Sindaco sardo vieta con un’ordinanza la rottura del piatto nei matrimoni: multe fino a 500 euro
Chiunque violi il divieto sarà soggetto a sanzioni amministrative da 25 a 500 euro.
In Sardegna, la tradizione della “sa ‘ratzia”, o “la grazia”, è profondamente radicata nei matrimoni. Appena i novelli sposi escono dalla chiesa o dal municipio, vengono accolti da una pioggia di chicchi di riso e dalla rottura di un piatto di coccio ricolmo di simboli augurali. Questo gesto affettuoso, solitamente compiuto da un’anziana zia devota, porta con sé i migliori auspici per la coppia appena unita.
Tuttavia, se il piatto non si rompe al momento del lancio, alcuni interpretano questo presagio come un segno di sfortuna o incertezza per gli sposi e il loro futuro matrimonio. Nelle regioni della Gallura e della Baronia, dove la tradizione è particolarmente forte, la rottura di almeno un piatto durante un matrimonio è considerata imprescindibile. I bambini presenti alla cerimonia sono consapevoli che il suono dei cocci rotti sarà seguito da una corsa tra gli invitati e gli sposi per accaparrarsi le caramelle e le monetine contenute nel piatto.
Tuttavia, le tradizioni possono evolversi nel tempo, e a Olbia il sindaco Settimo Nizzi ha deciso di vietare la rottura dei piatti durante le funzioni matrimoniali nell’intero territorio comunale. Questa decisione è stata presa per motivi di decoro urbano, sicurezza e incolumità delle persone, dato che spesso i cocci vengono abbandonati nelle vie pubbliche senza essere ripuliti. Il sindaco ha sottolineato che, nonostante il significato simbolico importante, la pratica comporta rischi di ferite e danni al decoro urbano.
Chiunque violi il divieto sarà soggetto a sanzioni amministrative da 25 a 500 euro. Se la scrittrice premio Nobel Grazia Deledda avesse narrato le tradizioni della sua terra oggi, potrebbe non aver potuto descrivere la “sa ‘ratzia” a Olbia, dove la tradizione è stata vietata.
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