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Lo sapevate? A Roma c’è un luogo unico e inquietante: il Museo delle Anime del Purgatorio

Lo sapevate? A Roma c’è un luogo unico e inquietante: il Museo delle Anime del Purgatorio.

Un altro luogo molto strano nella Città Eterna: si trova sul lungotevere Prati, all’interno della Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio. Si tratta di una raccolta di documenti e testimonianze che dovrebbero dimostrare l’esistenza del Purgatorio e dell’Oltretomba. Il museo è stato fondato da padre Victor Jouët che raccolse le prove della presenza del Purgatorio: segnali di anime che tentavano di mettersi in contatto con i vivi.

Il museo, unico nel suo genere, si trova all’interno della sagrestia della Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, la basilica che ricorda dal punto di vista architettonico il Duomo di Milano, un piccolo gioiello neogotico nel cuore di Roma.

La sua particolarità sta nel custodire un vero e proprio museo dell’oltretomba. Si tratta di una raccolta di libri, immagini e tessuti su cui si pensa siano incise le impronte di anime provenienti dal purgatorio.
Nel 1894 padre Victor Jouet fondò questa chiesa e tre anni dopo un incendio divampò nella cappella della Madonna del Rosario. Una volta spento il fuoco padre Jouet osservò in un fenomeno incredibile: su una parete scorse l’immagine di un volto sofferente in una macchia prodotta dal fuoco.
Il parroco interpretò questa figura come un’anima che dal Purgatorio cercava di comunicare con il mondo dei vivi. Decise così di realizzare un museo dove raccogliere testimonianze lasciate da queste anime tormentate.
Il museo venne approvato dall’allora Papa Pio X affinché venisse data testimonianza che la Chiesa non può negare che le anime dei defunti possano mettersi in contatto con i viventi.

Il missionario stesso decise di viaggiare nel resto dell’Europa per cercare documenti e testimonianze di fatti analoghi. Riuscì a raccogliere parecchi oggetti provenienti quindi non solo dall’Italia, ma anche dalla Francia, dal Belgio e dalla Germania. Il reperto più antico risale al 1637. I documenti conservati dimostrerebbero che i defunti, dovendo passare un certo periodo nel regno ultraterreno del Purgatorio allo scopo di purificarsi dai loro peccati, cercano di attirare l’attenzione dei vivi per chiedere loro preghiere e messe di suffragio, affinché sia facilitato il loro passaggio in Paradiso.

Tra i documenti conservati un libro di preghiere in cui si riconoscerebbe l’impronta di una mano impressa su una pagina, delle impronte infuocate sugli abiti talari e sulla camicia di Isabella Fornari, badessa delle Clarisse di Todi nel 1731, la federa di un cuscino impressa a fuoco dall’anima di una suora morta di tisi nel 1894, apparsa a una consorella per convincerla a pregare per la salvezza della sua anima, le tracce lasciate dal passaggio di una donna defunta sul berretto del vedovo mentre gli chiedeva di recitare delle preghiere per affrettare il suo passaggio in Paradiso.

Tra i documenti esposti si può osservare la fotocopia di una banconota da dieci lire, in parte bruciata, che lo spirito di un sacerdote trapassato avrebbe lasciato tra l’agosto e il novembre del 1920 nel monastero di San Leonardo di Montefalco, insieme ad altre ventinove banconote, per convincere i suoi confratelli a fargli dedicare una messa.
Una delle reliquie con le impronte più nitide è la camicia da notte appartenuta a Giuseppe Leleux di Wodecq che reca impressa sulla manica la bruciatura della mano della madre morta nel 1762. L’evento sovrannaturale sarebbe avvenuto nel 1789 quando la defunta apparve al cospetto del figlio durante la notte, rimproverandolo per la vita dissoluta che stava conducendo e per il fatto di averla dimenticata nelle sue preghiere. Il figlio rimase così colpito dalle parole dello spettro da dedicarsi da allora in poi alla Chiesa tornando sulla retta via e morendo addirittura in odore di santità.

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