizzate da Giuseppe Capranesi. Una scala lignea conduce al piano superiore. Una colonna laterale è in marmo. Il soffitto è ligneo con travi decorate. Il pavimento è interamente in maiolica della Richard Ginori del 1909, mentre le porte sono con intagliature di vetri opalescenti.

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