Villagrandese d’origine, ma ora a Casale Monferrato per lavoro e per distribuire la sua arte: Mauro Piroddi, 27enne, vive di pittura, di disegni, di entusiasmo.

La sua passione nasce da piccolo: «Ciò che non riuscivo a dire a parole lo trasformavo in disegni,» racconta «ero un bambino vivace ma sensibile, amavo le piccole cose. Ero un bambino rispettoso ed educato, grazie ai valori che i miei genitori mi hanno trasmesso.»

Primo anno di scuola superiore? Be’, all’Istituto Agrario, ma il villagrandese comprende – anche grazie al consiglio della cugina Ramona – che quella non è la sua strada e cambia: è al Liceo Mario Delitala di Lanusei che può crescere come persona e come artista. «Dietro le tante giornate passate sui banchi di scuola, c’erano i consigli dei miei pilastri, Rosario Agostaro e Giuni Lovicario, che da subito capirono la mia anima da artista e la custodiscono fino ad oggi» spiega. «A loro dedico ogni mia opera.»

Quattro anni fa, dopo la fine di una relazione e con una grossa sete di riscatto, si trasferisce appunto in quella che ora è la sua seconda casa: «Ho avuto il coraggio di prendere e partire. Non avevo nulla in mano, solo la voglia di crearmi un futuro. Accolto inizialmente dai miei zii, dopo una settimana dal mio arrivo io trovai subito lavoro e dopo qualche mese andai a vivere da solo.»

Qui a Casale Monferrato ha già realizzato diverse opere e altre gli sono state commissionate.

Una, “Life O’Clock”, nasce grazie a Luana, una sua amica trapiantata di fegato. «Mi propose di fare un murale riguardante appunto la donazione degli organi. In una sera sviluppai il progetto e in sole 3 settimane realizzai il murale. Alla fine del lavoro, decisi di diventare anche io donatore di organi. Pensare che un piccolo gesto può cambiare la vita di tante persone mi fa stare bene, preferisco fare piccoli gesti ma di forte importanza!»

“Albarossa” invece – come racconta – nasce in onore alla famiglia Bonzano, gruppo Bonzano Vini, che al Castello di Uviglie, icona monferrina, hanno creato la loro azienda e sono i più grandi produttori di vino pregiato del Monferrato.

«Ho voluto rendere omaggio al loro impegno, alla loro determinazione e ai loro sacrifici con questo murale lungo 9 e alto più di 4 metri che ho realizzato in 3 settimane nella Residenza Nikol.»

«Per me dipingere è come scrivere una storia» chiarisce. «Dipingendo, mi spingo a ricercare la bellezza della vita. Penso che la vita sia straordinaria: la pittura è dar vita alla bellezza. È creare emozioni perché questa è la magia: emozionare. Non basta essere talentuosi, bisogna essere ossessionati della passione che coltiviamo. E così sono io: non punto a diventare famoso, il mio intento è quello di creare lavori che diano la possibilità agli spettatori di provare emozioni forti, di sorridere e vedere la vita come la vedo io. I miei lavori sono la vita vista con i miei occhi, ed è per questo che rendo unica la mia unicità… Non voglio assomigliare a nessuno se non a me stesso, perché sono unico!»

«Quando penso alla Sardegna sorrido, dentro di me è vivo l’amore per la mia terra e per la mia gente: porto tutto sempre con me. Ovviamente, mi mancano i miei genitori e mio fratello, li vedo una volta l’anno e sempre con qualche ruga in più… però sono felice perché tengo vive le mie radici sarde pur vivendo lontano e perché ho preso in mano la mia vita per renderla un capolavoro! In città sto avendo successo con le mie opere e se prima passavo e non mi conosceva nessuno adesso passo e ho piacere finalmente di interloquire con tante persone perché mi apprezzano per la persona che sono.»

Ora, Mauro fa tre lavori, anche se in futuro vorrebbe che la pittura fosse la sua unica strada: «Lavoro a tempo indeterminato in un’azienda di infrastrutture, in uno dei bar più belli della città e dipingo fino a tarda sera.»

«Il mio progetto?» chiude. «Voglio rendere questa città una galleria d’arte a cielo aperto, e sono certo che ci riuscirò!»

Si tratta di dolci tipici ripieni originari di Alghero e ve li facciamo scoprire nella ricetta della maestra pasticcera Gavina Mulas. Il loro nome deriva dal fatto che la forma ricorda una piccola tabacchiera, una scatola di varia forma e materia, tascabile, destinata a contenere tabacco da fiuto, in uso fin dal XVII secolo.

Il dolce algherese è ripieno di crema di latte, con un involucro di semola e strutto (a volte con l’aggiunta di uova) chiamata in sardo “pasta violada”, che viene poi fritta o infornata. Ma ecco la ricetta.

Per la pasta
500 g semola rimacinata
100 g di strutto
50 gr di zucchero semolato
2 uova
acqua tiepida q.b.

Per il ripieno
1 lt di latte intero
100 gr di amido di mais
200 gr di zucchero semolato
la scorza di 1 limone.

Procedimento per la crema: preparate la crema in una casseruola, riscaldate quasi tutto il latte, lasciatene da parte una ciotola con la scorza del limone e portate a bollore. Mescolate con una frusta il restante latte con lo zucchero e l’amido di mais, quindi versatelo nel latte caldo dopo aver eliminato la scorza di limone. Portate a in cottura mescolando continuamente. Versate la crema in un contenitore a raffreddare.

Preparate la pasta: in una ciotola setacciate la farina e versatevi lo strutto e le uova. Mescolate e versate sulla spianatoia. Aggiungete man mano l’acqua che serve fino ad ottenere un composto liscio e sodo. Fatela riposare per circa mezz’ora in luogo fresco. Stendete la pasta e ricavatetene delle forme rotonde a piacimento. Riempitele de composto e richiudetele, ritagliandole con le rotelle. Bagnate la superficie con albume o acqua e spolverate con zucchero semolato. Fate cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 20 minuti fino ad avere una leggera doratura.

Ringraziamo per gli scatti e le info Storia della Cucina di Sardegna.