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Lo sapevate? Che cosa è sa paradura e da dove ha origine questa pratica antica?

Il momento in cui i pastori sardi portarono 1000 pecore a Cascia

Il momento in cui i pastori sardi portarono 1000 pecore a Cascia

Lo sapevate? Che cosa è sa paradura e da dove ha origine questa pratica antica?

Il filo della solidarietà: Sa Paradura, l’antica pratica pastorale che unisce cuori e greggi. In Sardegna resiste una tradizione che incarna l’essenza più pura della solidarietà umana: sa paradura. Questo termine, che letteralmente significa “la riparazione”, nasconde un universo di valori, un codice non scritto ma profondamente radicato nell’anima dei pastori sardi. Andiamo a scoprire di che cosa si stratta.

Sa Paradura

Sa paradura non è semplicemente un’usanza; è un patto silenzioso, un giuramento di mutuo soccorso che lega gli uomini della terra in un abbraccio di fratellanza che supera ogni confine. Immaginate un pastore che, colpito dalla sventura – sia essa la perdita del gregge a causa di un incendio, una malattia devastante, un furto o persino la prigionia – si ritrova improvvisamente privato del suo sostentamento, della sua identità stessa. È in questi momenti di buio che sa paradura illumina il cammino verso la rinascita. Come per magia, i pastori dei dintorni si mobilitano, ciascuno donando uno o più capi del proprio gregge al compagno in difficoltà. Non è carità, non è un prestito; è un dono puro, un gesto che riafferma l’unità di una comunità di fronte alle avversità. Questa pratica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, ha attraversato i secoli mantenendo intatta la sua essenza. Forse nata come risposta pragmatica alle dure condizioni di vita dei pastori, si è evoluta in un vero e proprio rituale sociale, un momento in cui la comunità si riunisce per celebrare i valori della condivisione e del sostegno reciproco. La bellezza di sa paradura risiede nella sua semplicità e nella sua immediatezza: non ci sono lunghe procedure burocratiche, non ci sono moduli da compilare. C’è solo l’azione diretta, il dono concreto che permette a un pastore di rimettersi in piedi, di ritrovare la dignità del lavoro e la speranza nel futuro. Ma la grandezza di questa tradizione non si ferma ai confini dell’isola. Nel corso degli anni, i pastori sardi hanno dimostrato che la solidarità non conosce limiti geografici. Quando il terremoto ha devastato L’Aquila nel 2009, e poi ancora quando ha colpito Amatrice nel 2016, i pastori sardi non hanno esitato a mettere in pratica sa paradura su scala nazionale. Migliaia di pecore hanno attraversato il mare, portando con sé non solo la possibilità di un nuovo inizio per i pastori abruzzesi, ma anche un messaggio potente: siamo tutti parte della stessa grande famiglia. Questo gesto ha creato un ponte invisibile ma fortissimo tra la Sardegna e l’Abruzzo, regioni che, pur distanti, condividono una profonda connessione con la pastorizia e con i valori ad essa legati. La storia si è ripetuta quando gli incendi hanno devastato l’Oristanese, dimostrando che la ruota della solidarietà gira in entrambe le direzioni. Sa paradura ci insegna molto sulla resilienza delle comunità rurali e sulla forza dei legami umani. In un’epoca dominata dall’individualismo e dalla competizione, questa pratica ci ricorda l’importanza della cooperazione e del sostegno reciproco. Non è solo un modo per superare le difficoltà economiche; è un potente strumento di coesione sociale, che rafforza il tessuto comunitario e preserva un patrimonio culturale inestimabile. Ogni pecora donata è un filo che si aggiunge alla trama della solidarietà, creando un tessuto resistente alle intemperie della vita. Oggi, mentre il mondo rurale affronta sfide sempre più complesse, dalle crisi economiche ai cambiamenti climatici, sa paradura si rivela più attuale che mai. Non è un relitto del passato, ma una pratica viva che si adatta ai tempi, estendendosi oltre i confini tradizionali della pastorizia. È un modello di economia circolare ante litteram, un esempio di sostenibilità sociale che potrebbe ispirare nuove forme di mutuo soccorso in altri settori. In conclusione, sa paradura non è solo una tradizione sarda; è un faro di speranza, un esempio di come le comunità possano unirsi per superare le avversità. È la prova tangibile che, anche nei momenti più bui, la solidarietà umana può illuminare la strada verso un futuro migliore. In un mondo sempre più frammentato, questa antica pratica pastorale ci ricorda che, in fondo, siamo tutti pastori dello stesso grande gregge umano, chiamati a prenderci cura gli uni degli altri.

 

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