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Il coraggio del brigadiere Antonio Sanna: affrontò la prima grande rapina stradale del dopoguerra

il brigadiere antonio sanna

Il 13 agosto 1949, un’imboscata sconvolse la strada Tortolì-Villanova Strisaili, nei pressi di Monte Maore. Un gruppo di banditi, armati fino ai denti con mitra e bombe a mano, attendeva al varco. Quando il camioncino carico di quasi nove milioni di lire destinati alle paghe degli operai della nuova diga sul Flumendosa si avvicinò, sbucarono fuori all’improvviso, costringendo l’autista a frenare bruscamente. Pochi istanti dopo, arrivò la camionetta dei carabinieri che scortava il portavalori.

Scoppiò l’inferno: i banditi aprirono il fuoco con una violenza brutale. Quattro carabinieri persero la vita e cinque rimasero feriti, ma non si arresero facilmente. Tra loro si distinse il brigadiere Antonio Sanna, un oristanese di 36 anni, che reagì con sangue freddo e straordinario coraggio. Nonostante la resistenza eroica dei militari, i banditi riuscirono a fuggire con un bottino di cinque milioni e mezzo di lire, lasciando dietro di sé una scia di sangue e un ricordo indelebile di sacrificio e audacia.

«Era reduce dalla Seconda Guerra Mondiale – ricorda oggi il figlio Franco – Era generoso e rispettoso verso tutti i colleghi. Averlo come amico era una fortuna e per me è un grande onore essere suo figlio. Anche in quel momento da Far West, ha reagito con lucidità, coraggio e un grande cuore. Nel 1959, infatti, ha ricevuto la medaglia d’argento al merito di servizio dal Ministero dell’Interno. Prima di arruolarsi, fu uno dei migliori autisti dell’esercito italiano e da civile fu anche un ottimo meccanico. Mandato in Africa per la campagna orientale del secondo conflitto mondiale, fu scelto subito come autista del Generale Mambrini e del Colonnello Fabbri.

Si innamorò dell’Africa e imparò la lingua più diffusa, lo swahili. Portò in salvo, dopo un pesante attacco degli inglesi, una quarantina di commilitoni e fu premiato anche per questo. Quando ero piccolo, mi raccontava che in Somalia costruivano le case usando dei mattoni realizzati con la stessa tecnica che si adoperava nella sua Oristano. Un impasto di argilla, paglia e fango. Aveva coraggio da vendere anche nelle operazioni militari più pericolose. I colleghi lo stimavano per la sua gentilezza e per la sua operatività»

Non è la prima volta che i banditi assaltano dei mezzi sulla strada. Alle 9.15 del 7 aprile era stata assaltata la corriera della tratta Nuoro-Lanusei, da sette uomini armati e mascherati. I 30 passeggeri vengono fatti scendere e derubati di tutto ciò che hanno, accade al valico di Correboi. Ma nessuno rimane ferito.

Altri episodi seguono nei mesi successivi e si apre una sorta di stagione degli assalti, tanto che cominciano a emergere delle “personalità”, dei banditi che più di altri si mostrano temerari e diventano quasi figure leggendarie, finché non vengono arrestati. Tra loro spiccano Pasquale Tandeddu e Giovanni Battista Liandru che verrà soprannominato “Il bandito Giuliano della Sardegna”.

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