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Accadde oggi: 2 luglio 1871, inizia la storia di Roma Capitale d’Italia

Nel 1871 il Re Vittorio Emanuele fa ufficialmente il suo ingresso solenne nell’Urbe per insediarsi al Quirinale. E’ l’inizio della storia di Roma Capitale dello Stato unitario: dopo la “Presa di Porta Pia” del 20 Settembre del 1870, Roma era stata annessa al Regno d’Italia con il plebiscito del 2 ottobre ed era stata proclamata Capitale il 3 febbraio del 1871.

“Roma è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali; tutta la storia di Roma, dal tempo de’ Cesari al giorno d’oggi, è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio; di una città cioè destinata ad essere la capitale di un grande Stato” (Cavour, Discorso al Parlamento di Torino, 25 marzo 1861).

Prima che venisse fatta la scelta, Roma non era certo favorita per svolgere questo ruolo così importante.

Roma era una città di medie dimensioni, profondamente diversa da come la percepiamo oggi: il Vaticano si trovava ai limiti del centro abitato, il Colosseo era circondato da campi coltivati e all’interno delle Mura Aureliane si estendevano vasti pascoli.

E poi, soprattutto, Roma inizialmente non apparteneva al Regno d’Italia, ma allo stato Pontificio.

L’Italia nacque ai tempi dall’unificazione del Regno di Sardegna con il resto dei territori italiani, conquistati da Garibaldi e dalle sue truppe.

La capitale del Regno di Sardegna era Torino e quindi poteva sembrare quasi scontata la scelta di questa città come capitale del nuovo regno appena nato (con capitale morale comunque Roma). Inizialmente fu così ma non durò a lungo. Inizialmente si pensò anche a Napoli, in quel momento città più popolosa d’Italia e molto più grande e attrezzata di Roma. Napoli deteneva importanti istituzioni amministrative e culturali, aveva un centro sviluppato e imponente e un porto molto grande e importante. Roma allora era una città molto diversa da come la intendiamo oggi.

Nel 1865 fu deciso di spostare la capitale a Firenze, vista la non disponibilità di Roma.

La situazione si sbloccò nel 1870, quando Roma entrò a   far parte del Regno D’Italia e la Città Eterna fu proclamata Capitale d’Italia. Venne approvata la legge che trasferiva la capitale d’Italia da Firenze a Roma. Già nel 1861, in seguito all’unità d’Italia suggellata da Cavour, ebbero inizio le pressioni del re Vittorio Emanuele II nei confronti di papa Pio IX, invitato ripetutamente a lasciare il proprio dominio temporale.

Furono vani anche i tentativi di numerosi patrioti di annettere Roma al Regno d’Italia, e la situazione rimase invariata finché regnò Napoleone III, imperatore francese contrario alla sparizione dello Stato Pontificio. Tuttavia, quando cadde il Secondo Impero nel 1870, l’Italia non ebbe più ostacoli e poté procedere all’annessione dello Stato della Chiesa.

Ma quali furono le motivazioni che spinsero a scegliere Roma come capitale?

Roma è sicuramente la città più ricca di storia e cultura dell’Italia intera, vanta un incredibile patrimonio artistico e ha un ricco passato da capitale di un impero di dimensioni enormi.

Poi a Roma ha sede la Chiesa cattolica e quest’ultima fu forse uno dei principali pericoli alla stessa unità d’Italia.

Trasferire a Roma la capitale poteva essere vista come una mossa strategica per porre fine ai continui attriti tra lo stato Pontificio e il Regno d’Italia.

Il Papa venne relegato in un territorio minuscolo e il Re del regno prese il suo posto nel suo palazzo sul colle più alto della città.

La scelta di Roma avvenne sicuramente anche per ragioni geografiche, perché ben sappiamo che la città si trovava (e si trova) al centro del Paese, allora regno.

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