Lo sapevate? Che cosa c’è scritto nella misteriosa Porta Magica di Piazza Vittorio Emanuele II?
In piazza Vittorio Emanuele II, nel quartiere Esquilino a Roma, non lontano dalla Stazione Termini, si trova la misteriosa Porta Alchemica, detta anche Porta Magica (o Porta Ermetica o Porta dei Cieli), un monumento costruito tra il 1655 e il 1680 dal marchese di Pietraforte Massimiliano Savelli Palombara nella sua villa, che sorgeva proprio dove oggi si trova piazza Vittorio Emanuele II (che prima prima dell’espansione di Roma era aperta campagna). Che cosa rappresentano quelle antiche ed enigmatiche incisioni che rendono la porta ancora più affascinante? Formule magiche per arrivare alla pietra filosofale? Riti ancestrali? Simboli mistici? Scopriamolo insieme.
Il nome della porta si deve ad alcune iscrizioni misteriose realizzate come graffiti sul frontone, sul gradino e sugli stipiti della porta. Potrebbero essere delle formule alchemiche per trasformare gli elementi in oro.
Pare infatti che il marchese Palombara fosse amico di alchimisti e astrologi che si riunivano nella sua villa per discutere dell’occulto e di argomenti esoterici ed erano anche dediti a sperimentazioni in un laboratorio costruito all’interno della villa.
Oggi si può ammirare la Porta Alchemica nei giardini all’interno di piazza Vittorio Emanuele II. La sua posizione originaria era lungo un muro perimetrale a ridosso di villa Palombara. Nel 1873 la Porta Magica fu smontata e ricostruita nel 1888 all’interno dei giardini, su un vecchio muro perimetrale della chiesa di Sant’Eusebio, e accanto furono aggiunte due statue del dio Bes, che si trovavano in origine nei giardini del Palazzo del Quirinale.
Secondo la leggenda, tramandata nel 1802 dall’erudito Francesco Girolamo Cancellieri, un pellegrino chiamato stibeum (dal nome latino dell’antimonio) fu ospitato nella villa per una notte. Costui, identificabile con l’alchimista Francesco Giuseppe Borri, trascorse quella notte nei giardini della villa alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l’oro. Il mattino seguente fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro di sé alcune pagliuzze d’oro, frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.
Il marchese cercò inutilmente di decifrare il contenuto del manoscritto con tutti i suoi simboli ed enigmi, finché decise di renderlo pubblico facendolo incidere sulle cinque porte di villa Palombara e sui muri della casa, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a comprenderli.
I simboli incisi sulla porta alchemica possono essere rintracciati tra le illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica che circolavano verso la seconda metà del Seicento, e che presumibilmente erano in possesso del marchese Palombara.
Vediamo che cosa rappresentano nella fattispecie queste scritte molto particolari.
In particolare il disegno sul frontone della Porta Alchemica, con i due triangoli sovrapposti e le iscrizioni in latino, compare quasi esattamente uguale sul frontespizio del libro allegorico/alchemico Aureum Seculum Redivivum di Henricus Madatanus (pseudonimo di Adrian von Mynsicht, 1603-1638). Il frontespizio dell’edizione originale del 1621 è molto diverso: infatti il disegno a cui si ispirò il Palombara compare esattamente solo nell’edizione postuma del 1677. Sul frontone della porta alchemica è rappresentato in una patacca il sigillo di Davide circoscritto da un cerchio con iscrizioni in latino, con la punta superiore occupata da una croce collegata ad un cerchio interno e la punta inferiore dell’esagramma occupata da un oculus: il simbolo alchemico del sole e dell’oro. Il fregio rappresenta un simbolo dei Rosacroce riportato in molti testi del Seicento e compare forse per la prima volta sul frontespizio del libro Aureum Seculum Redivivum.
Il triangolo con l’oculus è molto simile ad un analogo simbolo di una piramide con la punta occhiuta, che compare sulle banconote statunitensi da un dollaro, fra l’altro accompagnato da una scritta in latino Novus Ordo Seclorum che richiama la scritta sul frontone Aureum Seculum Redivivum. La specifica piramide usata nel simbolo americano è tratta dalla Pyramidographia, un volume pubblicato nel 1646 a Londra da John Greaves (1602-1652) dopo un viaggio in Egitto, e pertanto è ipotizzabile un’ispirazione comune dall’immagine in questo testo sia del frontespizio del libro Aureum Seculum Redivivum, come anche del simbolo che compare sulla banconota statunitense. Tale simbologia fu adottata dagli Illuminati di Baviera, che nacquero circa cento anni dopo la pubblicazione del testo esoterico in Germania del 1677. Sia gli Illuminati sia la simbologia della banconota da un dollaro alimentano tutta una corrente di ipotesi sulla teoria del complotto.
I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono, con qualche lieve difformità, la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Tale sequenza viene forse ripresa dal testo Commentatio de Pharmaco Catholico pubblicati nel Chymica Vannus del 1666. Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall’alto in basso a sinistra, secondo la direzione indicata dal motto in ebraico Ruach Elohim. La porta si deve quindi leggere come il monumento che segna il passaggio storico del rovesciamento dei simboli del cristianesimo esoterico verso il nuovo modello spirituale che si stava sviluppando nel Seicento.