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Lo sapevate? Quale è la statua più famosa di Roma?

Lo sapevate? Quale è la statua più famosa di Roma?
A Roma si trovano una infinità di statua antiche e meno antiche, conservate nei numerosi musei della Capitale. Ma una di queste ha rapito il cuore dei Romani, per ovvie ragioni. Scopriamo insieme i segreti della splendida Lupa Capitolina.
La Lupa è probabilmente la statua più famosa della Città Eterna, anche perché è l’emblema stesso di Roma. Si tratta di una statua in bronzo che raffigura una lupa che sta allattando due piccoli gemelli. Questi rappresentano i leggendari fondatori di questa città, i celeberrimi Romolo e Remo.
La Lupa capitolina è una scultura di bronzo, di incerta datazione, custodita ai Musei Capitolini, a dimensioni approssimativamente naturali. Abbiamo subito una curiosità: i gemelli sottostanti furono aggiunti in epoca rinascimentale dallo scultore Antonio del Pollaiolo (nel tardo XV secolo). Viene tradizionalmente considerata di fattura etrusca, si ritiene che sia stata fusa nella bassa valle tiberina e che si trovi a Roma sin dall’antichità (San Giovanni in Laterano).
La statua è l’icona stessa della fondazione della città. Le fonti antiche parlano di due statue bronzee della Lupa, una nel Lupercale, l’altra nel Campidoglio. La prima statua, quella del Palatino, è citata nel 295 a.C., quando i due edili, Quinto Fabio Pittore e Quinto Ogulnio Gallo, le aggiunsero una coppia di gemelli. L’avvenimento, in base al racconto di Tito Livio, risale al 296 a.C. e si rese possibile grazie al denaro che gli stessi edili curuli confiscarono agli usurai. Non possediamo alcun indizio sicuro sul gruppo, anzi il passo di Livio ha dato il via a due diverse interpretazioni, che considerano i gemelli come parte di un gruppo unitario o come un’aggiunta successiva ad un’immagine più antica della lupa. Cicerone riporta come il simulacro capitolino venne colpito da un fulmine nel 65 a.C. e da allora non venne riparato.

Le prime notizie sicure su questa statua risalgono al X secolo, quando si trovava incatenata sulla facciata o all’interno del palazzo del Laterano: nel Chronicon di Benedetto da Soracte risalente appunto al X secolo, il monaco descrive l’istituzione di una suprema corte di giustizia “nel palazzo del Laterano, nel posto chiamato …[graffiti]…, cioè la madre dei Romani.” Processi ed esecuzioni “alla lupa” sono registrate di tanto in tanto fino al 1450. La Lupa era conservata con altri monumenti, come l’iscrizione bronzea della lex de imperio Vespasiani, che venivano esposti come cimeli per attestare la continuità tra Impero romano e papato, tra antichità e medioevo.

La statua venne poi ospitata fino al 1471 nella chiesa di San Teodoro, che si trova tra il Palatino ed il Campidoglio. In quell’anno fu donata da Sisto IV della Rovere (inv. MC 1181) al “popolo romano” e da allora si trova nei Musei Capitolini, nella Sala della Lupa.

 

A parte qualche piccolo danno e lacuna prontamente restaurati, la statua della Lupa è integra. Il modellato è in linea di massima scarno e rigido, ma impreziosito da un decorativismo minuto, chiaro ed essenziale, soprattutto nel disegno del pelo, che è reso sul collo con un motivo calligrafico di ciocche “a fiamma”, che prosegue nelle linee oltre la spalla e sulla sommità del dorso, fino alla coda.

L’animale è posto di profilo, con la testa girata verso lo spettatore di novanta gradi. Le fauci sono semiaperte e i denti aguzzi. Il corpo dell’animale è magro, mettendo in mostra tutto il costato. Le mammelle sul ventre sono ben evidenti. Anche le zampe presentano un aspetto asciutto e ruvido, e sono modellate in posizione di guardia.

Sistemata al centro della sala che oggi porta il suo nome, in vista della ristrutturazione michelangiolesca dove Aldrovandi la ricorda nel XVI secolo, la lupa con la sua straordinaria forza evocativa, rappresenta il simbolo della città.